Il Ftse Mib segna -0,02%, il Ftse Italia All-Share -0,12%, il Ftse Italia Mid Cap -0,65%, il Ftse Italia Star -0,41%.
Mercati azionari europei in leggero ribasso: DAX -0,1%, CAC 40 -0,3%, FTSE 100 -0,3%, IBEX 35 -0,4%. Future sugli indici americani in rialzo dello 0,3% circa.
Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -0,77%, Nasdaq Composite -1,48%, Dow Jones Industrial -0,43%.
In flessione Tokyo con il Nikkei 225 che chiude a -1,32%.
Lieve calo per le borse cinesi: a Shanghai l’indice CSI 300 termina a -0,35%, a Hong Kong l’Hang Seng a -0,45% circa.
Euro in calo contro dollaro dal massimo da inizio novembre a 1,1042 toccato ieri sera. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0970.
Avvio poco mosso per l’obbligazionario eurozona. Il rendimento del BTP decennale rispetto alla chiusura precedente è in rialzo di 1 bp all’1,56%, quello del Bund è stabile allo 0,59%. Lo spread è quindi in rialzo di 1 bp a 97.
Borse asiatiche
Per le piazze asiatiche seduta contrastata, che segnano prevalentemente nuove perdite e anche quelle che restano in territorio positivo limitano comunque i guadagni. Dopo una giornata negativa per Wall Street (l’indice peggiore è stato il Nasdaq, deprezzatosi dell’1,48%), resta la sfiducia sui mercati soprattutto a causa del declino del greggio: i corsi del petrolio hanno recuperato terreno, ma il Wti è ancora abbondantemente sotto quota 40 dollari il barile.
L’oro ha perso terreno, mentre sul fronte valutario l’euro lima in parte i guadagni di mercoledì (dopo che Ewald Nowotny ha smorzato le aspettative di ulteriori interventi da parte della Banca centrale europea), mentre il dollaro australiano rimbalza di quasi un punto percentuale nei confronti di quello Usa su dati a sorpresa positivi per l’occupazione in novembre. Il risultato è stato una perdita intorno allo 0,30% per l’indice Msci Asia-Paci fic Giappone escluso, mentre avvicinandosi alla chiusura anche dei mercati cinesi l’unica piazza a segnare un progresso è quella di Seoul.
Il Kospi ha infatti guadagnato lo 0,20% dopo che la Bank of Korea ha lasciato invariati i tassi d’interesse ai minimi dell’1,50% per il sesto mese consecutivo, sottolineando che anche se come atteso da tempo la Fed tornasse effettivamente a una politica di rialzo dei tassi le vaste riserve estere e il surplus delle partite correnti difenderanno l’economia sudcoreana da eventuali choc nell’immediato.
Terza seduta consecutiva in netto declino per Tokyo, con il Nikkei 225 che perde l’1,32% scivolando ai minimi delle ultime cinque settimane. Sul fronte macroeconomico significativo è il pessimismo in crescita nell’industria nipponica. Nel quarto trimestre, infatti, il Business Survey Index (Bsi, sondaggio del ministero delle Finanze giapponese che misura la fiducia delle grandi imprese) relativo all’intero settore industriale ha segnato una lettura positiva di 4,6 punti contro i 9,6 del terzo trimestre. Per il solo manifatturiero il calo è stato da 11 a 3,8 punti (la lettura del secondo trimestre era stata di -6,0 punti) e contro i 12,1 punti del consensus.
La seduta è negativa anche per Sydney, con l’S&P/ASX 200 che perde lo 0,84% appesantito soprattutto dai titoli finanziari e della grande distribuzione (i colossi minerari Bhp Billiton e Rio Tinto guadagnano infatti intorno al 2%).
Per i mercati cinesi la seduta è stata in altalena, con Shanghai che per gran parte della giornata è stata l’unica piazza in positivo della regione (insieme a Jakarta e appunto Seoul), ma si è poi allineata alle perdite avvicinandosi alla chiusura. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 viaggiano intorno a un declino dello 0,50% mentre è più vicino alla parità, pur restando in flessione, lo Shenzhen Composite.
A Hong Kong, l’Hang Seng perde circa lo 0,40% (peggio fa l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, in declino di quasi l’1%).
Borsa Usa
Dopo un avvio positivo, ieri a New York i principali indici hanno invertito la rotta e chiuso la seduta in ribasso. Il Dow Jones ha perso lo 0,43%, l’S&P 500 lo 0,77% e il Nasdaq Composite l’1,48%. Anche petrolio e materie prime dopo un rimbalzo iniziale hanno annullato i guadagni.
Sui listini Usa pesano le incertezze legate alla crescita economica mondiale e l’attesa per il possibile rialzo dei tassi da parte della Fed (la Banca centrale deciderà la prossima settimana).
A ottobre le scorte all’ingrosso hanno fatto segnare un decremento dello 0,1% m/m, a fronte di attese fissate su un incremento dello 0,1%. Nel mese di settembre le scorte erano aumentate dello 0,2% su base mensile.
