Rassegne, per il 25° anniversario di Vinalia torna VinArte

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di Azzurra Immediato

“Vinarte 2018 si propone, ancora una volta, di dar seguito ad un tragitto su cui poter incontrare una vera e propria sinergia intellettuale, territoriale e capace di far fronte ad una serie di similitudini che molto hanno a che vedere con la ricerca identitaria e la sua valorizzazione, con tessere trame che abbattono distanze, tempi e clichés”: le parole del direttore artistico di Vinarte2018, Giuseppe Leone, in occasione della venticinquesima edizione di Vinalia, tracciano quello che è il percorso scelto per articolare le strade dell’arte. Nell’antico borgo di Guardia Sanframondi, alle pendici del Castello medievale, voluto dalla famiglia Sanframondo, si sviluppa un intricato dedalo che, trama di vicoli, scalinate, piazzette e lunghi affacci sulla Valle Telesina, domina come a voler, infine, trovare respiro verso l’infinito. Se, in superficie, il borgo si sviluppa lungo un dislivello sucui si abbarbicano le architetture e l’intero impianto urbanistico, al di sotto, esso è attraversato da più torrenti, di carattere ipogeo e non solo, che s’intersecano con il quotidiano nel flusso continuo delle acque, dalla notte dei tempi, così come nei suoni, nei colori, negli scorci.
Lungo tali direttrici sono stati individuati luoghi storici per accogliere il clou di VinArte, dove ‘il vino di sposa con l’arte’ come afferma il direttore artistico e secondo un’espressione artistica che è in parte autoctona in parte ‘forestiera’: il secolare edificio già Monte dei Pegni, dedicato alla mostra personale di Salvatore Vitagliano ed alla sua interpretazione del tema Resilienza attiva. Si tratta di unaesposizione che pone il maestro come punta di diamante di un percorso artistico variegato e che presenta al pubblico opere capaci di rendere nota della incredibile dimensione dell’ispirazione di Vitagliano, che invita gli spettatori ad abitare lo spazio tra sculture lignee ed opere pittoriche, mosaiche ed assemblage, in una vera immersione nella visionarietà del genio d’autore. Pochi metri più in là, l’antica chiesa dell’Ave GratiaPlena, il Municipio vecchioed il palazzo canonico attiguo, sdoppiano il percorso avviato dalla mostra personale dell’artista napoletano. All’interno del transetto dell’Ave GratiaPlena, nota anche con l’acronimo AGP, ove è presente il restaurato Orologio della Torre Campanaria, si attua,con esso,un dialogo per opere tra Salvatore Vitagliano eAndrea Bove, secondo un delicato colloquio tra lo spazio ecclesiale, gli altari e la commistione di linguaggi: alla scultura che raffigura la Madonna della Fortunadel Vitagliano si contrappone l’opera su carta da osservare con lente fotografica, realizzata come una moderna reliquia, come un offertorio dei giorni nostri, di Andrea Bove che, tuttavia, si lega concettualmente con il piccolo ritratto mosaicato realizzato da Vitagliano e posto nella cornice d’altare. Ciò avviene al cospetto del grande ed antico orologio, al centro dello spazio architettonico da cui tutto pare irradiarsi ed a cui tutto fa ritorno, in ossequio al tempo, nel legame che unisce i cicli della vita umana e della natura.Addentrandosi nell’edificio, sui tre piani della ex Sagrestia si sviluppa, invece, la sezione di Fotografia, diretta dalla giovane curatrice Azzurra Immediato, ove si incontrano artisti provenienti da Bologna, come Anna Rosati, dal curriculum di grande rilievo e che torna nel Sannio dopo essere stata ospite del Museo Arcos di Benevento nel 2017 con una mostra voluta e co-curata dal direttore Ferdinando Creta, e ancora il giovane e talentuosoFrancescoCardone; giungono da Napoli, Andrea Bove, che non necessita di presentazione e Francesco Ciotola, un nome della nuova generazione partenopea già molto conosciuto ed apprezzato per il suo linguaggio concettuale; autori, i citati,pronti a conversare per immagini con fotografi locali, a delineare il Genius Loci su cui si è voluto fortemente porre l’attenzione, con le opere di Federica Assini, Pasquale Di Cosmo, Mariagrazia Pigna, Germana Stella e il reportage sull’Africa resiliente di Francesco Garofano, quest’ultimo presentato nel Municipio vecchio, dedicato alla questione africana, in un momento storico in cui tutto appare confuso, intricato e, troppo spesso lontano dalla verità che, invece, un certo tipo di fotografia, sa restituire. Gli autori degli scatti hanno lavorato secondo il proprio modused unito, in una ampia visione generale, un ragionamento sul tema scelto per il 2018 dal festival e con cui hanno saputo legarsi in maniera emozionale oltre che artistica.Uno spazio a parte sarà Alatere di questo binario, si scoprono altre diramazioni, con maestri che abitano questi luoghi e ne caratterizzano l’identità, da sempre, come lo scultore Mariano Goglia, il quale, sorprenderà i visitatori nel loro cammino d’arte e vino, con le sue opere disseminate tra antichi palazzi e suggestive strade, lasciando scoprire il rapporto atavico tra generazioni e, infine, ancora nel borgo antico, troveremo l’artista Carmine Maffei che accoglierà i visitatori nel suo atelierGalleria Studio Pietre Vive, luogo magico e sorprendente, fucina d’arte e non solo, aperto verso l’infinito della vallata.
Vinarte 2018, dunque, conferma la volontà di intersecare arte e territorio, eccellenze locali e magistralità provenienti da altri luoghi, nell’intuizione del direttore artistico e dei suoi collaboratori di originare sinergie uniche, straordinarie, con la volontà di recuperare antichi borghi ed antiche tradizioni nel solco, però, di una commistione con il contemporaneo di grande valore.