Picasso a Capodimonte prova d’interpretazione inconsapevole

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Un viaggio di lavoro per un gruppo di artisti. Metti un coreografo, un impresario, un poeta ed un pittore. Potrebbe essere l’inizio di una vecchia barzelletta se i personaggi non fossero Massine, Diaghilev, Cocteau e Picasso. “Quisquilie e pinzillacchere” direbbe il grande artista napoletano, e si sa, nelle barzellette il napoletano non può mancare mai. Non racconteremo pero’ una storiella ed il grande Totò, con la “gita” napoletana di questo gruppo d’artisti non ha nulla a che vedere. Il viaggio a Napoli segnò per Picasso l’inizio di una nuova stagione non solo artistica. L’incontro con la futura moglie, la contaminazione col mondo napoletano, ed i suoi personaggi, un nuovo modo di esprimere la propria sensibilità artistica. Tutto questo è ora in mostra a Capodimonte e a Pompei e ruota intorno a Parade, la più grande, per dimensioni, pittura dell’artista. L’impatto con la città e la sua cultura trovano una rappresentazione in questa tela, compresi i personaggi che parteciparono all’avventura napoletana. Igor Stravinskij (il moro), Diaghilev (il marinaio), Massine (Arlecchino), la ballerina Olga Khokhlova sua futura moglie. Picasso stesso, che si rappresentò come una scimmia. La tela è esposta ad un pubblico composito tanto di studiosi e competenti quanto di curiosi e turisti d’ogni età. Ottimo. Forse. La vista di quest’opera di grandi dimensioni è offerta al pubblico di Capodimonte insieme a bozzetti, disegni ed altre opere collegate per una descrizione ed un racconto che un visitatore culturalmente strutturato non fatica a cogliere Mettiamoci però nelle vesti di chi conosce Picasso solo perché autore delle facce smembrate, dei corpi scomposti, delle immagini strane: possiamo affermare con sicurezza che il “turistaquasipercaso” riesca facilmente a riconoscere nei personaggi rappresentati i compagni di quel viaggio memorabile di Picasso nell’anima di Napoli? Come possiamo comprendere, noi turisti senza stellette, la virata del cubismo di Picasso verso la fase neoclassica? La presentazione della mostra è stata un trionfo d’equilibrio tra la rappresentazione teatrale “live”, per dirla con un termine moderno, e quella immobile dipinta sulla tela. Due ballerine in tutu’, due Pulcinella, un giocoliere. Gli accenni di passi di danza, e le armoniche movenze della maschera napoletana hanno trascinato il visitatore VIP nel mondo rappresentato sulla tela. Gli invitati hanno potuto emozionarsi per essere diventati anch’essi parte dell’opera del genio spagnolo, mentre il sipario si riproponeva nella sua vera funzione. Bene, benissimo, bravi bravissimi: un vero esempio d’interpretazione. Purtroppo, ed è davvero desolante dover dire purtroppo, l’exploit interpretativo sembra essere stato riservato solo agli invitati all’inaugurazione. C’è quasi da pensare che quella che si potrebbe leggere come una scelta interpretativa sia stata pensata invece come una momentanea soluzione da offrire agli invitati di una festa. Il pubblico ordinario ammutolisce davanti alla enorme tela e quasi rimane schiacciato dalla scena di Parade. Poco contano i suoi argomenti affrontati analiticamente, lo sfondo del Vesuvio inconfondibilmente napoletano, gli strumenti musicali ed i costumi che lo legano a Depero: la narrazione è affidata solo alle didascalie e alla narrazione di qualche pur competente guida. Ciò che impressiona è la dimensione, forse il tono un po’ circense di quanto rappresentato. Può bastare a creare emozione? Può servire a innescare la meravigliosa dipendenza del visitatore da un opera esposta e dal suo autore? Difficile. Il valore, invece, dell’unione tra quanto dipinto sul sipario, e i personaggi un po’ circensi, un po’ metropolitani che escono dalla tela e coinvolgono il visitatore in un movimento reale di ballerine e di un Pulcinella che sostituisce il Vesuvio , può avere su turista un impatto straordinario che potrà guidarlo all’approfondimento del legame di Picasso con Depero e con Napoli . Un esperienza che regalerà l’emozione irripetibile di aver fatto parte, se pure per qualche minuto , di un opera d’arte. Le intuizioni ci sono, la domanda è: perché riservarle al solo pubblico delle grandi occasioni?. Purtroppo c’è anche la risposta: perché si tratta di intuizioni non supportate dalla conoscenza scientifica dell’interpretazione e dei suoi effetti.