Porti, Napoli e Salerno si candidano come snodi cruciali per Suez e Via della Seta

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In foto una veduta del porto di Napoli

Un passaggio strategico utilizzato per il 9% del commercio internazionale, con un record nel 2018 di oltre 18mila navi in transito e 983 milioni di tonnellate di cargo. Questi i numeri relativi al Canale di Suez, che con il recente raddoppio ha aumentato la capacità di trasporto, ponendo una nuova sfida di competitività ai Paesi del Mediterraneo e al Sud Italia, che diventa ancora più centrale nei rapporti commerciali con la Cina, attraverso la Via della Seta. Delle prospettive di sviluppo del Mezzogiorno nel sistema marittimo globale si è discusso nel corso del convegno organizzato dall’Autorità portuale del Mar Tirreno, in collaborazione con il centro studi Srm, collegato al gruppo Intesa San Paolo. Rispetto al 2014, l’allargamento ha consentito la crescita del 12% delle dimensioni delle navi che attraversano il Canale, che è diventato la terza rotta al mondo per il trasporto di petrolio e gas naturale dal Golfo verso l’Europa e il Nord America. “I porti di Napoli e Salerno sono gateway e non hanno la pretesa di diventare hub – spiega il presidente dell’Autorità portuale, Pietro Spirito – hanno l’esigenza di servire il nostro territorio, creando un ponte con il mondo in uno scenario globale che rimette al centro il Mediterraneo”. Affinché questo accada, fa notare Spirito, occorrono due strumenti: “una politica europea per il Mediterraneo, che stenta a decollare, e un potenziamento infrastrutturale dei nostri porti, che devono essere competitivi dal punto di vista della capacità infrastrutturale, per esempio con i lavori di dragaggio che si stanno effettuando”. Il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Michele Geraci, respinge l’idea che il Sud possa essere tagliato fuori da queste tratte commerciali, a vantaggio dei porti del Nord. “Nord e Sud hanno competenze specifiche complementari – argomenta – e possono giocare partite diverse: il Nord garantisce facile accesso all’Europa, il Sud al mediterraneo, al Medio Oriente e all’Africa. Entrambi offrono sono importanti per possibili investimenti stranieri”.
L’ex ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, sottolinea l’importanza delle Zes, Zone economiche speciali, volute dal precedente governo, e fa notare che “i dragaggi e gli investimenti in campo per il porto del capoluogo campano sono un segnale di speranza per il lavoro e per fare di Napoli una grande capitale europea”. Il presidente della Svimez, Adriano Giannola, ricorda come nel Sud “solo l’8% degli scali portuali siano connessi con le infrastrutture ferroviarie” ed evidenzia come il ritardo del Mezzogiorno nasca da “20 anni di assenza di politiche e strategie complessive. Taranto poteva essere quello che oggi è il Pireo per i cinesi – fa notare – ma sostanzialmente li abbiamo cacciati. Dobbiamo ripartire dalle 12 Zes del Sud, che devono essere uno strumento di attrazione rispetto a obiettivi fondamentali come quelli di Europa2020, a cominciare dalla sostenibilità, visto che per il Mediterraneo passa il 20% dei traffici mondiali, con un forte impatto ambientale”.