Rapporti Confindustria e Svimez: non basta il “Patto” col governo, alla Campania servono altri 5 mld

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Punti critici, ma anche potenzialità, soprattutto di sviluppo: gli studi dell’Unione industriali di Napoli e della Svimez, con il contributo della Camera di Commercio di Napoli, presentati oggi, fotografano lo stato del settore della logistica in Campania e della mobilità nella provincia di Napoli. Una fotografia dell’esistente, per capire, partendo da quello che già c’è, cosa, finora non ha funzionato affinché il comparto diventasse appieno una leva per lo sviluppo territoriale. 
Il rapporto sulla mobilità dell’area metropolitana di Napoli ha come orizzonte temporale il 2020. Dall’analisi complessiva emerge un ammontare, per realizzare tutte le opere previste, pari a 13 miliardi e 938 milioni di euro, a fronte del quale vi è una disponibilità di 7 miliardi e 784 milioni, pari al 55,48% del totale. Stando al rapporto, il fabbisogno residuo per portare a termine le opere, è di 6 miliardi e 154 milioni di euro, di cui solo 526 milioni programmati a diverso titolo. 
Mentre i ricercatori stilavano il rapporto, è però intervenuta la stipula del Patto per la Campania tra Governo e Regione, relativo anche ad alcune delle opere prese in considerazione nello studio. Così emergono differenze in relazione ai costi e al fabbisogno in termini economici per la realizzazione delle infrastrutture prese in esame. 
Stando al rapporto, dalla comparazione delle due analisi, riferite alle stesse opere infrastrutturali – quella relativa allo studio e quella del Patto – salta fuori una differenza, calcolata nel breve periodo, “nella stima del fabbisogno residuo”. Per il Rapporto è di 1 miliardo e 397 milioni, per il Patto per la Campania è di 383 milioni di euro. Dunque, il fabbisogno complessivo, inizialmente calcolato in 6 miliari e 154 milioni, risulta essere, dopo il Patto per la Campania, a 5 miliardi e 140 milioni. 
Sul fronte della logistica, lo studio è stato articolato in due parti. Nella prima sono stati evidenziati limiti e criticità del sistema logistico, soprattutto legati a interventi strutturali auspicabili. E’ il caso, ad esempio, così come riportato nello studio, della possibilità di interrare il collegamento ferroviario dal Porto di Napoli all’interporto di Nola. Un’idea già avanzata dagli addetti ai lavori e che è rilanciata nello studio. Allo stato attuale, secondo l’indagine, interrare il collegamento ferroviario, rappresenterebbe un modo per evitare di congestionare il traffico ferroviario. Se si procedesse alla rimozione di questi che sono indicati come limiti, la Regione Campania così come tutta l’area della provincia di Napoli, avrebbero infrastrutture logistiche in grado di incrementare in maniera notevole il trasporto merci. 
Allo stato, è un dato di fatto che la Campania ha come punti di forza due porti (Napoli e Salerno), un aeroporto e due interporti, praticamente gli unici del Sud Italia. Una volta realizzata la tratta Alta capacità Napoli-Bari, sono proprio i due interporti a poter dare il giusto input a un maggiore utilizzo del trasporto merci che veda insieme mare, gomma e ferro, così da proporsi come protagonisti per i traffici merci aggiuntivi in vista dell’ampliamento del Canale di Suez.
 “La logistica è un nodo perenne da sciogliere – ha detto il presidente dello Svimez, Adriano Giannola – Per una Regione come la Campania, che ha ha enormi ipotesi di soluzione, questi ultimi anni sono stati di arretramento, soprattutto gestionale della logistica esistente, una crisi finanziaria, progettuale e organizzativa”. 
“Abbiamo cercato, con le ricerche di fare il punto su risorse, progetti e tempi – ha evidenziato il presidente dello Svimez – Le premesse per una ripartenza, guardando anche al Patto per la Campania ci sono, ma ci sono anche dubbi sull’esistenza effettiva delle risorse e la rapidità con cui possano arrivare ed essere spese. Programmare e partire è compito della politica”. 
“L’infrastrutturazione del territorio, intesa in senso lato, come realizzazione di nuove opere, ma anche come coordinamento delle strutture esistenti e ottimizzazione della logistica, ovvero dei flussi materiali e immateriali relative alle imprese e alle loro produzioni – ha affermato Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli – è l’anello di congiunzione che può innervare lo sviluppo”. La prima analisi, come ha evidenziato Prezioso, mette a fuoco le criticità che “può giovare ai decisori istituzionali perché assumano comportamenti e diano vita ad azioni corrispondenti alle effettive esigenze”. Nella seconda analisi è stato tracciato “un quadro delle principali infrastrutture per la mobilità nell’area napoletana, riguardate dal punto di vista dei finanziamenti e dello stato di attuazione”. 
“Ci troviamo di fronte a grandi opere pubbliche che consentirebbero di integrare maggiormente il territorio, di velocizzare le vie di comunicazione verso l’esterno e l’interno, di rendere più vivibile l’operatività quotidiana di cittadini e imprese – ha detto Prezioso – Queste opere, tuttavia, al momento presentano i contorni di una scommessa. Spesso le risorse sono disponibili soltanto in parte e, anche dove i fondi sono stati stanziati, i lavori non sono partiti o hanno uno stato di avanzamento ridottissimo”. 
“Le Regioni meridionali, con la Campania e l’area metropolitana di Napoli in particolare, sono penalizzate da carenze infrastrutturali e da un’elevata percentuale di inefficienza del sistema dei trasporti – ha sottolineato Guglielmo Pettrone, commissario straordinario della Camera di Commercio – che ne pregiudicano l’accessibilità e la competitività economica, eppure la logistica rappresenta un importante driver dello sviluppo”. 
“E’ opportuno – ha aggiunto – rilanciare il ruolo dei porti, in particolare quello di Napoli che con la retroportualità di Napoli Est e il supporto operativo e logistico del sistema interportuale a ridosso della città, assumerebbe un ruolo strategico per l’economia locale e regionale”. “Il sistema camerale – ha concluso Pettrone – può qualificarsi come attore in grado di arginare i conflitti potenzialmente emergenti fra i diversi interessi in gioco, contribuendo a costruire quel consenso indispensabile affinché le iniziative legate alla City Logistics possano essere realizzate in tempi ragionevoli ed in modo più efficace ed efficiente possibile”.