Domenica 12 novembre alle ore 19.00, il Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini (Chiesa di Santa Caterina da Siena, via S. Caterina da Siena 38, Napoli) presenta, nell’ambito della stagione 2017/2018, il concerto, per la prima volta a Napoli, dei Fiati di Parma (Antonio Amenduni e Bartolo Piccolo, flauti; Davide Bertozzi e Maria Chiara Braccalenti, oboi; Francesco Zarba e Francesco Scozzaro, clarinetti; Marco Panella e Andrea Caretta, corni; Paolo Rosetti e Antonello Capone, fagotti; Sergio Lazzeri, fagotto e controfagotto), diretti dal maestro Claudio Paradiso. In programma la Sinfonia per fiati di Gaetano Doninzetti, la Sinfonia per fiati del compositore pistoiese Teodulo Mabellini, allievo di Mercadante ricordato a duecento anni dalla nascita, e la Sinfonietta op.188 di Joachim Raff.
Pietà de’ Turchini, Claudio Paradiso dirige i Fiati di Parma nel bicentenario di Mabellini
“Gli ultimi decenni di ricerche e studi musicologici sono finalmente riusciti a incrinare la veridicità di un nostro Ottocento musicale dedito esclusivamente al teatro in musica, all’opera lirica” spiega il maestro Claudio Paradiso, direttore dell’ensemble dei Fiati di Parma.
Il complesso I Fiati di Parma è stato fondato nel 1990 su iniziativa di Claudio Paradiso ed è l’unica formazione da camera stabile di strumenti a fiato in Italia. In oltre vent’anni di attività ha accolto alcuni fra i migliori strumentisti del nostro paese, prime parti nelle più importanti orchestre sinfoniche e da camera italiane e internazionali, quali ad esempio l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, quella del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestre de Paris e i Wiener Symphoniker. Il nome di Parma, la città che ha tenuto a battesimo il lavoro di questo ensemble, sottolinea il legame con la grande tradizione ottocentesca, lirica e sinfonica. I Fiati di Parma si sono tuttavia misurati anche con le temperie musicali precedenti al XIX secolo, risalendo fino al Barocco e, nel contempo, avvicinandosi invece al mondo contemporaneo con lavori appositamente commissionati. I Fiati di Parma hanno suonato nelle più prestigiose sale concertistiche italiane e europee, partecipando a festival e a stagioni musicali di primo piano. Il lavoro sulla musica dell’Ottocento italiano ha portato alla scoperta e all’esecuzione di brani come l’Adagio per violino e fiati di Antonio Scontrino (1850-1922), la Sinfonia per fiati di Teodulo Mabellini (1817-1897) e la Sinfonia del suo allievo Domenico Nocentini (1848-1924). Inoltre il gruppo ha eseguito per la prima volta in Italia la Partita “Pour la chasse” di František Antonin Rösler (1746-1792) e la Serenadensatz di Max Reger (1873-1916), e ha proposto l’opera integrale per fiati di Richard Strauss presso lo Strauss Institut di Garmisch-Partenkirchen.
“Il nostro programma per il concerto al Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini – continua il Maestro – intende richiamare l’attenzione sul valore della composizione sinfonica, che durante il XIX si concretizzò sia nella forma di overture, e vale a dire di prologo strumentale che introduce un’opera lirica anticipandone i temi salienti, sia in quella di composizione da concerto in più movimenti eseguita da un’orchestra. Il nostro repertorio per domenica 12 novembre si dedica esclusivamente alla sinfonia da concerto, autonoma. Partiamo infatti da un Donizetti ventenne cimentatosi, durante gli anni di studio bolognesi, in una ouverture scritta per Harmonia, e vale a dire l’organico di soli strumenti a fiato, la cui origine risale al secondo Settecento, con una storia e un repertorio propri. Procediamo poi con una Sinfonia per fiati del compositore pistoiese Teodulo Mabellini, il più famoso allievo di Mercadante, ancor oggi pressoché ignorato in patria nonostante cada, in questo 2017, il duecentesimo anniversario della nascita. La sua Sinfonia, quadripartita, concepita per ottetto classico con l’aggiunta di un flauto e di un controfagotto e dedicata «Ai Conservatori Musicali d’Italia”, in segno di contributo didattico ma soprattutto di condivisione unitaria, allo stato attuale delle ricerche è sicuramente il capolavoro italiano del genere in tutto il secolo XIX. Infine suoniamo la Sinfonietta op. 188 che firmò, nel 1873, il compositore svizzero-tedesco Joseph Joachim Raff, “figlio adottivo” di Franz Liszt e inventore del neologismo “sinfonietta”, che tanta diffusione conoscerà poi nella nomenclatura musicale“.