Pina Della Rossa: tre domande sull’arte

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in foto Pina Della Rossa, Scavo, Stampa Fineart su Hahnemuhle Photo Rag Baryta, 2012, courtesy Area24Space Gallery

L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte, in Italia e all’estero, avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Azzurra Immediato

Pina Della Rossa, poliedrica artista partenopea, porta avanti la propria ricerca sulla scena nazionale ed estera dagli anni Ottanta, attraverso una complessa multidisciplinarietà che fa riferimento a media differenti, spaziando tra la pittura, la fotografia, il video e l’installazione. A proporsi quale fil rouge della poetica dell’artista è, indubbiamente, la precisa volontà di indagare alcuni elementi chiave del valore antropologico dell’arte, in maniera forte e talvolta ‘scomoda’. Se il legame tra Corpo e Identità è certamente quello prevalente nell’indagine concettuale di Pina Della Rossa, in tale alveo si interseca anche la relazione – spesso conflittuale – tra Memoria e Materia. In un simile crogiuolo, fucina filosofica sempre in fieri, l’artista napoletana ha lasciato entrare l’attivismo sociale, attraverso una serie di progetti, mostre e pubblicazioni focalizzati su temi quali tensioni urbane, collettive e lotta alla violenza. Proprio a quest’ultima tematica è dedicato uno dei progetti in corso, ‘Segni Permanenti/Volti’ nel quale ha coinvolto molti ‘addetti ai lavori’ dell’universo artistico al fine di creare un’opera e non solo di matrice trasversale e collettiva. Il Denaro ha incontrato Pina Della Rossa per rivolgerle le 3 domande sull’arte…

Cos’è per te l’arte, Pina?
L’arte è catarsi, purificazione, espressione autobiografica, veicolazione sociale. È un divenire dialettico in cui, attraverso una ricerca personale fatta di tecnica e sperimentazione, si crea un agire connettivo. L’arte è quindi creatrice di stile e rapporti sociali ed assume anche la funzione di orientamento e re-indirizzamento, con la capacità di ‘tendere verso’ tra il singolo e la collettività, in una originaria autenticità.

La tua ricerca artistica si concentra sulla volontà di veicolare messaggi spesso attinenti alla dimensione sociale, in una riflessione che, grazie all’Arte abbraccia le fasce più deboli della società, portandone alla luce criticità e problematiche spesso nascoste. Qual è l’approccio con cui ti avvicini a tali realtà? SEGNI PERMANENTI, ad esempio, un tuo importante progetto nato nel 2018 ed ancora in itinere, è la dimostrazione di come tu sia riuscita a fondere sperimentazione grammaticale, voci di un coro da te chiamato a raccolta e focus sul tema della violenza. Raccontaci la genesi del tuo lavoro e come esso vira in tale direzione.
L’approccio con cui mi avvicino a tali tematiche è senz’altro la mia esperienza personale di donna e di artista. La mia arte è innanzitutto strumento di riflessione e di analisi, così come si evince dalle mie opere, che evidenziano testimonianze di lotta, dolori, segni che divengono permanenti, indelebili. In tal senso l’arte diviene canale privilegiato di espressione autobiografica e non può che assumere due connotazioni, la prima dello scavo interiore, la seconda della catarsi e del superamento del dolore, che si materializza in tutta la sua determinazione. ’SEGNI PERMANENTI’, progetto in progress nato nel 2018, realizzato attraverso performance, fotografie, video e installazioni, utilizzando la mia immagine e coinvolgendo personalità del mondo dell’arte e della cultura ed intere comunità,punta a costituire un vettore artistico che, tramite la riflessione sulle memorie e le sofferenze personali, spinga i partecipanti alla performance, ad un’apertura universale di meditazione collettiva. In tal modo si crea un vero e proprio puzzle sociale contro ogni violenza, le ferite, come segni permanenti dell’anima diventano testimonianza non solo dell’io narrante, ma di una collettività.

Materia e Memoria sono, inoltre, altri due punti cardinali nel tuo lavoro artistico. Che valore assegni ad entrambe e come sei riuscita, nella tua carriera, a tradurle mediante la commitione dei linguaggi fotografico, video ed installativo? Il Covid19 ha mutato tutto ciò che sembrava, per noi dell’arte, ovvio e acclarato. Sul futuro c’è grande incertezza ma cosa è già scritto nel tuo taccuino dei progetti da portare avanti?
Materia e Memoria sono elementi fondamentali, essenziali all’animo umano. La materia è ciò che ci circonda, ciò in cui siamo immersi, ma serve l’anima per vedervi l’intensità, per coglierne il valore, la scintilla dell’infinito che la pervade. La memoria è ciò che ci permette di elaborare, di contemplare lo spazio intorno a noi. In quest’ottica va inserita, la mia ricerca e la mia riflessione tra identità e corpo, materia e memoria che trascende la fisicità pervenendo ad una conoscenza metafisica e metatemporale, capace di coinvolgere e comprendere il fruitore dell’opera. Come in ‘DOPO LA BATTAGLIA’, un progetto fotografico in cui comincia la mia narrazione nella ‘ricerca di me stessa’, mi lascio alle spalle qualsiasi produzione ingabbiata in forme di realismo o di oggettività per privilegiare una fotografia che è disposta a negare la fisicità ed a cogliere l’informale, l’immateriale che la società dell’apparire trascura, un informale che si nutre di tutte le sfumature dell’animo umano. La mia fotografia, come linguaggio della contemporaneità, insieme a video e installazioni, esprime in termini metaforici e poetici ingiustizie sociali, delitti, sofferenze che non sono sterili denunce ma grida dell’anima. Come progetti futuri, sto lavorando per il progetto in progress di ‘Segni Permanenti’, per cui prevedo anche una forma itinerante in Italia e all’estero. A gennaio del 2022, ci sarà una mostra presso la galleria Area24Space di Napoli e sono previsti altri progetti in Francia ed in Germania di cui non parlo per scaramanzia.

Pina Della Rossa affronta il reale attraverso le traiettorie dell’arte, definendo nuovi perimetri, spesso inesplorati o permettendo di intraprendere strade sino a quel momento tralasciate; in tal modo, il linguaggio scelto – che sia fotografico, pittorico, video o un missaggio tra essi – permette di oltrepassare la valenza metaforica delle sue opere per farsi narrazione hic et nunc di qualcosa che accade nella realtà e che, in qualche modo, abbisogna di attenzione, di lotta, di denuncia. In tal modo, l’artista scende negli inferi della vita, ne tocca con mano le verità nascoste, ne agita l’anima per riportarne sulla superficie delle opere – anche mediante il contatto diretto con altri protagonisti – ben più che un riflesso, quanto, piuttosto, una nuova narrazione la cui scrittura già strutturata dai clichés di una collettività spesso lasciata sola a combattere o all’ombra dell’indifferenza, possa cambiare… in corso d’opera, al fine di riscriverne il destino.

in foto Pina Della Rossa (Ph Alessandro Iacobelli)
in foto Pina Della Rossa: Berlino, fotografia FineArt su lamiera preverniciata, 2015, courtesy Area24Space Gallery
in foto Pina Della Rossa, Tre volte vuoto, Fotografia – Stampa FineArt su Hahnemuhle Photo Rag Baryta, 2011, courtesy Area24Space Gallery