Pnrr, Vito Grassi: Cassa per il Mezzogiorno è stata leva di sviluppo, ma non bisogna ripeterne gli errori

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in foto Vito Grassi

“La Cassa per il Mezzogiorno fallì nell’illusione che lo sviluppo dei territori fosse automatico, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non può e non deve commettere lo stesso errore ma fondare la propria attuazione sulla qualificazione delle risorse umane, sulla crescita del capitale sociale e più in generale dei diritti di cittadinanza, sull’efficienza degli apparati pubblici e sulla tutela della legalità contro ogni rischio di infiltrazione criminale”. Così il vicepresidente di Confindustria, Vito Grassi, intervenendo ieri nella sede di Unioncamere Roma alla presentazione del volume “Next Generation Italia. Un nuovo Sud a 70 anni dalla Cassa per il Mezzogiorno” curato da Claudio De Vincenti e Amedeo Lepore. “E’ innegabile – spiega Grassi – che nella sua prima fase la Cassa per il Mezzogiorno sia stata la vera leva dello sviluppo meridionale, partendo dalla modernizzazione dell’agricoltura e dalla realizzazione di un’armatura infrastrutturale, per poi avviare quell’indispensabile opera di industrializzazione dei territori depressi a partire dal 1957. Poi, però dalla metà degli anni ’70 quell’esperienza ebbe un avvitamento su se stessa, sotto la spinta di pressioni localistiche, senza sottovalutare che in quegli anni nascevano le Regioni. Da quel momento il Sud fu confinato in un ventennio improduttivo, di sprechi e abbandono, uscì dai radar nazionali, per restare confinato in un suo ghetto da cui ancora oggi fa fatica ad uscire. Tornare all’esperienza della prima Cassa, allora, non vuol dire per forza di cose ripercorrere le stesse strade”.

Il Pnrr, prosegue Grassi, è “un’opportunità e al tempo stesso una sfida per far tornare a correre il Mezzogiorno zavorrato da un ventennio di calo degli investimenti, per farlo uscire dall’attuale condizione di perifericità e ricollocarlo a pieno titolo in un contesto Euro Mediterraneo basato su un Sud piattaforma logistica, portuale, energetica del Paese tutto. E tutti sappiamo che la vera sfida del presente è l’applicazione – la messa a terra come abitualmente si dice – delle opportunità d’investimento contenute nel Pnrr che attribuisce al Sud il 40 per cento delle risorse per circa 82 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 54 miliardi dei Fondi SIE, 8,4 miliardi dalle risorse europee per la ripresa come React-Eu, 58 miliardi di risorse della politica di coesione nazionale, e 10,6 miliardi da altri interventi europei e nazionali. Insomma, nel prossimo decennio arriveranno al Sud oltre 210 miliardi di euro”.