Record di aziende marocchine in Campania, i nuovi servizi del corpo diplomatico

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In foto Youssef Bella, ambasciatore del Marocco in Italia

L’iniziativa imprenditoriale degli immigrati è una realtà ormai diffusa e radicata su tutto il territorio nazionale. Nell’ambito della campagna di informazione promossa nell’ambito di “Voci di confine”, progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, con capofila Amref e con il Centro Studi e Ricerche IDOS partner insieme a una rete di ulteriori enti e associazioni, sono state pubblicate schede di sintesi con i dati di ciascuna regione. Ii dati sulla Campania.sono i seguenti: Le imprese a gestione immigrata attive in Campania a inizio 2018 sono 44.022, vale a dire il 7,5% di tutte quelle registrate dalle Camere di Commercio in Italia (587.000).
Rispetto alla totalità delle imprese attive in regione, quelle immigrate incidono per 7,5%, dunque al di sopra della media del Sud Italia del 6,8%. Si tratta di imprese cresciute soprattutto negli anni tra il 2012 e il 2017, periodo nel corso del quale il loro numero in Campania è aumentato del 51,2%, a fronte di un aumento medio che in Italia è stato del 19,6% e che, tra le imprese italiane, è stato di appena lo 0,7% in Campania mentre ha segnato un valore negativo in Italia (-2,0%). Anche l’ultimo anno ha confermato il trend e, tra il 2016 e il 2017, in regione le imprese immigrate hanno registrato un incremento del 6,2% (in Italia: +2,8%) e quelle italiane del +1,0%.
Tra le imprese campane i cui responsabili sono nati all’estero, 9 su 10 sono gestite da stranieri non comunitari (88,2%, a fronte del 79,1% in Italia) e quasi altrettante (87,2%) sono a carattere individuale (38.389). Guardando solo a queste ultime, gli archivi offrono ulteriori informazioni sugli stranieri che ne sono titolari, con riferimento al genere, ai paesi di nascita, alle province e ai settori/comparti di attività.
Emerge così che in Campania le donne rappresentano il 22,1% dei titolari di impresa stranieri (in Italia l’incidenza femminile è del 23,3%). Ma soprattutto, si riscontra che più della metà dei titolari stranieri ha la propria attività nella provincia di Napoli (52,6%), che ne conta più di 20mila; seguono, con una quota del 22,4%, la provincia di Caserta (8.600), con il 16,6% quella di Salerno (6.385), e con quote decisamente minori le province di Avellino (5,3%, pari a 2.022 persone) e Benevento (3,1%; 1.196 titolari).
I paesi di nascita più rappresentati tra i titolari d’impresa stranieri recano al primo posto il Marocco, come registra la stessa Ambasciata di cui S.E. l’Ambasciatore Yussef Bella. Il Marocco registra una quota del 19,5% su tutti i titolari stranieri, il Pakistan con il 10,1%, e a seguire Bangladesh (8,9%), la Cina (8,5%), il Senegal (5,6%) e la Nigeria (4,3%). Già questa graduatoria mostra alcune differenze rispetto a quella media riscontrata in Italia, dove, subito dopo i marocchini, si collocano cinesi, romeni, albanesi, bangladesi e senegalesi, evidenziando come in Campania si assista a un protagonismo maggiore delle collettività pakistana, senegalese e nigeriana.
Ciascuna provincia poi mostra ulteriori e precise caratteristiche nelle dimensioni delle diverse collettività: a Napoli la prima collettività è quella pakistana e tra i primi sei paesi di nascita compaiono anche l’Algeria e lo Sri Lanka; a Caserta i nigeriani sono al secondo posto, ma sono rappresentati al di sopra della media regionale anche i senegalesi e nelle prime sei posizioni troviamo anche algerini e ghanesi; invece, nelle province di Benevento, Avellino e, in parte, Salerno, la gran parte dei paesi di nascita fanno pensare si tratti soprattutto di discendenti di emigranti italiani, per via dei paesi coinvolti (Svizzera, Germania, Regno Unito e Venezuela).
Nel complesso, i primi sei paesi di nascita dei titolari d’impresa in Campania coprono da soli il 56,9% delle provenienze dall’estero e i primi tre il 38,5%. Se in Italia il 61,3% dei titolari d’impresa stranieri lavora nei servizi, il 32,8% nell’industria e il 3,1% in quello dell’agricoltura/silvicoltura/pesca, in Campania la quota relativa ai servizi è più alta di 18 punti percentuali (79,3%) a scapito dell’industria (che pesa per il 13,0%), mentre resta uguale la quota del settore agricolo (3,1%).
Tra i comparti interni a ciascun settore, i più rappresentati sono il commercio (che in Campania pesa quasi il doppio che in Italia (69,0% a fronte di una media nazionale del 39,7%), l’edilizia (che però in Campania si ferma al 9,6% mentre in Italia registra una quota del 25,1%), le attività manifatturiere (3,4%; Italia; 7,7%) e l’agricoltura (3,1%).