Recenti studi sull’impatto positivo dell’Ai generativa sul lavoro: la soluzione di un cruccio?

(Imagoeconomica)

Secondo un nuovo studio recentissimo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – Ilo (https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—dgreports/—inst/documents/publication/wcms_890761.pdf), è più probabile che l’intelligenza artificiale generativa (Ia) automatizzando alcune mansioni, piuttosto che sostituendo completamente un ruolo lavorativo, aumenti i posti di lavoro piuttosto che distruggerli.

Lo studio, Generative AI and Jobs: A global analysis of potential effects on job quantity and quality, i cui autori sono Paweł Gmyrek, Janine Berg, David Bescond (https://www.ilo.org/global/about-the-ilo/newsroom/news/WCMS_890740/lang–en/index.htm) suggerisce che la maggior parte dei posti di lavoro e dei settori industriali sono solo parzialmente esposti all’automazione ed è più probabile che vengano integrati piuttosto che sostituiti dall’ultima ondata di IA generativa, come la chatGPT. Pertanto, l’impatto maggiore di questa tecnologia non sarà probabilmente la distruzione di posti di lavoro, ma piuttosto i potenziali cambiamenti nella qualità dei posti di lavoro, in particolare l’intensità e l’autonomia del lavoro.

Il lavoro impiegatizio è risultato essere la categoria con la maggiore esposizione tecnologica, con quasi un quarto delle mansioni considerate altamente esposte e più della metà delle mansioni con un’esposizione di livello medio. In altri gruppi occupazionali – tra cui dirigenti, professionisti e tecnici – solo una piccola parte delle mansioni è risultata altamente esposta, mentre circa un quarto aveva livelli di esposizione medi.

Lo studio, di portata globale, condotto da Paweł Gmyrek, Janine Berg, David Bescond, documenta notevoli differenze negli effetti sui Paesi a diversi livelli di sviluppo, legate alle attuali strutture economiche e ai divari tecnologici esistenti. Esso  rileva che il 5,5% dell’occupazione totale nei Paesi ad alto reddito è potenzialmente esposto agli effetti di automazione della tecnologia, mentre nei Paesi a basso reddito il rischio di automazione riguarda solo lo 0,4% dell’occupazione. D’altra parte, il potenziale di aumento è quasi uguale tra i vari Paesi, il che suggerisce che, con le giuste politiche, questa nuova ondata di trasformazione tecnologica potrebbe offrire importanti benefici ai Paesi in via di sviluppo”.

Sempre secondo lo studio, gli effetti potenziali dell’IA generativa potrebbero differire in modo significativo per uomini e donne, con una quota più che doppia di occupazione femminile potenzialmente interessata dall’automazione. Ciò è dovuto alla sovra rappresentazione delle donne nei lavori d’ufficio, soprattutto nei Paesi ad alto e medio reddito. Poiché i lavori impiegatizi sono stati tradizionalmente un’importante fonte di occupazione femminile con lo sviluppo economico dei Paesi, un risultato dell’IA generativa potrebbe essere che alcuni lavori impiegatizi potrebbero non emergere mai nei Paesi a basso reddito”.

Il documento conclude che l’impatto socioeconomico dell’IA generativa “dipenderà in larga misura da come verrà gestita la sua diffusione. Sostiene la necessità di progettare politiche che supportino una transizione ordinata, equa e consultiva. La voce dei lavoratori, la formazione delle competenze e un’adeguata protezione sociale saranno fondamentali per gestire la transizione. Altrimenti, c’è il rischio che solo pochi Paesi e operatori di mercato ben preparati possano beneficiare della nuova tecnologia”.

Gli autori osservano che “gli esiti della transizione tecnologica non sono predeterminati. Sono gli esseri umani a decidere di incorporare tali tecnologie e sono gli esseri umani a dover guidare il processo di transizione”.

Questo studio ILO, rilasciato alla stampa il 21 luglio 2023, risolve il “cruccio” derivante da un posizione non chiara che può portare al blocco dell’AI finché non sarà sicura. Secondo un’indagine condotta da Ipsos Italia per conto di Class Editori , e rilasciata,anteriormente, il 30 maggio 2023, da MILANO FINANZA, sulla percezione dell’intelligenza artificiale in Italia, (https://www.milanofinanza.it/news/intelligenza-artificiale-il-54-vuole-fermare-l-ai-finche-non-sara-sicura-sondaggio-esclusivo-ipsos-italia-202305291849341569?refresh_cens) il “54% dei partecipanti è a favore di un allentamento degli sviluppi dell’AI fino a quando non sarà garantita la sicurezza. Il 32% non imporrebbe questo vincolo e il restante 14% non ha una posizione chiara in merito”.

Ulteriormente interessante questa parte dell’indagine IPSOS. “Tra le principali preoccupazioni dei partecipanti, la privacy è il timore più diffuso (58%), seguita dalla necessità di garantire un’accurata verifica dei fatti e dalla lotta alle fake news. Rispetto ai diversi modelli di AI presi in considerazione, il 57% degli interpellati ha dichiarato di conoscere ChatGPT. Altri modelli menzionati includono Bard (noto al 25% dei partecipanti), oltre a Midjourney e DALL-E, conosciuti rispettivamente dal 13% e 27%”

Circa le potenzialità del modello ChatGPT 
L’AI ha già avuto anche un impatto significativo sul mercato, come dimostrato dal rialzo della capitalizzazione di mercato di Nvidia, alla soglia dei mille miliardi. La domanda sorge spontanea: l’intelligenza artificiale sarà una risorsa per il futuro o rappresenterà un rischio per l’umanità? L’impressionante velocità di sviluppo dell’AI generativa nella nostra quotidianità alimenta il dubbio. Il modello ChatGPT ha dimostrato le sue potenzialità, ma ora le istituzioni si trovano a dover affrontare la sfida di regolamentare adeguatamente l’utilizzo di questa tecnologia, in un contesto di confronto tra sviluppatori e aziende tech di rilievo”.

Circa l’impatto sul mondo del lavoro
“Si discuterà inoltre dell’impatto che l’AI potrà avere sul mondo del lavoro e sull’economia. “Artificial Intelligence Day: la rivoluzione de-generativa?” offrirà un dialogo tra i protagonisti dei settori strategici per il business, con l’analisi di Boston Consulting Group, le prospettive di James Pomeroy, global economist HSBC, la strategia di Microsoft Italia e il punto di vista di Marco Landi, già ai vertici di Apple a Cupertino e attualmente presidente di The Digital Box. E’ di rilievo anche l’intervista esclusiva al creatore di ChatGPT Sam Altman, ceo di OpenAI, per il quale governance e partnership a livello globale saranno necessari per sfruttare al massimo questa tecnologia”.