Quantitative easing
Draghi arma il bazooka

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A cura di Antonio Arricale Oggi, a Cipro, nel corso della riunione in trasferta del Consiglio della Bce, il presidente Mario Draghi armerà il bazooka del Quantitative Easing (Qe) in quella A cura di Antonio Arricale Oggi, a Cipro, nel corso della riunione in trasferta del Consiglio della Bce, il presidente Mario Draghi armerà il bazooka del Quantitative Easing (Qe) in quella che ormai è generalmente definita la “guerra valutaria” in atto a livello planetario, con le banche centrali, appunto, in prima linea. Nello specifico, ricordiamo, l’obiettivo dichiarato di politica monetaria di Eurotopwer a sostegno dell’economia stagnante dell’Eurozona è quello di tenere la crescita annua dell’inflazione inferiore, ma vicina al target del 2%, valore che per la BCE rappresenta la stabilità dei prezzi. Dunque, cresce l’attesa per conoscere finalmente i dettagli del piano, su cui peraltro non c’è ancora la data certa d’inizio, anche se, secondo indiscrezioni raccolte dal sole 24 Ore, il d-day è fissato ormai per il 9 marzo prossimo. A margine della riunione, nel corso della conferenza stampa, Draghi svelerà anche le prime previsioni di crescita, oltre che di inflazione, della BCE per il 2017. E saranno numeri importanti che impatteranno, appunto, sulla durata del QE. In questo senso, è appena il caso di sottolineare, Draghi ha già anticipato alla tv cipriota che il programma di acquisto titoli “da solo non basterà per la crescita dell’Eurozona”. Insomma, l’obiettivo della BCE è “salvaguardare la stabilità dell’euro e tutti devono fare la loro parte per questo”. Del resto, ovviamente, sul tavolo della BCE c’è pure la delicata questione della Grecia, rispetto alla quale il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha fatto sapere che il piano di rientro del debito sarà presentato lunedì prossimo all’Eurogruppo. E si tratta di un programma – secondo le anticipazioni di stampa – che contiene sei proposte di riforma che fanno riferimento al fisco e alla pubblica amministrazione, unitamente alle misure volte ad affrontare la povertà. E rispetto al quale, va ancora aggiunto, intanto si è appreso che, sia il presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker, sia il cancelliere tedesco, Angela Merkel, già si sarebbero detti contrari ad una ipotesi di ulteriori aiuti a favore di Atene. Tornando al Qe, gli interrogativi sulla modalità di acquisto cui si dovrà oggi dare una risposta sono essenzialmente due: le banche centrali nazionali dovranno acquistare solo le proprie obbligazioni? E che cosa succede se non verranno effettivamente spesi i 60 miliardi di euro al mese? In proposito c’è chi ricorda le parola che lo stesso Draghi, un mese fa, aveva affidato ai giornalisti nell’annunciare il Qe: “Abbiamo due limiti – disse – Il primo è un limite sull’emittente che è del 33%, il secondo è un limite sull’emissione che è del 25%. In altre parole non compreremo più del 25% di ogni emissione e non più del 33% del debito di ciascun emittente“. Inoltre, va ricordato pure che, nella formulazione della proposta, alle banche centrali andrà l’80% del rischio, mentre la Bce farà da garante soltanto per il restante 20%. In proposito un articolo del Financial Time sottolinea che i limiti rispettivamente del 33% e del 25% sugli emittenti e le emissioni del debito potrebbero essere raggiunti nei “worst case scenarios”, ovvero nell’eventualità in cui si concretizzi uno scenario tra i peggiori. E uno di questi potrebbe essere un nuovo shock deflazionistico globale, scatenato da un indebolimento della Cina più forte delle attese o da un forte calo nella crescita del Pil