Rapporto Osservasalute: spesa sanitaria stabile in Italia, male la Campania

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Spesa sanitaria pubblica pro capite stabile in Italia, ma resta più bassa che in altri Paesi. Lo evidenzia il Rapporto Osservasalute presentato oggi che chiarisce come nel 2014, la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia sia di 1.817 euro, del tutto in linea con il valore dell’anno precedente, segnando così un arresto del trend in diminuzione dal 2010. 
Con tale valore medio, l’Ocse pone l’Italia tra i Paesi che spendono meno, tra i 32 dell’area OCSE, in termini pro capite. Nell’ultimo anno, ad esempio, il Canada ha speso oltre il 100% in più per ogni cittadino rispetto all’Italia, la Germania il 68% e la Finlandia il 35%, con la conseguenza che l’Italia si posiziona all’estremo inferiore dei valori pro capite insieme a Paesi per lo più dell’Europa dell’Est. 
La spesa pro capite più alta si registra in Molise (2.226 euro) e la più bassa in Campania (1.689). Il gap è di 537 euro. Fra il 2013 e il 2014 12 regioni hanno ridotto la loro spesa sanitaria pro capite, mentre 9 ne hanno incrementato il valore. Fra queste ultime, 3 sono regioni in Piano di rientro (Campania +0,18%, Puglia +1,07% e Molise +6,23%). Le regioni più virtuose, con una riduzione del 2%, appartengono al Nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Piemonte). 

ASL IN PERDITA – Il Rapporto Osservasalute rivela anche che nello scorso decennio molte Aziende Sanitarie pubbliche hanno sistematicamente operato in perdita e la copertura delle perdite accumulate è stata soltanto parziale. Alla fine del 2008, vi si legge, si rilevavano 38,7 miliardi di euro di perdite accumulate dalle aziende (32,6 nelle regioni con piani di rientro e 6,1 nelle altre), di cui 24,7 miliardi di euro coperti da contributi assegnati, ma non ancora erogati e i rimanenti 14 miliardi non ancora coperti nemmeno in termini di assegnazione. Di qui le ben note difficoltà incontrate dalle aziende nel pagamento dei fornitori e nel rinnovo dei cespiti, ad esempio delle apparecchiature mediche. Negli anni successivi, e soprattutto a partire dal 2012, i Servizi Sanitari Regionali (Ssr) hanno continuato a rilevare perdite, ma in misura sempre più contenuta. Nel frattempo, sono diventati più stringenti e monitorati gli obblighi di copertura, cui si è aggiunta un ingente trasferimento di liquidità da parte dello Stato. 
A fine 2014, tutti i disavanzi risultavano così essere stati coperti, almeno in termini di assegnazione, per il complesso del Ssn e per la maggioranza dei Ssr individualmente considerati. Uno degli elementi di maggiore disfunzionalità delle Aziende Sanitarie è dato dal ritardo nei pagamenti dei fornitori. Infatti, il ritardo nei pagamenti può essere la spia di inefficienze amministrative ed eccessive rigidità delle procedure di spesa nelle Pubbliche Amministrazioni. A livello nazionale, i tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche sono passati da 300 giorni nel 2011 a 195 giorni del 2014, con una riduzione del 35%. La riduzione dei tempi medi di pagamento si è verificata, in particolar modo, a partire dal 2012, con una diminuzione più marcata tra il 2013-2014, con un abbattimento dei tempi medi di pagamento del 24,7% in questi 2 anni. Verosimilmente tale risultato è dovuto all’entrata in vigore del D. Lgs. n. 192/2012 che stabilisce come valore di riferimento un tempo pari o inferiore a 60 giorni. Tuttavia, sebbene la situazione sia nettamente migliorata nel quadriennio preso in analisi, i tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche si discostano ancora molto da quanto prescritto dalla normativa vigente. 
Dal Rapporto emerge un profondo divario tra le regioni. Infatti, se in tutte le regioni viene riscontrato un trend in diminuzione tra il 2011-2014, i dati anno per anno mostrano che non tutte le regioni hanno fatto il medesimo sforzo per ridurre i tempi medi di pagamento delle Aziende sanitarie pubbliche, con situazioni limite come in Piemonte e in Molise, in cui i Dso sono aumentati tra il 2011-2013, per poi ridursi nel 2014. Altro elemento che mostra una forte eterogeneità tra le regioni è il valore minimo e massimo rilevato nei tempi medi di pagamento, per cui si passa dai 71 giorni nel 2014 in Valle d’Aosta, valore sostanzialmente in linea con quanto prescritto dalla normativa vigente, ai 794 giorni nel 2014 in Calabria, valore oltre dieci volte superiore a quanto prescritto dalla normativa vigente. In via generale, si riscontra come nelle regioni del Nord i tempi medi di pagamento siano mediamente più bassi del valore nazionale, mentre nelle regioni del Centro-Sud e Isole i tempi di pagamento siano più elevati del dato nazionale e ancora molto lontani dal benchmark.