La cattiva qualità della pubblica amministrazione nelle regioni del Mezzogiorno fa perdere all’Italia circa due punti di Pil l’anno, pari a quasi 30 miliardi di euro. Lo afferma la Cgia di Mestre, sulla scorta di un’indagine europea condotta dall’Ue sulla qualità della Pubblica amministrazione a livello territoriale. Rispetto ai 206 territori interessati dallo studio, le regioni del Sud d’Italia compaiono 7 volte nel rank dei peggiori 30, con la Campania che si classifica al 202/O posto. Lo squilibrio tra regioni del Nord e del Sud – afferma la Cgia – determina il posizionamento negativo dell’Italia nella classifica: 17/O posto con un indice negativo (-0,930) lontano dalla media europea (posta a zero). L’indice fornito nell’analisi Ue – ricorda la Cgia – è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini sulla qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione.
I servizi sotto osservazione
I servizi pubblici direttamente monitorati a livello regionale sono quelli a valenza più “territoriale” (formazione, sanità e sicurezza) ma l’indice tiene conto, a livello paese, anche di servizi più generali come la giustizia. Il risultato finale è un indicatore che varia dal +2,781 della regione finlandese land (primo posto) al -2,658 della turca Bati Anadolu (206/A e ultima posizione). La media europea è posta a zero. Per l’Italia i servizi sono valutati come migliori nelle due province autonome del Trentino Alto Adige (indici superiori a 1) e nelle due regioni a statuto speciale del Nord (Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia) che presentano un indice maggiore di zero, ovvero superiore alla media delle 206 regioni europee. In terreno negativo tutte le altre regioni italiane, ma con gap minori per Veneto ed Emilia Romagna, che tendono alla media europea (indici pari a -0,186 e -0,217). Scorrendo il rank, a centro classifica vi sono due terzetti: il Centro Italia con Umbria (-0,495), Toscana (-0,533), Marche (-0,535) e il Nord Ovest con Lombardia (-0,542), Piemonte (-0,652), Liguria (-0,848).
La performance del Mezzogiorno
Del tutto negativa, invece, la situazione del Mezzogiorno, a partire dal risultato meno pesante dell’Abruzzo (-1,097), fino a quelli peggiori di Sicilia, Puglia, Molise, Calabria (indici che variano da -1,588 a -1,687), per finire con la Campania (-2,242). Situazione critica anche per il Lazio che, con un indice pari a -1,512 si posiziona al 184/O posto tra le 206 regioni europee. “Il quadro dipinto da questo indice europeo – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – evidenzia come l’Italia sia il Paese che presenta la più ampia variabilità in termini di qualità della P.a, tra le prime regioni del Nord e le ultime del Sud. Si pensi che, secondo quanto indicato dal Fondo Monetario Internazionale, se l’efficienza del settore pubblico si attestasse sui livelli ottenuti dai primi territori italiani, come Trento e Bolzano, la produttività di un’impresa media potrebbe crescere del 5-10 per cento e il Pil italiano di due punti percentuali, ovvero di 30 miliardi di euro”.