Piazza Affari gira in negativo, bene le banche, malissimo Luxottica

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Attesa per la nuova settimana dei mercati europei dopo un mese di gennaio piuttosto pesante. In Italia occhio sulle banche con le voci di riassetto e dopo le rassicurazioni di Visco sulla solidità del sistema.

Le Borse europee, dopo in avvio in positivo, a metà mattinata ritracciano sulle incertezze dell’economia mondiale con la produzione industriale della Cina ai minimi dal 2012. Debole l’indice paneuropeo: lo stoxx 600 si muove sulla parità mentre Londra perde lo 0,36%, Parigi lo 0,38% e Francoforte lo 0,31%. Sotto pressione in particolare i tecnologici.

Passa in negativo anche Piazza Affari con il Ftse Mib che cede lo 0,93%. Sul listino milanese pesano le vendite su su Luxottica (-8,51%) dopo l’ennesimo ribaltone alla guida del gruppo. In frenata poi Telecom (-2,25%), Poste (-2,05%), Saipem (-2,45%) mentre è in corso l’aumento con i diritti che cedono il 16,9%. Generali perde l’1,02% in attesa della convocazione del Cda e della scelta di un nuovo a.d dopo il passaggio di Greco a Zurich. Resta sostenuto il Banco Popolare: in luce (+4,52%) sul risiko con Bpm (+1,13%). Mentre limano i rialzi Mps (+1,06%), Ubi (+1,81%) e Unicredit (+1,35%). Lo spread sfiora i 109 punti.

Petrolio: arresta recupero, in calo a 32,9 dollari al barile  – I dati negativi sull’industria cinese e una produzione Opec ancora in rialzo arrestano la ripresa del prezzo del petrolio vista la scorsa settimana che ha segnato un +4,4%. Il greggio Wti scende di 72 centesimi a 32,9 dollari al barile. Il Brent perde il 2,1% a 35,24 dollari.

Euro in rialzo a 1,085 sul dollaro  – Sale l’Euro in avvio di settimana sui mercati. La moneta unica viene scambiata a 1,085 rispetto al dollaro con un aumento dello 0,2%. Resta debole lo yen che venerdì era sceso di oltre il 2% dopo la mossa a sorpresa della Banca del Giappone (Boj) di passare a tassi negativi. La divisa nipponica perde lo 0,1% a 121,2 sul dollaro e lo 0,27% a 131,5 sull’euro.

Asia in positivo con Tokyo, male cinesi  – L’adozione tassi di interesse negativi in Giappone continua a trainare Tokyo (+1,98%) e buona parte delle Borse di Asia e Pacifico. Male invece le cinesi con Shanghai che lascia sul terreno l’1,78%. Hong Kong cede, invece, lo 0,79% e Shenzhen l’1,04 per cento. Ad incidere sui listini l’indice della produzione industriale scesa a gennaio al livello piu’ basso dal 2012. “Con la crescita globale prevista più bassa e l’inflazione, la Banca del Giappone ha fatto un balzo in avanti, e l’Europa sta considerando una mossa simile”, spiega a Bloomberg Shoji Hirakawa, chief equity strategist di Okasan Securities. “Gli investitori come i fondi pensione dovrebbero lentamente spostare i loro beni dalle obbligazioni alle azioni”. Tra i dati macro attesi l’indice Pmi manifatturiero in Francia, Germania, Regno Unito e a livello continentale.

Cina: indice produzione industriale ai minimi da 2012 – La produzione industriale in Cina e’ scesa in gennaio al livello piu’ basso dal 2012 a questa parte. Lo dice una stima ufficiale diffusa da responsabili degli acquisti delle aziende, che fissa la caduta dell’indice a 49,4 dal 49,7 di dicembre, in una scala di 100 punti nella quale le cifre sotto 50 significano una contrazione. E’ l’ennesimo segnale di debolezza per la seconda economia mondiale, che pochi giorni fa aveva fatto gia’ segnare la sua crescita annuale piu’ lenta degli ultimi 25 anni.

La mossa a sorpresa della banca del Giappone, tassi negativi a -0,1% – Venerdì scorso la Bank of Japan (Boj) ha deciso di applicare interessi negativi ai conti correnti posseduti dalle istituzioni finanziarie presso la banca centrale allo scopo di centrare il target di inflazione del 2% “nel più breve tempo possibile”, malgrado i prezzi del petrolio restino ai minimi. La Boj, il cui board ha approvato l’inattesa mossa con appena cinque voti a favore contro quattro, ha detto in una nota che applicherà “interessi negativi dello 0,1%” e che farà altri interventi al ribasso “se lo giudicherà necessario”.

