Al giorno d’oggi è difficile accontentarsi con poco. Anche per questo il periodo che stiamo vivendo è vissuto alla stregua di una tortura, soprattutto dai giovani. Per alcuni, più dei contagi e della conseguente gravità della situazione preoccupa il distanziamento dagli amici e il repentino cambiamento delle abitudini di vita.
Discoteche e locali chiusi, coprifuoco alle 22, divieto di assembramento per strada e in casa: questo è quello che un giovane teme più di ogni altra cosa. Chiede comprensione e vuole essere costantemente rassicurato per non perdere la speranza a un ritorno alla propria vita frenetica e piena.
Forse alcuni (perché non è giusto fare di tutta l’erba un fascio) non sanno e non immaginano nemmeno che cosa hanno passato le vecchie generazioni durante e nel post guerra. I giovani dell’epoca abitavano in famiglie mediamente più severe di quelle di oggi e non c’era la possibilità di mettersi in contatto con gli amici o con i propri cari poiché la tecnologia non si era ancora evoluta come al giorno d’oggi.
Era sicuramente una situazione più difficile e più alienante rispetto a quella che stiamo vivendo noi. In questi casi non esiste un pensiero giusto e un pensiero sbagliato. Siamo tutti esseri unici, e tutti affrontiamo le cose in maniera diversa. Ma riflettere sul passato confrontandolo con quello che viviamo adesso può aiutare a vedere le cose in un’ottica differente, forse più positiva.