Petrella: Non serve un Ordine
La sfida è l’intervento privato

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Il mondo delle professioni è cambiato e anche l’archeologo, che solo negli ultimi ha ricevuto un riconoscimento formale dal ministero dei Beni Culturali, non sfugge a questa rivoluzione. Il dibattito sulla Il mondo delle professioni è cambiato e anche l’archeologo, che solo negli ultimi ha ricevuto un riconoscimento formale dal ministero dei Beni Culturali, non sfugge a questa rivoluzione. Il dibattito sulla professione continua però a riguardare l’istituzionalizzazione di questa figura: una pressione che non convince Daniele Petrella, presidente dell’International Research Institute forse Archarology and Ethnology, che ha sede a Napoli. “Il futuro della professione – spiega Petrella, insignito a ottobre del prestigioso Premio Rotondi “Salvatori dell’Arte nel Mondo” 2014 – è nell’intervento dei privati. Si può fare archeologia anche adattandoci alle regole del mercato. Il che non significa svendere la professione, ma soltanto capire il meccanismo liberale, che al nostro paese è parzialmente estraneo, e adattarlo al mondo del lavoro avvicinando le ricchezze di cittadini e imprese ai patrimoni storico-culturali”. In pochi anni l’istituto partenopeo si è ritrovato a gestire spedizioni di prestigio mondiale, come la prima missione italiana in Giappone alla scoperta della flotta di Kubilai Khan (nell’ambito della quale, nel 2105, partirà la settima campagna), o anche alla prossima spedizione in programma in India e alla presenza del gruppo Iriae nella rilevazione delle tracce carolinge nelle Marche, al via alcuni mesi fa. Con un effetto insperato: dopo i riflettori accesi dall’Istituto sulle ipotesi dello studioso Giovanni Carnevale, alla ricerca si sono interessate anche le università marchigiane. L’attività si completa con workshop e corsi, come quelli in archeologia forense o in navigazione nel mondo antico, e dalla partecipazione ad eventi internazionali. Uno dei più recenti, in Africa, dove l’Iriae ha rappresentato formalmente l’Italia in un consesso di esperti sui rapporti tra Cina e Africa. Ma come fa un team di archeologi a prendere contatto con finanziatori privati che sostengano le loro attività? “È proprio qui la chiave di lettura nuova – prosegue Petrella -: un istituto di ricerca non può includere solo i professionisti del settore, ma avvalersi anche di altre competenze. Nell’Iriae ci sono anche giornalisti e esperti di marketing che si occupano di fund raising. La battaglia per il ricoscimento formale degli archeologi non mi sembra al passo con i tempi. Non che non sia d’accordo con il concetto di tutela della professione, piuttosto mi sembra che si tratti di una lotta contro i mulini a vento. Mi spiego: il mondo del lavoro è cambiato, non ci sarà mai, né qui né altrove, un ritorno al passato e al supporto, quando c’è stato, del pubblico”.