Attesa per la nuova settimana dei mercati europei dopo un mese di gennaio piuttosto pesante. In Italia occhio sulle banche con le voci di riassetto e dopo le rassicurazioni di Visco sulla solidità del sistema.

Le Borse europee, dopo in avvio in positivo, a metà mattinata ritracciano sulle incertezze dell’economia mondiale con la produzione industriale della Cina ai minimi dal 2012. Debole l’indice paneuropeo: lo stoxx 600 si muove sulla parità mentre Londra perde lo 0,36%, Parigi lo 0,38% e Francoforte lo 0,31%. Sotto pressione in particolare i tecnologici.

Passa in negativo anche Piazza Affari con il Ftse Mib che cede lo 0,93%. Sul listino milanese pesano le vendite su su Luxottica (-8,51%) dopo l’ennesimo ribaltone alla guida del gruppo. In frenata poi Telecom (-2,25%), Poste (-2,05%), Saipem (-2,45%) mentre è in corso l’aumento con i diritti che cedono il 16,9%. Generali perde l’1,02% in attesa della convocazione del Cda e della scelta di un nuovo a.d dopo il passaggio di Greco a Zurich. Resta sostenuto il Banco Popolare: in luce (+4,52%) sul risiko con Bpm (+1,13%). Mentre limano i rialzi Mps (+1,06%), Ubi (+1,81%) e Unicredit (+1,35%). Lo spread sfiora i 109 punti.

Petrolio: arresta recupero, in calo a 32,9 dollari al barile  – I dati negativi sull’industria cinese e una produzione Opec ancora in rialzo arrestano la ripresa del prezzo del petrolio vista la scorsa settimana che ha segnato un +4,4%. Il greggio Wti scende di 72 centesimi a 32,9 dollari al barile. Il Brent perde il 2,1% a 35,24 dollari.

Euro in rialzo a 1,085 sul dollaro  – Sale l’Euro in avvio di settimana sui mercati. La moneta unica viene scambiata a 1,085 rispetto al dollaro con un aumento dello 0,2%. Resta debole lo yen che venerdì era sceso di oltre il 2% dopo la mossa a sorpresa della Banca del Giappone (Boj) di passare a tassi negativi. La divisa nipponica perde lo 0,1% a 121,2 sul dollaro e lo 0,27% a 131,5 sull’euro.

Asia in positivo con Tokyo, male cinesi  – L’adozione tassi di interesse negativi in Giappone continua a trainare Tokyo (+1,98%) e buona parte delle Borse di Asia e Pacifico. Male invece le cinesi con Shanghai che lascia sul terreno l’1,78%. Hong Kong cede, invece, lo 0,79% e Shenzhen l’1,04 per cento. Ad incidere sui listini l’indice della produzione industriale scesa a gennaio al livello piu’ basso dal 2012. “Con la crescita globale prevista più bassa e l’inflazione, la Banca del Giappone ha fatto un balzo in avanti, e l’Europa sta considerando una mossa simile”, spiega a Bloomberg Shoji Hirakawa, chief equity strategist di Okasan Securities. “Gli investitori come i fondi pensione dovrebbero lentamente spostare i loro beni dalle obbligazioni alle azioni”. Tra i dati macro attesi l’indice Pmi manifatturiero in Francia, Germania, Regno Unito e a livello continentale.

Cina: indice produzione industriale ai minimi da 2012 – La produzione industriale in Cina e’ scesa in gennaio al livello piu’ basso dal 2012 a questa parte. Lo dice una stima ufficiale diffusa da responsabili degli acquisti delle aziende, che fissa la caduta dell’indice a 49,4 dal 49,7 di dicembre, in una scala di 100 punti nella quale le cifre sotto 50 significano una contrazione. E’ l’ennesimo segnale di debolezza per la seconda economia mondiale, che pochi giorni fa aveva fatto gia’ segnare la sua crescita annuale piu’ lenta degli ultimi 25 anni.

La mossa a sorpresa della banca del Giappone, tassi negativi a -0,1% – Venerdì scorso la Bank of Japan (Boj) ha deciso di applicare interessi negativi ai conti correnti posseduti dalle istituzioni finanziarie presso la banca centrale allo scopo di centrare il target di inflazione del 2% “nel più breve tempo possibile”, malgrado i prezzi del petrolio restino ai minimi. La Boj, il cui board ha approvato l’inattesa mossa con appena cinque voti a favore contro quattro, ha detto in una nota che applicherà “interessi negativi dello 0,1%” e che farà altri interventi al ribasso “se lo giudicherà necessario”.