Sul fronte societario DuPont +11,85%. Secondo indiscrezioni del Wall Street Journal e del Financial Times, il colosso della chimica potrebbe fondersi con la rivale Dow Chemical (+11,96%). Costco -5,42%. La catena di grandi magazzini ha chiuso il primo trimestre con ricavi e utili inferiori alle attese. Il giro d’affari è cresciuto a 26,63 miliardi da 26,28 miliardi di un anno prima mentre i profitti sono calati a 1,09 dollari per azione da 1,12 dollari. Gli analisti avevano previsto ricavi per 27,65 miliardi e un Eps di 1,17 dollari.
Yahoo! -1,29%. Il gruppo web ha annunciato di aver sospeso lo spin-off della partecipazione nel colosso cinese del commercio elettronico Alibaba precisando che valuterà operazioni alternative. Freeport-McMoRan +3,86%. Il gruppo minerario ha sospeso il dividendo e annunciato un taglio agli investimenti.
Lululemon Athletica -13,12%. I ricavi del produttore di abbigliamento per lo yoga sono cresciuti nel terzo trimestre meno del previsto a 479,7 milioni di dollari da 419,4 milioni di un anno prima. Gli analisti avevano previsto un giro d’affari di 482,3 milioni. La società ha abbassato la parte alta della guidance sulle vendite per l’intero esercizio. Hertz +3,94%. L’investitore attivista Carl Icahn ha incrementato la partecipazione nella società di noleggio di auto al 14,34% dal 10,77% precedente. Smith & Wesson +1,17%. Il produttore di armi da fuoco ha pubblicato una trimestrale superiore alle attese e fornito un outlook convincente. Nel secondo trimestre l’utile per azione adjusted si è attestato a 0,25 dollari su ricavi per 143,2 milioni. Gli analisti avevano previsto un Eps di 0,20 dollari su ricavi per 138,8 milioni. Per il trimestre in corso l’Eps adjusted è atteso tra 0,27 e 0,29 dollari (consensus 0,24 dollari) su ricavi per 150-155 milioni (consensus 146 milioni).
Europa
Avvio incerto per le Borse europee. Nelle prime battute della seduta i listini hanno accusato perdite attorno al mezzo punto percentuale per poi tornare sulla parità. In questo momento il Dax30 di Francoforte cede lo 0,05%, il Ftse100 di Londra lo 0,07% mentre il Cac40 di Parigi guadagna lo 0,04%. Sui mercati prevale un forte nervosismo legato ai prezzi di materie prime e petrolio, ai timori sulla crescita economica mondiale e al possibile aumento del costo del denaro da parte della Fed la prossima settimana. In Francia a novembre l’indice dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,2% su base mensile a fronte di un incremento dello 0,1% rilevato ad ottobre ed è rimasto stabile su base annuale. L’indice armonizzato è salito dello 0,1% su base annua. Sempre in Francia l’Indice dei Salari non agricoli, che misura la variazione del numero di posti di lavoro nel corso in tutte le attività non agricole, è rimasta stabile nel terzo trimestre 2015, risultando inferiore alle attese e alla rilevazione precedente, entrambe fissate su un indice dello 0,1%.
Italia
Per Piazza Affari seduta altalenante, ieri, e tuttavia chiusa in lieve calo, dopo che nel pomeriggio aveva ripreso vigore con la risalita delle quotazioni del petrolio.
L’indice Ftse Mib ha chiuso con un calo dello 0,17% a quota 21.500 punti. In sostanza, lo stop della discesa dei prezzi petroliferi ha fatto bene ai titoli del settore energetico, tra i più penalizzati nelle ultime sedute. In particolare Saipem è salita dell’1,76%, mentre Eni ha chiuso con un guadagno dello 0,72% a 13,99 euro.
Il tentativo di risalita del petrolio è stato accompagnato dal calo a sorpresa delle scorte di petrolio negli Stati Uniti. La settimana conclusasi al 4 dicembre ha evidenziato un calo di 3,57 milioni di barili, mentre le attese del mercato erano per un nuovi rialzo, seppur contenuto.
Tra i bancari segno meno per Popolare Milano (-2,38%), Bper (-0,86%) e Mps (-1,10% ). Nuova seduta da dimenticare per Mediaset, peggiore all’interno del Ftse Mib con una flessione del 3% circa a quota 3,83 euro. Già nelle prime due sedute dell’ottava il titolo del gruppo media controllato dalla famiglia Berlusconi aveva evidenziato una marcata debolezza cedendo lunedì quasi il 2% e ieri il 2,66%. Il mercato continua a guardare alle prospettive per la pay tv con l’obiettivo dichiarato di 200 mila abbonati in più per Mediaset Premium nella seconda metà dell’anno che appare a rischio. Inoltre nel medio termine potrebbe acuirsi la concorrenza nel settore in Italia con Vodafone che sarebbe pronta a lanciare entro la metà del prossimo anno la sua Tv in Gran Bretagna e in Italia.
I dati macro attesi oggi
Giovedì 10 dicembre 2015
CH 09:15 Consumer Price Index
US 14:30 Employment Situation
US 14:30 International Trade
CA 14:30 Labour Force Survey
CA 14:30 Merchandise Trade
CA 16:00 Ivey Purchasing Managers’ Index