Usa. E situazioni del genere avrebbero come conseguenza una “guerra valutaria più feroce”, con le banche centrali che farebbero a gara per espandere i propri bilanci, acquistando asset e iniettando liquidità, ma rispetto alla quale la Bce si verrebbe a trovarte in una posizione di svantaggio, dal momento che non avrebbe molti margini per aumentare in modo significativo il suo programma di acquisto di bond. Per esempio, se gli acquisti su base mensile dovessero salire dai 60 miliardi di euro attuali a 100 miliardi, il limite del 25% verrebbe toccato solo dopo otto mesi, nel caso di emissioni di debiti da parte del governo tedesco. Il secondo tipo di peggior scenario possibile sarebbe un evento stile Grexit. Secondo l’FT ci sono pochi dubbi sul fatto che l’introduzione di una valuta alternativa alla moneta unica, porterebbe i mercati a reinterpretare l’euro come una moneta che non rappresenterebbe più una Unione monetaria irrevocabile. Borse asiatiche Borse asiatiche deboli questa mattina ad eccezione di Tokyo che ha chiuso le contrattazioni con un progresso dello 0,26% a quota 18751. Hong Kong arretra dell’1,3% circa, Shanghai fa registrare un calo attorno al punto percentuale mentre Seoul ha chiuso invariata. La debolezza è da attribuirsi prevalentemente alle notizie provenienti dalla Cina. Nel corso dell’annuale Assemblea consultiva del Popolo, il premier Li Keqiang ha infatti dichiarato che l’obiettivo di crescita economica per la Cina ques t’anno sarà intorno al 7% inferiore dunque al target del 7,5% del 2014, tra l’altro non raggiunto, visto che l’esercizio si è chiuso con un progresso del Pil del 7,4% (performance peggiore per il colosso asiatico dal 1990). Il deficit di bilancio è atteso al 2,3% del Pil quest’anno mentre l’obiettivo d’inflazione è intorno al 3%. Li Keqiang ha annunciato che per il 2015 il governo prevede di investire 1.600 miliardi di yuan (231 miliardi di euro) in strutture ferroviarie e idriche. Gli investimenti infrastrutturali rientrano in un più ampio programma per complessivi 10.000 miliardi di yuan (circa 1.445 miliardi di euro) in 400 progetti, partito a fine 2014 e che durerà fino a tutto il 2016. Pechino incrementerà inoltre del 10,1% le spese in ambito militare con la scusa di dover modernizzare un esercito costituito da 2,3 milioni di soldati. A detta di molti osservatori i n realtà, la decisione nasconde nemmeno troppo bene il forte desiderio della Cina di imporsi non solo in Asia ma a livello mondiale. Borsa Usa A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in ribasso, la seconda consecutiva. Il Dow Jones ha perso lo 0,58%, l’S&P 500 lo 0,44% e il Nasdaq Composite lo 0,26%. Dal Beige Book della Fed è emerso che l’economia statunitense ha continuato a crescere nel periodo gennaio- metà febbraio nella maggior parte delle regioni e dei settori. La stima ADP (National Employment Report) sul mondo del lavoro ha evidenziato, nel mese di febbraio, una crescita di 212 mila nuovi impieghi. Il dato è risultato inferiore alle attese degli addetti ai lavori che si aspettavano un incremento di 220 mila posti di lavoro, in calo rispetto alla rilevazione precedente pari a 250 mila unità, rivisto da 213 mila. L’indice PMI dei Servizi è salito a febbraio a 57,2 punti d ai 54,4 punti del mese precedente, risultando anche superiore alla stima flash pari a 57 punti. L’indice ISM non manifatturiero è salito nel mese di febbraio a 56,9 punti dai 56,7 punti del mese precedente. Il dato è risultato superiore alle previsioni degli economisti fissate su un indice pari a 56,5 punti. Europa Le principali Borse europee hanno aperto la seduta positive in attesa del meeting della Bce. