Quirinale, mai un presidente all’ottavo voto: un unicum per la storia repubblicana

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L’elezione del capo dello Stato all’ottavo scrutinio rappresenta un unicum per la storia repubblicana. In molti casi si e’ andati ben oltre questo numero di votazioni e solo per due volte il nuovo presidente della Repubblica è arrivato al primo colpo. Nelle precedenti 12 elezioni presidenziali per quattro volte il quarto scrutinio è risultato decisivo: è accaduto per Luigi Einaudi nel 1948, Giovanni Gronchi nel 1955, Giorgio Napolitano nel 2006 e Sergio Mattarella nel 2015. Alla sesta votazione e’ arrivato, nel 2013, il Napolitano-bis. Ma la storia delle corse al Quirinale è costellata di esempi di elezioni piu’ che travagliate, sbloccatesi addirittura oltre il ventesimo scrutinio. E’ il caso del record, in negativo, di Giovanni Leone eletto presidente nel 1971 allo scrutinio numero 23. Ma sette anni prima lo stesso Leone era stato protagonista di una via crucis lunga quasi altrettanti voti. Era stato sul punto di farcela (al quattordicesimo spoglio) ma si era dovuto alla fine arrendere a Giuseppe Saragat eletto alla votazione numero 21. Anche per un presidente molto amato ed eletto con un consenso (da lui stesso richiesto come conditio per correre) come Sandro Pertini l’elezione non fu certo una passeggiata. L’8 luglio del 1978 salì al Colle piu’ alto al sedicesimo scrutinio con il record di voti: 833 su 995 grandi elettori. Sette anni dopo a Francesco Cossiga riuscì invece l’impresa dell’elezione al primo voto. Il 24 giugno 1985 ando’ tutto liscio come l’olio: 752 voti su 977. Ampia maggioranza per Oscar Luigi Scalfaro, ma solo alla sedicesima votazione e con l’ accelerazione continua alla strage di Capaci. A Carlo Azeglio Ciampi va il record di rapidità nello scrutinio e l’elezione al primo voto con 707 preferenze. E’ il 13 maggio del 1999 e accanto a lui a seguire la lettura delle schede c’e’ un giovane Mario Draghi.