di Rosina Musella
Proximity Ruff, la gorgiera realizzata dal team di The Spark Design Reserch Studio e che si propone di aiutare le persone ad essere più consapevoli del proprio grado di socialità, verrà presentata durante la terza edizione del contest “Digital Made. For Young Fashion Talents” nel corso della Fashion Digital Night che si terrà in occasione della PowWow Fashion Tech Week, dal 18 al 20 maggio.
The Spark Design Reserch Studio è il laboratorio di progettazione e fabbricazione digitale di The Spark Creative Hub, crogiolo di cultura, tecnologia e architettura con sede a Piazza Bovio. In questo spazio di ricerca e progettazione è nata Proximity Ruff, una gorgiera interattiva stampata in acido polilattico, ottenuta attraverso un processo di modellazione generativa di superfici complesse a doppia curvatura. Proximity Ruff segnala, a chi la indossa, il proprio grado di socialità e lo fa attraverso un sistema di luci regolate da un sensore NFC, che rende interdipendente l’illuminazione dei led e la prossimità con un altro individuo a cui il sensore è legato. La gorgiera, completata dopo più di 200 ore di stampa, è stata sviluppata da un team composto da: Michela Musto, architetto e ideatrice del progetto, Marzia Micelisopo, designer esperta in fabbricazione digitale, Flavio Galdi, architetto esperto in design computazionale e design generativo, e Piero Junior Gaetani, informatico esperto in programmazione.
I nostri microfoni hanno raggiunto Michela Musto, oggi direttrice di The Spark Creative Hub, Ricercatrice presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e Docente a contratto presso la Scuola Politecnica delle Scienze di Base dell’Università Federico II di Napoli, con alle spalle un percorso denso di esperienze: nel 2011 si laurea in Architettura e Ingegneria Edile con specializzazione in Sostenibilità Ambientale, presso l’Università di Ferrara; in seguito, consegue il Master in Science in Emergent Technologies and Design presso la Architectural Association School; ricopre il ruolo di Docente presso la Univesity of Arts di Londra, e collabora con diversi esperti del settore, tra cui spiccano i nomi di Arian Hakimi Nejad e Vahid Eshraghi, designer presso lo studio Zaha Hadid di Londra.
Di seguito trovate la sua intervista, in cui ci ha raccontato i propositi del suo team e il lavoro dietro Proximity Ruff.
Cos’è The Spark Hub?
The Spark Hub si propone di essere un hub dedicato alla cultura e alle tecnologie. Al suo interno vi sono: una libreria, che richiama la parte più tradizionale della cultura; un laboratorio di fabbricazione digitale, in cui sono presenti stampanti in 3D, macchine a taglio laser e tutto il corredo che riguarda la fabbricazione digitale; un co-working; uno spazio di divulgazione per i corsi di formazione legati a libri, design e tecnologie. Stiamo iniziando ad includere nel nostro progetto anche realtà più grandi, come la Mondadori con cui abbiamo da poco chiuso un accordo di partenariato, e sin dagli inizi abbiamo creato uno spazio di dialogo neutro con le università, per via dei tantissimi accademici che frequentano l’hub.
Qual è l’idea alla base di Proximity Ruff?
In quest’ultimo anno ciò che è mancato a tutti è stato, soprattutto, il contatto fisico. Oggigiorno diversi strumenti a nostra disposizione ci permettono di controllare i nostri parametri biometrici per conoscere il nostro stato di salute, noi quindi ci siamo chiesti come monitorare la socialità, in termini di necessità umane. Questo perché stare con gli altri e, nello specifico, gli abbracci, attraverso la produzione di endorfine, migliorano il nostro stato di salute e d’animo.
La gorgiera che abbiamo realizzato reagisce quando si abbraccia un’altra persona e presenta una sorta di scalimetro, che permette di stimare la nostra attività sociale nel corso della giornata. L’abito ci segnala quando abbiamo trascorso tanto tempo da soli e, nella nostra idea, questo potrebbe diventare uno stimolo a riprendere la socialità che, come dimostrato da diverse ricerche, dopo il periodo che abbiamo vissuto sta risultando complicato a molti.
Perché realizzare la gorgiera tramite una stampante 3D?
Per via dei software che utilizziamo per disegnare, che sono in grado di generare forme ottimizzate, impossibili da realizzare a mano. Uno degli obiettivi del nostro progetto è proprio rendere note le potenzialità di queste tecnologie, oltre gli usi per cui finora sono state impiegate. Durante la pandemia, ad esempio, abbiamo prodotto valvole che hanno consentito di trasformare maschere da snorkeling in respiratori.
Negli ultimi anni si sono fatti molti passi avanti, ma non abbastanza da avere ognuno una stampante 3D in casa, e ciò dipende principalmente dalla complessità di utilizzo dei software necessari per disegnare gli oggetti da stampare, perché non tutti modellano in 3D al PC e non è un lavoro così intuitivo, soprattutto per le generazioni più grandi.
La gorgiera è un indumento poco in uso in questo periodo storico, come risolvere questo problema?
Il tema dell’indossabilità è cruciale e rappresenta una delle maggiori criticità che il mondo della fashion tech sta affrontando: passare da prodotti molto scenografici a prodotti indossabili quotidianamente. Proximity Ruff, realizzata per il contest della Fashion Digital Night, è un accessorio esuberante, che nasce per essere spettacolare, da usare per una performance, piuttosto che nella quotidianità, ma esistono prodotti che sfruttano il design interattivo e la stampa 3D in maniera più “sobria” e indossabile. La stessa tecnologia che abbiamo adottato noi per la gorgiera può tranquillamente essere adattata a prodotti più piccoli, come un gioiello o una maglia.
In generale, ritengo che nell’ambito della fashion tech vada fatto molto di più, soprattutto in Italia. In tutto il mondo ci sono tantissimi designer che si stanno specializzando in questo settore e credo che noi Italiani potremmo apportare quel quid di eleganza in più e aiutare la fashion tech ad emergere, passando dalla sperimentazione alla commercializzazione e vestibilità.