“Le primarie sono un confronto tra personalità o meglio tra idee che talvolta capita di esprimere con toni eccessivi. Ma una cosa deve essere chiara: senza “Le primarie sono un confronto tra personalità o meglio tra idee che talvolta capita di esprimere con toni eccessivi. Ma una cosa deve essere chiara: senza la partecipazione popolare, per il Pd sarà impossibile inaugurare una nuova stagione politica. Saremmo condannati a un ciclo di sconfitte”. Andrea Cozzolino, l’europarlamentare dei democratici sceso ufficialmente in campo per la competizione che – salvo slittamenti dell’ultim’ora – dovrebbe tenersi il prossimo 14 dicembre, non le manda a dire. E al ministro della Giustizia, Andrea Orlando che avverte la Campania di non “ridurre il confronto a un referendum tra personalità” paventando una replica di quanto accaduto nel 2011 (quando la sfida tra lo stesso Cozzolino e Umberto Ranieri finì a colpi di carte bollate, con l’annullamento della consultazione e un partito devastato da accuse e faide interne), risponde a muso duro. “Condivido il monito del ministro – dice – Ma ho fiducia e non paura nella partecipazione popolare. Se altri dirigenti la temono non so come risolvere questo nodo”. Il prossimo 29 novembre lancerà da Pietrarsa quella che è stata ribattezzata la Leopolda napoletana. Di che cosa si tratta? Più che di Leopolda preferisco parlare di “open space technology”, ovvero un luogo aperto, inclusivo e partecipato fondato su cinque sfide racchiuse nel palmo di una mano: lavoro, ambiente, cultura, legalità e riforma della macchina regionale. Cinque grandi questioni sulle quali apriamo un confronto tra i protagonisti diretti del mondo della cultura, dell’impresa, della ricerca e dell’innovazione, il mondo dell’associazionismo e quello del volontariato, che assieme ai dirigenti politici offriranno il proprio contributo di idee per un’intera giornata, dalle 10 alle 18, al museo di Pietrarsa. Perché proprio Petrarsa? E’ una location non casuale. E’ qui che è nato il primo nucleo industriale di Napoli. Ed è a Pietrarsa che vogliamo posare i primi mattoni del programma condiviso dalle forze che si alleeranno dopo le primarie per costruire lo schieramento alternativo a quello di Caldoro. Chi dovrà esserci nella coalizione che la sosterrà nella corsa a governatore? Mi interessa costruire una coalizione che si fondi sulla condivisioni di programmi e valori. E siccome la svolta che ho in testa è profonda e radicale, senza precedenti nella storia del governo regionale, è bene che il confronto sia limpido fin dalle prime battute. Non è solo una questione di problemi da individuare ma anche una ricerca dolorosa delle strade da percorrere per lasciarci alle spalle la Campania che non ce la fa, che non produce, che distrugge il territorio, che non dà prospettive in termini di lavoro, che non valorizza le risorse ambientali. Tornando alle primarie, il ministro Orlando invita gli sfidanti campani a “evitare di ridurre il confronto ad un referendum tra personalità. Si rischia di ripetere quello che è avvenuto nel 2011”. Cosa gli risponde? Condivido l’avvertimento di Orlando, ma attenzione: le primarie sono esattamente un confronto tra personalità, in Calabria, in Puglia, in Emilia come inCampania. Sono un confronto di idee espresse a volte anche con toni eccessivi. Di per sé, quindi, il monito è giusto,ma la Campania sarà in grado di autodeterminarsi. Io ho fiducia e non paura nella partecipazione popolare. Se altri dirigenti ne hanno timore, onestamente non so come risolvere questo nodo. Una cosa è certa: senza la partecipazione per noi sarà impossibile inaugurare una nuova stagione politica. Dovremmo abituarci a un nuovo ciclo di sconfitte. De Luca non è stato tenero con lei negli ultimi giorni. Anche questo rientra nel fisiologico confronto delle primarie? Ognuno ha il suo stile. Io preferisco dedicare più tempo a incontrare i lavoratori dell’Alenia, le start up innovative, un’azienda agricola, gli operai che faticano ad arrivare a finemese, gli avvocati che hanno bisogno di mantenere i presidi civili sul territorio. Preferisco dedicarmi alla Campania reale più che giocare a chi la spara più grossa. La sua esperienza a Bruxelles le ha fatto toccare con mano le difficoltà che hanno le Regioni del Sud nella spesa dei Fondi Ue. Se diventasse presidente quale sarebbe la sua ricetta per accelerarla? Intanto prenderei un impegno formale con i cittadini della Campania: chiudere il programma un anno prima. Ovviamente bisogna avere idee chiare e determinazione negli indirizzi di fondo della programmazione. Occorre semplificare le procedure e scegliere tre-quattro priorità su cui investire, mettendole al servizio non di interventi parziali ma di un piano strategico che serva a far ripartire lo sviluppo. In che modo? Facendo ripartire la dinamica di investimenti pubblici e privati, sostenendo la competitività delle imprese, riducendo e qualificando il costo del lavoro, investendo sulla rigenerazione delle città, la riqualificazione delle reti, sperimentando forme inedite di formazione e lavoro, incentivando le imprese a competere sui mercati internazionali, aiutandole a fare ricerca e innovazione.Ho un obiettivo ambizioso: ridurre il tasso di disoccupazione di almeno la metà in cinque anni di governo. Si dimetterà da eurodeputato? Lo farò nel momento in cui accetterò la candidatura di governatore. E nel caso dovessi prendere atto di un risultato non favorevole, resterei in Consiglio come capo dell’opposizione.