Il professore e il lider maximo

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in foto Romano Prodi

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Nel 1996, all’annuncio della candidatura di Romano Prodi alla Presidenza del Consiglio contro Silvio Berlusconi, le amiche e gli amici dell’Università Cattolica e dei Collegi universitari degli anni della sua esperienza universitaria gli organizzarono, a Roma, una piccola ma affettuosa festa augurale. Uno di noi, fra l’altro, simpatico, allegro e cordiale, veniva candidato ad una carica così prestigiosa, per un’impresa che a quel dì poteva apparire disperata. E festa fu. Nasceva l’Ulivo. Alcune delle amiche gli portarono in regalo un ulivo bonsai. E molti intervennero, fra elogi, auguri, promesse di impegno e …scongiuri. Ricordo, un po’ fuori dal coro, che, a mia volta lo…ammonii: “Ricorda, Romano, che il Comunismo, sconfitto sul piano della storia, dell’economia, dell’organizzazione sociale, “vive” ancora sul piano “filosofico”, la verità è sempre…doppia e la “chiesa” non perdona quelli che bolla come “apostati””. Pensavo a Pietro Nenni, che fu “gratificato” dell’epiteto di “socialfascista”, allorchè si…permise di attaccare il patto Molotov- Von Ribbentrop, siglato fra la Germania nazista di Adolf Hitler e l’Unione Sovietica di Jiuseppe-Josip Stalin. I fatti si incaricarono tragicamente di dimostrare quanto Nenni avesse ragione. Ma, intanto, la sentenza era stata emessa e mai più “revisionata”. Prodi si accorse a sue spese di quanto avessi ragione a metterlo sull’avviso, allorchè nel 1998, quello che fu battezzato “lider maximo”, al secolo Massimo D’Alema, utilizzando, lui, l’ingenuo massimalismo di Fausto Bertinotti e la “santa follia” di Francesco Cossiga, non ebbe remore a “valorizzare” il trasformismo tattico di Clemente Mastella e sostanzialmente mandò a casa Romano Prodi, che, allora, era un autentico valore aggiunto per il Centro-Sinistra. Anche qui i fatti si incaricarono di dare torto all’operazione di Massimo D’Alema, che fallì miseramente, favorendo il ritorno imperioso del Cavaliere, che deve proprio a D’Alema il suo rilancio. Dovette tornare Prodi da Bruxelles, che, comunque, non era più lo stesso nella situazione mutata della galassia rissosa del Centro Sinistra, nel 2006 per battere, seppure di misura, Silvio Berlusconi. Il resto è storia recente. Ora, dopo oltre venti anni si ripropone lo stesso…schema. Prodi, dopo aver votato Si al Referendum, ha “osato” dire che è stato un errore scindere il PD e dar vita ad un’altra formazione. A Sinistra, si fa per dire. Aggiungendo che, così come è evidente, si favoriscono le destre ed il Populismo del Movimento 5 Stelle. Non l’avesse mai detto. È scattata la reazione, autenticamente comunista, di Massimo D’Alema: Romano Prodi è “un compagno che sbaglia”. Fu l’anatema di Enrico Berlinguer contro quelli che riteneva estremisti, a sinistra del PCI. Prodi, un “pericoloso estremista”, elevato al rango, lui antico cattolico progressista ma mai comunista, di “compagno”. Che però, secondo il verbo iattante di D’Alema, “sbaglia”. Anche perché… dichiara di votare per la lista Insieme per l’Italia, formata dai civici del prodiano Santagata, dai Verdi di Bonelli e dai Socialisti di Nencini. Comunque è alleata del PD di Renzi. Un comportamento di un’intolleranza inaudita, autenticamente comunista, com’era stato riservato a Pietro Nenni, anche quando andò a formare il Governo di Centro Sinistra, che ora, tanti comunisti antichi, come recentemente Antonio Bassolino, si affannano a lodare per l’autentica carica riformista di quella stagione, che determinò la nazionalizzazione dell’Energia elettrica, l’istituzione delle Regioni, lo Statuto dei Lavoratori. Dopo 50 anni. Allora i Comunisti furono feroci contro il PSI di Nenni, De Martino e Lombardi. E Nenni racconta nei suoi diari che non lo chiamavano neppure più “compagno”. Romano Prodi, è stato più …fortunato: il “nostro” lo ha riconosciuto, molto impropriamente, “compagno”, ma di quelli che sbagliano, però. La strada, comunque, l’aveva tracciata Palmiro Togliatti, che definì “pidocchi nella criniera di un cavallo” alcuni comunisti dissidenti del Primo dopo guerra. Prodi è in… buona compagnia! Quello che meraviglia in questo nostro Paese è che pochi reagiscono ai metodi di questa “compagnia”: da D’Alema, a Bersani, che ha accusato il povero Paolo Gentiloni di essere una “sfumatura del renzismo”, a Pietro Grasso, felice che, comunque, Prodi non vota il PD. Ma, forse, non si era ancora sintonizzato sulla “sentenza” dell’immortale, ora sedicente lider maximo. Vedremo i fatti cosa si incaricheranno di farci sapere in questo clima sempre più torbido e pericoloso: per la Democrazia e per l’Italia.

Franco Iacono