Piazza Affari tenta una rimonta

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Il punto. Avvio in deciso recupero i maggiori indici azionari italiani ed europei dopo la difficile seduta di ieri: Ftse Mib guadagna il 3,23% e il Ftse Italia All Share il 3,19% mentre il Ftse Italia All Star segna un rialzo del 2,73 per cento. 

Bene anche gli altri maggiori listini del Vecchio Continente con il Dax tedesco che segna un rialzo del 2,07% e il Cac 40 francese che guadagna il 2,67 per cento. Il Ftse 100 britannico segna un +1,89% mentre l’Ibex 35 spagnolo recupera il 2,56%. 
Tenta un recupero anche la moneta unica con il rapporto euro/dollaro che si riporta a 1,1078 con un +0,46 per cento. Per la prima volta dopo il Brexit la sterlina tenta un riapprezzamento e guadagna lo 0,35% sull’euro, l’1,24% sullo yen e lo 0,91% sul dollaro.
Rendimenti in calo per il debito sovrano dell’Eurozona: quello del BTP decennale italiano segna un calo di 6 punti base all’1,46% mentre lo yield del Bund tedesco resta invariato a -0,10 per cento. Di conseguenza lo spread BTP/Bund flette a 155 punti base. In calo anche il rendimento dell’Oat francese (-3 pb allo 0,28%) e del Bono iberico (-3 pb all’1,42%). Ieri i leader di Francia, Italia e Germania hanno ribadito il proprio supporto all’Unione Europea in vista del consiglio Ue di oggi e domani sul tema della Brexit.
A guidare i rialzi di Piazza Affari sono le banche con il Ftse Italia Banche che recupera il 5,12 per cento. Dopo le forti vendite di ieri e venerdì scorso, si tratta di un recupero solo parziale, ma va anche detto che in Europa viene anche discussa la possibilità di interventi straordinari a sostegno delle banche Ue concessi dalla situazione straordinaria attuale. Al riguardo l’Italia starebbe già confrontandosi con Francia e Germania. Finora comunque sia il sistema bancario italiano che la Bce hanno ribadito la solidità del mondo del credito dopo i rafforzamenti di capitale degli ultimi anni. Sarà comunque presente anche Mario Draghi (Bce) al consiglio europeo di oggi. Intesa guadagna il 4,9% e Bper il 5,115 per cento.

Standard & Poor’s ha declassato il rating del credito britannico da AAA ad AA, con outlook negativo. La decisione non ha sorpreso mercati, dato che, venerdì scorso, già Moody’s aveva rivisto negativamente le prospettive sul credito del Regno Unito. Di solito, un rating più basso – spiegano gli analisti – implica costi di finanziamento più elevati. Paradossalmente, invece, i rendimenti dei titoli del Regno Unito sono scesi marcatamente dopo il voto sulla Brexit.

Infatti, i rendimenti dei titoli a due anni sono calati allo 0,15%, una flessione di 37 punti base, quelli dei decennali sono in calo di 44 punti base, allo 0,935%. La cosa si spiega col fatto che gli investitori non vogliono tenere asset rischiosi in fasi di mercato turbolente e preferiscono acquistare bond e, poiché il prezzo dei bond è legato inversamente al tasso d’interesse, i tassi sono in calo. In ogni caso, il declassamento del rating del Regno Unito non ha avuto conseguenze sulla coppia GBP/USD, perché la mossa era già prevista. Del resto, il giudizio AA rimane un ottimo livello di investimento nella situazione complessiva. Dopo aver toccato il minimo da 31 anni lunedì, durante la seduta asiatica la sterlina si è ripresa leggermente, tornando a 1,3380, in rialzo dello 0,48%.

Ieri, negli USA, i PMI di Markit hanno fornito un quadro contrastato dell’economia USA. L’indice sui servizi di giugno ha deluso le previsioni, attestandosi a 51,3 punti rispetto ai 52 previsti, rimanendo comunque stabile rispetto al dato precedente, il PMI composito è salito invece a 51,2 punti dai 50,9 di maggio. L’indice sull’attività manifatturiera della Fed di Dallas si è attestato a -18,3 punti a giugno, in rialzo rispetto ai -20,8 di maggio, ma mancando la previsione pari a -15. Nel complesso, l’ultima serie di dati economici suggerisce che la maggiore economia mondiale sta facendo fatica a ingranare.

Stanotte le valute legate alle materie prime si sono riprese con forza: NZD, AUD e NOK si sono apprezzate rispettivamente dell’1,03%, dello 0,93% e dello 0,62% contro l’USD. Il recupero dei prezzi del greggio ha contribuito a dare una spinta al complesso delle divise legate alle materie prime. I future sul greggio West Texas Intermediate sono saliti dell’1,47%, quelli sul Brent dell’1,25%. Anche il gas naturale si è apprezzato dello 0,81%, il rame ha guadagnato più del 2%.