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,38%, il Cac40 di Parigi lo 0,37%, il Ftse100 di Londra lo 0,10% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,33%. Italia Il Ftse Mib segna +0,51%, il Ftse Italia All-Share +0,52%, il Ftse Italia Mid Cap +0,79%, il Ftse Italia Star +0,86%. Moncler (+8,2% a 1 4,49 euro) balza in avanti dopo una iniziale sospensione per eccesso di rialzo. Il titolo approfitta degli ottimi dati 2014, con ricavi in crescita del 20% a/a, utile netto quasi raddoppiato a 130,3 milioni di euro e indebitamento netto sceso a 111,2 milioni di euro, rispetto a 171,1 milioni a fine 2013. UBS alza il target price di Moncler a 16 euro da 15 euro e conferma il giudizio “buy”. Sul titolo interviene anche JP Morgan che alza il target a 16,5 euro da 15,5 euro e conferma il giudizio “overweight”. Moncler trascina al rialzo anche gli altri titoli del settore lusso come Tod’s (+3,4%), Salvatore Ferragamo (+1,4%), Geox (+3,8%), Moleskine (+1,5%) e Luxottica (+1,3% a 54,90 euro), sulla quale gli analisti di Barclays hanno alzato il prezzo obiettivo da 52 a 60 euro e hanno confermato il giudizio “overweight”. Sempre nel settore lusso si muove decisamente al rialzo anche Safilo Group (+3,6%%) che stamattina ha comunicato di aver siglato un accordo di licenza per le collezioni Givenchy di occhiali da sole e vista. Il contratto di licenza avrà corso dal 1° gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2021, rinnovabile di comune accordo. Acquisti consistenti su Italcementi (+3,9%) dopo l’approvazione dei dati 2014. Nello scorso esercizio sia il MOL corrente sia il risultato operativo sono tornati a crescere, dopo 7 anni di contrazione dovuti agli effetti della crisi economica. Particolarmente significativa l’accelerazione registrata nel quarto trimestre 2014 con MOL corrente a +14,6% a/a, e risultato operativo +29,8% a/a. La perdita netta 2014 si è attestata a 48,9 milioni di euro, quasi dimezzata dal rosso di 88,2 milioni del 2013. Prosegue il rally di Dè Longhi (+3,5% a 19,57 euro) che tocca il nuovo massimo storico a e sembra in grado di proseguire verso 19,90/20 euro. Gli analisti di Berenberg ieri hanno alzato il prezzo obiettivo su Dè Longhi a 25,5 euro dai precedenti 20,5 euro e hanno confermato il giudizio “buy”. Due giorni fa Dè Longhi ha diffuso i risultati del quarto trimestre 2014 e dell’intero esercizio migliori delle attese. Il 2014 si chiude con un utile netto pari a 126,5 milioni di euro, in crescita dell’8,2% dal 2013. Sotto la parità Banca MPS (-1,3%): ieri il cda ha convocato le assemblee ordinaria e straordinaria per i giorni 14, 15 e 16 aprile per l’ok all’aumento di capitale da massimi 3 miliardi di euro. In quella sede verrà approvato anche il raggruppamento delle azioni ordinarie nel rapporto di una nuova azione ogni 20 esistenti. Il cda ha reso noto che il pagamento degli interessi maturati sui Monti Bond (243 milioni di euro) avverrà mediante attribuzione al MEF di circa 449 milioni di azioni ordinarie di nuova emissione: pertanto, assumendo un aumento di capitale di 3 miliardi di euro, e assumendo che il prezzo delle azioni BMPS al lanc io dell’aumento di capitale sia in linea con i livelli attuali, la quota del MEF dopo il completamento dell’aumento di capitale sarebbe pari al 4% circa del capitale.


I dati macro attesi oggi Giovedì 5 marzo 2015 07:30 FRA Tasso di disoccupazione T4; 08:00 GER Ordini all’industria gen; 10:00 ITA PIL (finale) T4; 13:00 GB Riunione BoE; 13:45 EUR Riunione BCE; 14:30 EUR Conferenza stampa Draghi (BCE); 14:30 USA Indice co sto del lavoro (finale) T4; 14:30 USA Indice Produttività del lavoro (finale) T4; 14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione; 16:00 USA Ordinativi industriali gen.