Primarie Pd, Napoli perde il pelo ma non il vizio

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Proprio mentre si discuteva con alcuni amici della stampa estera di come organizzare un nuovo racconto su Napoli, che non fosse stancamente ripetitivo del cliché di una città dove la realtà supera troppo spesso la fantasia, il collega di Repubblica ci raggiungeva scusandosi del ritardo e aggiornandoci sulla piega che stava prendendo il voto per le primarie del Pd con accuse infamanti e minacce di ricorsi.

Il video catturato da Fanpage e rilanciato più e più volte dalla rete – si vede il pagamento di qualche euro nella prossimità di seggi – scatena un putiferio e accende l’attenzione dei media nazionali. Certe cose possono capitare solo a Napoli… E dopo l’annullamento della competizione cinque anni fa, quando l’azzeramento dei candidati titolari aveva aperto la strada alla sindacatura di Luigi de Magistris, questa seconda rogna proprio non ci voleva.

Come si fa a chiedere ai giornalisti stranieri di raccontare una diversa realtà della popolosa metropoli meridionale proprio mentre ci apprestiamo a servire su un piatto d’argento la prova provata che non vogliamo cambiare; che alla fine – come i lupi – possiamo anche perdere il pelo ma non rinunceremo mai ai nostri vizi?

Infatti non possiamo. E il tempismo della smentita – mentre si cercava di persuadere gli ospiti a non cadere vittime del pregiudizio negativo, della cattiva fama che Napoli si porta dietro almeno sotto il profilo dell’inaffidabilità – ha funzionato come la ciliegina sulla torta. Sciocchi noi che avevamo fissato come data del confronto l’indomani della consultazione che avrebbe dovuto scegliere chi dovesse correre per il Partito democratico alla corsa per il sindaco di Napoli.