Quando piccolo è bello: la Svizzera, la sua cioccolata, i suoi orologi e, infine ma solo per l’ordine di citazione, le sue banche

Tutto è bene quel che finisce bene, anche il dolore di un forte pizzico sulla pancia se sarà servito a evitare che altre sofferenze di diverso genere e più forti potessero manifestarsi, dando così via libera a alcune conseguenze negative non proprio trascurabili. È accaduto così che, in quella Confederazione formato tessera, nell’ immaginario collettivo considerata alla stessa stregua del deposito dei dollari di Zio Paperone ingrandito come per magia, una delle banche più importanti, la Credit Swisse, per chi la frequenta Cs, nei giorni scorsi sia arrivata molto vicina all’orlo del burrone, in pratica la chiusura forzata, peraltro profondo. Cambierebbe poco intrattenersi sui motivi che hanno provato a offuscare l’idillio esistente tra i clienti e quell’ istituto. Per qualche ora è stata messa in dubbio l’efficienza dell’intero sistema creditizio di quella realtà polimorfa. Avevano appena iniziato a dar segno di se vari colloqui non molto diversi da quelli intrattenuti tra i frati certosini, quando il primo istituto di credito di quella miniera a cielo aperto, l’ Ubs, l’ Unione delle Banche Svizzere, è intervenuto, Ha acquistato, si noti bene non salvato, quella banca CS in crisi soprattutto di credibilità. Come accade da sempre in quel settore in specie, il pesce più grande mangia quello più piccolo e lo fa ogni volta che può, fino alla sazietà. Non è escluso che, in men che non si dica, da cacciatore lo stesso diventi preda e avanti così. Del resto un comportamento del genere è una delle regole del gioco del libero mercato. Quanto accaduto nel fine settimana a poche ore d’auto dal confine italiano, sembrerà una contraddizione nei termini, eppure è ben distante dalla logica che regola il gioco dei quattro cantoni: ognuno di essi risponde alla domanda posta da chi si sposta dall’ uno all’ altro. Ciascuno dei quattro gli risponde che non è a lui che deve chiedere, ma a un altro di essi. In quella enclave di diversi stati, la vicenda è andata in maniera completamente diversa. Una banca ha comprata un’ altra di minori dimensioni, così ingrandendosi, e tanto basti. Per di più di domenica, per non perdere l’ inizio della settimana lavorativa. Dopo di che tutti vissero felici e contenti no, ma quasi. È accaduta qualcosa che ricorda la ragione di stato traslata nel mondo della finanza, peraltro esternata con un’ asepsi del tipo di quella di un bollettino medico. Il comunicato conteneva la spiegazione che l’operazione era stata un’ acquisizione sic et simpliciter. Il termine salvataggio, nei comunicati ufficiali non è comparso mai. L’episodio porta alla mente un fatto accaduto negli anni ’30, rimasto per la sua stessa portata nel mondo delle leggende. Uno sceicco aveva comprato una Rolls Royce e rimase in panne dalle sue parti, quindi lontano dalle citta. Andò su tutte le furie perchè gli era stato assicurato dalla casa costruttrice che la vettura non lo avrebbe lasciato mai appiedato. La stessa R&R, messa al corrente dell’ accaduto, provvide all’invio immediato di due meccanici, i quali risolsero a stretto giro sul posto il problema. Venuta a corrente dell’ episodio, la stampa chiese informazioni e la casa della vittoria alata rispose che quell’incidente era solo una diceria della concorrenza, in realtà non era mai accaduto. La situazione si risolse così da sola. Certi beni immateriali, come la reputazione, valgono ben più di un esborso di denaro o del sostenimento di una spesa, per quanto importanti possano essere. In Grecia si dice che è meglio perdere un occhio che subire una ferita su una guancia, ovvero perdere la faccia. Paradossalmente ciò che desta preoccupazione, in Europa come in altre parti del mondo, è che oramai la frana si è staccata dalla parete della montagna. Pur mettendo in sicurezza il costone da cui è venuta via, da qualche parte essa dovrà pur cadere, facendo danni di vario genere. Nella situazione descritta, la frana é sostituita dalla paura del mondo della finanza che il conteggio stia percorrendo per inerzia la sua strada e che finisca con creare allarme, in buona parte ingiustificato, tra i risparmiatori europei. In
un momento particolare come quello attuale, sia per l’assetto della EU, con le new entry che scalpitano per essere annesse, e degli altri paesi europei al di fuori dei suoi confini, nei giorni scorsi i clienti delle banche hanno dovuto buttare giù anche un’ altro boccone amaro, il rialzo del costo dell’euro apportato dalla Bce. Per la settimana appena cominciata sono previsti diversi incontri al vertice a Bruxelles, incentrati prevalentemente sull’ aumentato costo dell’ euro e dei possibili interventi da mettere in pratica per contenerne la portata negativa. È primavera, tempo di rinascita e come tale celebrata in diverse espressioni artistiche, eppure non sembra. Si vedrà se quanti decidono nelle alte sfere se ne siano resi conto, compresi quelli che hanno in mano le redini del pesante carro della finanza.