Quei segnali del Cremlino che vanno oltre la guerra in corso

in foto Vladimir Putin

Quanto è accaduto ieri, cioè la decisione di Putin di ridurre ancora del 15% il quantitativo di gas da fornire all’Italia, peraltro con decorrenza immediata, probabilmente è voluto essere un altro segnale del Cremlino al mondo che va oltre la guerra in corso. Quasi certamente esso ha voluto sottolineare ancora una volta, pur senza che fosse necessario, chi al momento stia conducendo il gioco. Definire lo stesso d’azzardo non basta a rendere in pieno l’entità della sua valenza negativa. Premesso che un atteggiamento del genere, l’ ultima riduzione ex abrupto della fornitura di gas al Paese, non sarebbe perdonato nemmeno al peggiore battitore d’asta dei mercati ittici generali, pur potendo immaginare chiunque quanto sia necessario per questi far presto perché quel genere di prodotto passi di mano in condizioni ottimali. Un dubbio si sta trasformando in certezza, con l’augurio che gli annali della storia potranno invece smentirlo, come uno dei tanti episodi verificatisi nei secoli. Sono stati quelli finiti alla stessa maniera della rana della favola di Esopo che, gonfiandosi troppo nel tentativo di dimostrare la sua presunta superiorità a una mucca, fini con lo scoppiare. Non sarebbe la prima volta, e tanto è abbastanza noto, che chi o coloro i quali in un determinato periodo della storia, a Mosca o comunque intorno agli Urali, fosse stato influenzato dalle stesse paturnie di quell’ anfibio, avanzando così pretese di dominare il mondo. Ben vengano, anzi che proseguono, gli incontri itineranti di leaders di paesi europei nel tentativo di arrivare a un cessate il fuoco. Come si può credere di poter mettere in piedi un confronto diplomatico con quelle rane, scuserà l’innocuo batrace l’ infelice accostamento? Individui che vengono meno sistematicamente alla parola data, lo Zar tutto d’un pazzo ( la a è voluta ) e la sua corte dei miracoli all yacht and champagne, poco più di un mese fa avevano preso impegno con Draghi e i suoi ministri competenti che la fornitura di gas da parte di Gazprom all’ ENI non sarebbe stata in nessun modo ridotta. Di che mai potranno discutere gli ardimentosi premier occidentali con quel presidente di cartone come la troyka che lo circonda? Solo a titolo di curiosità, tale definizione è molto assonante con quella toscana troiaio, usata dove il si suona per indicare il peggio del peggio.Nel Molise la saggezza popolare, distillata da lunghe e attente osservazioni, vuole che i tori vadano tenuti per le corna mentre le Persone, anche in tal caso la maiuscola non è un refuso, per la parola, sottinteso data. Contrariamente a quanto supposto oltrecortina, dove quel modo di riferirsi di buona parte dell’ umanità è definito una forma non sobria di valutazione del contesto. Si dice anche un pò dappertutto che con un determinato tipo di amico o di parente, sia opportuno non comprare né vendere niente. Il filo conduttore di quanto esposto è che, nell’ attuale dramma che si sta consumando in Occidente, ciò che sta condizionando pesantemente la vicenda è la mancanza assoluta di lealtà, quindi mancanza totale di fair play, di chi opera all’interno del Cremlino. L’Occidente ha un solo passo sbagliato di cui rammaricarsi: l’aver creduto, a agosto dello scorso anno, che veramente il dispiegamento di truppe dell’Armata Rossa a ridosso dei confini con l’Ucraina fosse solo un’esercitazione militare, anche se speciale, così come ancora oggi continua a definirla Mosca. Sì è invece rivelata una replica della vicenda del cavallo di Troia, di proporzioni più ampie e più nefaste. Del senno di poi sono piene le tombe, quindi, per quanto sarà possibile, è fondamentale che l’ Europa continui il percorso intrapreso per ridurre il più possibile la dipendenza energetica dala Russia. Non sarà mai ricordato a sufficienza, tale operazione non dovrà essere mai d’ostacolo alle scadenze prefissate per il passaggio all’utilizzo di energia ottenuta da fonti rinnovabili.
Il vero e proprio vulnus o tallone di Achille per rimanere in tema, è proprio questo. Inutile ipotizzare che, per miracolo e niente altro, Putin e la sua banda stonata possano avere un ravvedimento operoso. Vuole un detto, proveniente da quelle latitudini:” gratta un russo e verrà fuori il cosacco che è in lui”. Molto più semplicemente, ma di altrettanta efficacia è un’ altra asserzione molto usata nel contado:” chi lava la testa all’asino, perde tempo, acqua e sapone”.
Avanti così, che il cammino verso il ritorno alla normalità, seppur minima, è ancora lungo.