 

Borse asiatiche
Un’altra seduta contrastata per i mercati dell’Asia, che complessivamente sono però in positivo in scia al recupero di Tokyo che aveva aperto in flessione di oltre il 2% ma avvicinandosi alla chiusura è tornata in territorio positivo. L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, è in moderato progresso ma in generale i volumi nella regione restano bassi. Sul fronte valutario la sterlina guadagna circa lo 0,50% nel primo progresso segnato dopo il risultato choc al referendum per la permanenza della Gran Bretagna nella Ue di giovedì scorso. Il Bloomberg Dollar Spot Index, che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre principali valute, è in declino dello 0,40% dopo il balzo di quasi il 3% tra venerdì e lunedì. Lo yen è sostanzialmente invariato, ma la valuta nipponica, considerata un bene-rifugio, si era apprezzata di oltre il 4% nelle precedenti due sedute. In recupero le principali materie prime: il petrolio guadagna circa l’1,60% mentre rame e nichel si apprezzano dell’1,2% a Londra. L’oro, bene-rifugio per antonomasia, è invece in declino dello 0,70% dopo avere registrato il rally più deciso dal gennaio 2009 (oltre il 5% il guadagno nelle ultime due sedute).
Alla fine il Nikkei 225 ha limitato allo 0,09% il suo progresso (e addirittura l’indice più ampio Topix si è deprezzato dello 0,09%). Decisamente migliore la performance di Seoul: il Kospi ha infatti guadagnato lo 0,49% dopo che il governo ha anticipato un pacchetto di stimolo da 20.000 miliardi di won (15,4 miliardi di euro), ma ha anche rivisto dal 3,1% al 2,8% la stima di crescita del Pil quest’anno.
Come Tokyo, anche Shanghai si muove intorno alla parità. In vista della chiusura Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 sono in declino ma solo marginale. In positivo invece di circa lo 0,70% è lo Shenzhen Composite. Decisa, invece, la flessione di Hong Kong: l’Hang Seng perde circa lo 0,80% (peggiore la performance dell’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, in declino intorno all’1%). 
A Sydney l’S&P/ASX 200 segna una flessione dello 0,66% in una seduta contrastata per i titoli finanziari e con le perdite più nette segnate invece dai titoli petroliferi.

 

Borsa Usa
La Borsa di New York ha chiuso la prima seduta della settimana in forte calo a causa dell’effetto Brexit. Il Dow Jones ha perso l’1,5%, l’S&P 500 l’1,81% e il Nasdaq Composite il 2,41%. L’S&P 500 dopo l’esito del referendum in Gran Bretagna ha perso complessivamente in due sedute oltre il 5%.
In calo le quotazioni del petrolio (Wti -2,75% a 46,33 dollari al barile) mentre la sterlina è scesa per la prima volta in 31 anni sotto 1,32 dollari.

 

Piazza Affari

Dopo il “venerdì nero della Brexit” i mercati hanno vissuto, lunedì, alla riapertura, una seduta di passione. A Milano sono stati soprattutto i titoli bancari a subire perdite pesanti. Il Ftse Mib ha chiuso a -12% a 15.807,24 punti, in compagnia dell’Ibex a 7.852,1 punti crollato del 11,63 per cento. Sul listino milanese le vendite si sono concentrate, in particolare, sugli istituti a rilevanza sistemica come UniCredit -22,76% a 2,10 euro e Intesa SanPaolo -22,49% a 1,75 euro. Male anche le popolari con Bper che ha lasciato sul parterre il 23,31% del suo valore e Bpm che segna il -22,78% in chiusura.

I dati macro attesi oggi
Martedì 28 giugno 2016
08:00 EUR Indice dei prezzi all’Importazione tedesco (Mag);
08:45 EUR Indice della fiducia dei consumatori francesi (Giu);
09:00 EUR Vendite al dettaglio in Spagna (Annuale) (Mag);
10:00 EUR Livello di fiducia delle aziende italiane (Giu);
10:00 EUR Indice della fiducia dei consumatori italiani (Giu);
11:10 EUR Asta di BOT italiani con scadenza a 6 mesi;
14:30 USD PIL (Trimestrale) (1° trim.);
14:30 USD Indice dei prezzi PIL (Trimestrale) (1° trim.);
14:30 USD Indice dei prezzi per spese personali (1° trim.);
14:30 USD Spesa per consumi reali (1° trim.);
16:00 USD Indice manifatturiero della FED di Richmond (Giu);
17:30 USD Asta Buoni del Tesoro, con scadenza a 4 settimane.