Ponte sì, Ponte no? Servirà pure ad unire lo stivale da Nord a Sud, ma per ora ha diviso i pentastellati

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in foto Giancarlo Cancelleri, sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture

L’esclusione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede solo opere pubbliche da realizzare entro il 2026 , sembrava aver messo la parola “fine” all’idea del Ponte sullo Stretto. La relazione della commissione tecnica, voluta dal precedente ministro alle Infrastrutture De Micheli, ha riaperto la partita, e inevitabilmente il dibattito politico. Il Ponte costerebbe più di 4 miliardi di euro e verrebbe collocato in un territorio, tra Sicilia e Calabria, fortemente carente di infrastrutture. La sua realizzazione però, se seguita da un reale miglioramento delle condizioni del Mezzogiorno, potrebbe generare un flusso economico di 50 miliardi in venti anni, stando alle previsioni. Nel documento, gli esperti hanno dato parere favorevole a due opzioni: il ponte a campata unica e quello a 3 campate. No invece al tunnel sotterraneo. In sostanza, siamo punto e a capo.
“E’ un’opera fondamentale per lo sviluppo del Sud” secondo Forza Italia.“La relazione del gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dei Trasporti e’ simile al gioco dell’oca, si ricomincia tutto da capo, si riparte dal via rinviando tutto a uno studio di fattibilita’ e a un dibattito pubblico per prendere altro tempo. In sostanza una soluzione per non decidere” commenta Gabriella Giammanco, Vicepresidente di Forza Italia in Senato e portavoce azzurra in Sicilia. Alessandro Pagano, vice capogruppo della Lega alla Camera, commenta:“Vale quanto indicato nei pareri positivi di tutti gli organi preposti: Consiglio superiore Lavori pubblici, Ferrovie, Anas, Comitato scientifico preposto, Rina e verificatore indipendente Parson. Se qualcuno sta cercando di tergiversare per allungare i tempi della realizzazione o – peggio ancora – per non fare il ponte sullo Stretto, troverà nella Lega un avversario duro da affrontare”.
Un’occasione storica anche per la catanzarese senatrice di Italia Viva Silvia Vono, vice presidente della Commissione Trasporti di palazzo Madama e coordinatore dell’ Intergruppo parlamentare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che argomenta:“Il Patto del Ponte è al centro di un progetto più ampio per un sud protagonista che vuole agganciarsi allo sviluppo dell’Italia e dell’Europa nella fase post pandemica. Siamo di fronte ad un passaggio epocale e non possiamo perdere questa occasione storica per rilanciare il mezzogiorno creando migliaia di posti lavoro assicurando un riscatto morale e sociale per i nostri giovani”.
Bocciatura netta da parte di Leu con la capogruppo di LeU al Senato, Loredana De Petris, che dichiara: “Il Ponte sarebbe solo un’opera faraonica destinata a collegare il vuoto con il vuoto. Si tratta di una giostra tutta ideologico che servirà solo a buttare altri soldi e a distrarre dall’urgenza reale: le infrastrutture di cui la Calabria e la Sicilia, come tutto il Meridione, hanno davvero bisogno”.
Contrario anche Mauro Coltorti, professore ordinario di Geomorfologia all’università di Siena e senatore del Movimento 5 Stelle. “Ho letto con attenzione il documento, che a mio parere non può costituire una base solida per decidere di affrontare una spesa di oltre 10 miliardi, risorse che potrebbero essere utilizzate in altri modi. Mancherebbero, secondo il tecnico pentastellato, informazioni tecniche e soprattutto socio-economiche, come ad esempio la stima dei costi e l’analisi costi/benefici”. Il tecnico pentastellato non ha dubbi: il ponte sullo Stretto è un’opera inutile e irrealizzabile: insostenibile nella sua realizzazione. Mettendo da parte, di fatto, dieci anni di battaglia e una storia che parte da lontano: si cominciò a parlare del Ponte sullo Stretto con un po’ di concretezza già dopo l’Unità d’Italia e si è riproposta l’idea ciclicamente, in relazione ai vari piani di sviluppo del Mezzogiorno e con vari progetti di tunnel già negli anni Sessanta e Settanta. Fatto sta che, dopo il rapporto del comitato ministeriale, i grillini si sono spaccati. Alcuni si dicono indignati che si parli di ponte Stretto, restano contrari. I siciliani pensano ad un referendum, mentre il sottosegretario Cancelleri propone una commissione, suscitando la reazione del coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che nel corso di un flash-mob questa settimana davanti alle porte della Camera dei Deputati ha reclamato: ”Il governo fa rientrare dalla finestra ciò che aveva detto che sarebbe uscito dalla porta: vuole realizzare un ponte nell’area a più alto rischio sismico del Paese, anche con l’aiuto di un clamoroso voltafaccia del M5S. Il sottosegretario Cancelleri, difatti, che ha sempre detto di no al Ponte sullo Stretto di Messina, oggi si dichiara favorevole alla sua realizzazione. Tutto ciò è francamente incredibile,vergognoso”.
A favore dell’opera c’è anche Fratelli d’Italia che ritiene il ponte un’opera strategica. “I dubbi che vengono presentati sul progetto a campata unica lasciano perplessi, perché la sua ingegneria e’ invidiata in tutto il mondo. Ma soprattutto perché il progetto e’ in fase molto avanzata, rispetto a quello a tre campate, e in fase esecutiva, quindi basta davvero poco per avviare la realizzazione del ponte. Al punto in cui siamo non c’e’ piu’ tempo di perdere tempo, vanno fatte scelte intelligenti che consentano di realizzare in tempi brevi un’opera attesa da troppo tempo”. Lo dice la senatrice di Fratelli d’Italia ed ex pentastellata Tiziana Drago.
Mentre politici ed esperti continuano a parlare di confronti, approfondimenti e verifiche, dal Rapporto Eurispes emerge una verità: il Ponte sullo Stretto è necessario. A rilanciarlo è il presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè, che ricorda come “l’opera sia stata immaginata a livello europeo”. La Sicilia, secondo la ricerca Eurispes, è adatta per trasbordi da navi oceaniche che entrano dal Canale di Suez e consentono al nostro Paese di poter diventare la piattaforma che gestisce una gran parte dei traffici evitando che siano i porti del nord Africa a sostituirsi alla nostra realtà. Il Ponte sottolinea Uggè “rimetterebbe al centro dei traffici il Mediterraneo, riassegnando un ruolo centrale al nostro Paese e in particolare al centro sud”.
Certo, abbiamo già visto come il covid sia stato un po’ il virus spazza-divergenze, il virus dalle impensabili e inattese soluzioni. Basti pensare alle reticenze dell’allora ministro Toninelli, che proclamò che la TAV Torino-Lione era opera inutile. E ora la Tav si fa.
Vedremo (o forse vedranno i nostri figli) cosa accadrà con il Ponte.