Politica e banche, quanti danni: Intanto la Spagna ci sorpassa

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“Sfumata nera”, ha titolato con arguzia il Manifesto a proposito del tentativo, naufragato ancor prima di esperire il mandato esplorativo, della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Altri invece hanno parlato di “gioco dell’oca” – la Repubblica – alludendo al passo avanti e due indietro che puntualmente emerge dalle dichiarazioni dei leader prima e dopo ogni giro di consultazione. Altri ancora, i giornali più seriosi, di veti incrociati. Ci è andato giù duro, invece, il Fatto quotidiano: “Sfracellati” ha titolato.
Sta di fatto che a cinquanta giorni dalle elezioni (e con un altro mini-test alle porte: regionali del Molise, domenica prossima, e Friuli Venezia Giulia il 29 aprile) non solo non c’è ancora un governo del Paese, ma la situazione politica sembra si sia addirittura maledettamente complicata.
Ma il fuoco sempre acceso del populismo che genera nuovo scontento e indignazione è alimentato anche dalla paglia di altre news che provengono dal Palazzo e dintorni. Basta fare un giro sui social e leggere, per esempio, i commenti alla notizia che il Parlamento appena eletto si è preso già due settimane di vacanza. Le attività riprenderanno il 7 maggio prossimo: “per occuparsi dello sperma dei maiali”, ci informa il quotidiano Libero. D’accordo, in mezzo c’è il ponte del 25 Aprile e a seguire del Primo Maggio, e poi, s’è detto, le elezioni regionali, ma non c’è verso: non è cambiato niente, è il commento dell’italiano medio. E vi risparmio altri commenti più grevi e coloriti.
Il fatto è che le notizie urticanti si accompagnano, in genere, alle solite news economiche di segno mai veramente positivo, al di là dell’ottimismo d’ordinanza di cui pure sembrano informate e che, beninteso, non guasta. Così, all’Ocse che rivede al rialzo il Pil italiano (1,5%, ovvero di 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni di gennaio) fa immediatamente da contraltare la nota di Confindustria, “Congiuntura flash”, che vede “un’Italia sotto le attese a inizio 2018”. In altre termini, “crescono i rischi per l’economia mondiale e l’Italia rallenta nel 1° trimestre” è la sintesi degli economisti di Viale dell’Astronomia.
E c’è, poi, anche una notizia che incrocia e esaspera, se possibile, gli umori dei tifosi di calcio. La Spagna, oltre che più forte col pallone, è diventata anche più ricca dell’Italia, in termini di Pil pro-capite. Il sorpasso è avvenuto lo scorso anno. Il dato è stato pubblicato dal World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e rielaborato dal Financial Times. Il paese iberico ha raggiunto un reddito pro-capite di 38.286 dollari contro i 38.140 della penisola tricolore. A dire il vero, già dal 2015 il Pil pro-capite spagnolo ha registrato tassi di crescita superiori al 3%, più del doppio rispetto al nostro paese. E non è tutto. Secondo il giornale economico-finanziario inglese, nel tempo il confronto andrà anche peggio: nei prossimi cinque anni, infatti, la Spagna sarà al 7%, ancora più agiata del Belpaese che solo dieci anni fa risultava più ricco del 10%.
E ci sono anche notizie che fanno divenire ancor più verdi di bile. Prendiamo ad esempio il comparto bancario, croce e delizia del sistema economico nazionale. Ebbene, secondo uno studio di First Cisl, un amministratore delegato delle banche italiane – che, come si sa, in moltissimi casi non godono proprio di buona salute – può guadagnare in un solo anno cento volte lo stipendio medio di un dipendente del suo gruppo. Detto con altre parole, un bancario deve lavorare tre vite per aver la stessa retribuzione annuale del suo boss.
Il rapporto Cisl richiama, giocoforza, all’attenzione dell’italiano sempre più imbufalito un’altra storia del “settore” di cui però è stato dato poco risalto sui giornali generalisti. È la storia della pentola dei derivati scoperchiata qualche anno fa da una clamorosa inchiesta giornalistica di Report. Dunque, la Corte dei conti ora accusa di danno erariale i vertici del Tesoro del tempo, da Domenico Siniscalco a Maria Cannata, da Vittorio Grilli a Vincenzo La Via. La vicenda tocca anche Azeglio Ciampi e Mario Draghi, che siglarono rispettivamente da governatore e direttore generale della Banca d’Italia i contratti con la potentissima banca d’affari Morgan Stanley, i quali però non risultano inquisiti. E si capisce: il primo è morto, il secondo guida la Bce (la Banca centrale europea). Tirate voi le somme.
Ma bando ai populismi e facciamo largo ad un po’ di sano orgoglio nazionale. Secondo Time tra le cento persone più influenti del globo ci sono anche due italiani: l’astrofisica Marica Branchesi e il chirurgo Giuliano Testa. Due campioni di scienza, non certo di politica o economia verrebbe da chiosare. Ma mi astengo.

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