Premio Sepe, il Cardinale: Misericordia, fiducia e speranza antidoto alla disperazione

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“I premi vanno intitolati ai morti, non ai vivi. Io conto di vivere ancora per un altro po’”. Il cardinale Crescenzio Sepe scherza sul premio che gli ha intitolato il Movimento Cristiano Lavoratori, che ogni anno premia persone che si sono distinte nel campo delle arti e delle professioni. Quest’anno il riconoscimento, giunto alla quinta edizione, va al regista e attore Vincenzo Salemme, all’imprenditore del settore della ristorazione Pasquale Esposito e al magistrato Ugo Ricciardi. La premiazione va in scena al Centro congressi dell’Università Federico II nell’ambito del convegno “Giustizia e misericordia nella società del III millennio”. 
Una riflessione su due temi apparentemente contrapposti proprio nell’anno del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da papa Francesco. A condurla il direttore di Rai Vaticano Massimo Milone. 
“Giustizia e misericordia non sono termini contrapposti, vanno sempre insieme” afferma il presidente provinciale del Mcl Michele Cutolo, promotore del premio. Si susseguono gli interventi del rettore dell’Università Federico II Gaetano Manfredi, dell’assessore regionale all’Istruzione e alle Politiche sociali Lucia Fortini, del procuratore generale della Corte d’appello di Napoli Luigi Riello, del vicepresidente nazionale del Mcl Vincenzo Massara. 
Giunge poi il turno del cardinale Sepe, che fa svolge la sua riflessione: “La verità è che in questa epoca abbiamo un disperato bisogno della misericordia, di fiducia, di speranza. È l’unico antidoto alla disperazione”. Il prelato ricorda un pranzo con Giovanni Paolo II: “Il pontefice mi parlò della volontà di canonizzare suor Faustina Kowalska. Ci disse ‘Dio ha inviato questa donna in un secolo devastato dalle guerre poiché l’unico antidoto alla devastazione morale è la misericordia divina, è sentire su di sé la fiducia di Dio’”. 
Giunge il momento del ritiro del premio, un piccolo busto rappresentante l’arcivescovo di Napoli. Vincenzo Salemme prima scherza (“mi avete assegnato questo premio per misericordia nei miei confronti”), poi regala alla sala un momento di riflessione sulla misericordia e sull’amore: “Se non credessi alla misericordia non avrei ritirato questo premio. In un prossimo spettacolo avrò un monologo con Dio. Verrà fuori che i bambini sono coloro che possono comprendere l’amore, a differenza degli adulti che sono ammalati di egoismo. Amare non è annegare l’altro, è dargli libertà. Senza dubbio amare è l’atto che richiede più coraggio, poiché chiede di dare senza per forza aspettarsi qualcosa in cambio”. 
 
 

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