Le competenze Stem sono sempre più importanti per la competitività dell’Ue, ma in tutto il Vecchio continente solo il 26,6% degli studenti è iscritto a percorsi di educazione terziaria in ambito tecnico-scientifico. Inoltre, un’azienda su due riporta difficoltà nel reperire risorse Stem. La carenza di tali competenze è particolarmente acuta in alcuni ambiti strategici come l’Ict (Information and Communication Technology): gli studenti iscritti a questo sotto-insieme rappresentano solo il 19,5% del totale Stem e tra questi le donne sono solo il 20,3%. È quanto emerge dal report ‘Osservatorio Stem 2024 – Empowering the multiple transitions through Stem skills’. Lo studio, realizzato da Fondazione Deloitte e dal Public Policy Program di Deloitte, si basa su oltre 11.000 interviste a giovani e aziende realizzate in 10 Paesi Ue. ‘Come ribadito da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, le competenze Stem sono cruciali per l’innovazione delle nostre imprese e la crescita dell’Unione Europea- commenta Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia- L’Ue deve colmare il divario con Stati Uniti e Cina in settori come l’intelligenza artificiale, la robotica e le tecnologie verdi. Ridurre il gap è un risultato alla portata delle economie Ue, ma per fare questo non basterà aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo: sarà vitale puntare anche su un massiccio e continuo aggiornamento delle competenze Stem, che rappresentano un fattore chiave per costruire un’Europa più verde, digitale e inclusiva’.
DONNE MAGGIORANZA NELLE UNIVERSITÀ, MINORANZA STEM
Nonostante il ruolo centrale delle Stem, in Unione Europea solo il 26,6% degli studenti è iscritto a percorsi di istruzione terziaria in ambito tecnico-scientifico. Questo dato è rimasto pressoché invariato negli ultimi dieci anni, anche se all’interno delle sottoclassi Stem si registrano tendenze variabili. Gli indirizzi di ingegneria sono i più scelti dagli studenti Ue (53,7% nel 2022), seguiti dalle discipline in ambito Scienze naturali, matematica e statistica (26,7%). Pochi gli studenti in ambito Ict, che rappresentano circa il 19,5% del totale degli studenti Stem. In questo ambito sempre più strategico, le donne continuano a essere pochissime: tra le studentesse Stem solo il 12,4% si dedica a studi in ambito Ict. Anche in Ingegneria, le studentesse sono solo il 27%. Scienze naturali, matematica e statistica, invece, è l’unico ambito in cui si è raggiunta la parità di genere con un 50,3% di studentesse.
LA FAMIGLIA DETERMINANTE PER 5 STUDENTI STEM SU 10
Il ruolo della famiglia rimane fondamentale per tutti gli studenti, ma si rivela particolarmente significativo per chi sceglie studi tecnico-scientifici. Tra gli studenti Stem intervistati, infatti, il 51% riconosce che il ruolo dei familiari è stato decisivo nella propria scelta, e questo dato sale al 60% per i giovani lavoratori Stem. In altre parole, quanto più le famiglie sono consapevoli dell’importanza delle materie tecnico-scientifiche, tanto più aumenta la probabilità che i giovani scelgano percorsi di studio e di carriera Stem. Interrogati sulle motivazioni che li spingono a scegliere percorsi Stem, gli studenti dichiarano di essere indirizzati soprattutto da passione e interesse personale (46%), ma considerano anche le prospettive remunerative più alte (33%), la maggiore facilità di trovare lavoro (31%) e l’importanza di poter contribuire al progresso sociale (21%).
CHI RINUNCIA ALLE STEM
Oltre all’influenza dei familiari, i più giovani sono sottoposti anche a bias e stereotipi culturali che, spesso, li allontanano dai percorsi di studio Stem. Tra gli studenti non Stem, 6 su 10 hanno preso in considerazione l’idea (o la prenderebbero in futuro) di intraprendere percorsi Stem. Tra le motivazioni alla base della rinuncia resta diffusa la convinzione che le materie Stem siano troppo difficili e che solo le persone “portate” per queste materie possano studiare e lavorare in questo ambito. Tra i giovani intervistati, infatti, il 33% di chi ha deciso di non intraprendere un percorso Stem dichiara che “sono materie troppo complesse per me” e il 30% che “sono percorsi di studio per cui non sono portato”.
FLESSIBILITÀ E LAVORO: ADDIO AL “POSTO FISSO”
I giovani occupati intervistati sono consapevoli dei grandi mutamenti in atto nel mondo del lavoro: più di 7 su 10 prevedono cambiamenti lavorativi nell’arco dei prossimi tre anni, con un picco più elevato per chi già lavora in ambito Stem. Inoltre, emerge una maggiore propensione all’imprenditorialità da parte dei lavoratori Stem: il 18% di giovani lavoratori Stem prevede di lasciare l’attuale impiego per avviare un’attività in proprio, un dato che si dimezza trai professionisti non Stem. Quasi un intervistato su 5 (18%) prevede che il cambiamento avverrà anzitutto sotto forma di reskilling, cambiando cioè tipologia di attività all’interno della stessa organizzazione. Una quota poco inferiore (15%) prevede di cambiare sia attività sia datore di lavoro.