“Potrebbero essere vivi i baby calciatori in grotta”

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Roma, 30 giu. (AdnKronos) – Sono passati sette giorni. Una settimana d’angoscia per i familiari dei 12 giovanissimi calciatori, intrappolati nella grotta Tham Luang in Thailandia, con il loro allenatore. Fuori seguono con apprensione i soccorsi e non smettono di pregare. “La speranza? E’ che si abbassi il livello dell’acqua e che riescano a far arrivare dei viveri. Potrebbero essere ancora vivi, non c’è il problema dell’aria perché l’interscambio con l’esterno c’è tramite piccole fratture” dice all’Adnkronos Francesco Sauro, speleologo e geologo dell’associazione La Venta, specializzata in spedizioni internazionali. “Si potrebbe scavare un buco con una trivella, ma il problema è se i rilievi sono precisi. Non è detto che ci si arrivi perché non sanno esattamente dove sono e i tracciati segnati sulle mappe potrebbero non corrispondere. Il difficile è localizzarli, riuscire a raggiungerli e portare del cibo. A quel punto, se i subacquei riuscissero ad arrivare a loro, si potrebbe recuperare del tempo. C’è gente che è stata dentro una grotta per mesi ed è sopravvissuta”. Secondo i soccorritori il gruppo, sorpreso da un’inondazione causata dalle improvvise piogge monsoniche, potrebbe aver trovato rifugio in una grande camera della grotta che si trova a circa quattro chilometri dall’ingresso.

La cavità, spiega lo speleologo, è molto grande – è lunga quasi 10 chilometri – e, quindi, basta che “smetta di piovere per due giorni per permettere agli speleosub di arrivare”. “La temperatura all’interno è alta, siamo sui 20 gradi, ed è questa l’unica fortuna. L’ipotermia è un rischio, comunque, se sono bagnati anche se il luogo è relativamente caldo, ma si possono scaldare dormendo vicini e aiutandosi in gruppo”. E’ una lotta contro il tempo e le condizioni climatiche. La pioggia incessante degli ultimi giorni rende difficili i soccorsi. “Ci vorrebbe un miracolo. Sono stati giorni senza cibo né acqua potabile. Bere quella della grotta potrebbe essere pericoloso e il problema maggiore è quello dell’ipotermia” dice all’Adnkronos Franco Alò del Soccorso Nazionale Alpino e Speleologico. “Da noi un caso del genere non potrebbe verificarsi – conclude -. Se l’acqua entra esce subito e, poi, fortunatamente non abbiamo periodi così lunghi di pioggia”.