Roma, 21 set. (AdnKronos) – Dieci miliardi per il reddito di cittadinanza. Che si traducono in 780 euro nelle tasche di tutti gli aventi diritto. Il M5S non arretra di un passo e, nel , è tornata a chiedere al ministro dell’Economia Giovanni Tria di allentare i cordoni della borsa. Anche se questo volesse dire rivedere il rapporto deficit/Pil fino a spingersi al 2,4% se necessario. Questa, a quanto apprende l’AdnKronos dai vertici del Movimento, la sintesi dell’incontro che si è tenuto nella sede del governo e che vede ancora tensioni tra i 5 Stelle e il responsabile del Tesoro. Anche se, viene assicurato da fonti del Movimento, l’intesa sul ‘tesoretto’ per realizzare il reddito di cittadinanza sarebbe a un passo.
Per realizzare la misura tanto cara ai 5 Stelle un risparmio di spesa, a quanto si apprende, dovrebbe arrivare dai centri d’impiego: qualche centinaio di milioni di euro verranno reperiti direttamente dall’Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal), ma il restante miliardo e mezzo necessario per i Cpi rientrerebbe nella spesa complessiva prevista per la misura. Sempre secondo fonti M5S, per la flat tax – allo stato dell’arte – la strada sarebbe più in salita: due miliardi i fondi attualmente disponibili per realizzare la misura fiscale. Ma sarebbe invece a buon punto un intervento sulla legge Fornero, altrettanto caro alla Lega: uscita dal mercato del lavoro a quota 100 con 62 anni di età e 38 di contributi.
Le coperture economiche necessarie per attuare le misure contenute in Manovra comunque non sembrano preoccupare i partner di governo. Secondo il vicepremier Luigi Di Maio, infatti, bisogna “dimenticare i numerini e pensare ai cittadini”. Della stessa opinione il premier Giuseppe Conte che, in un’intervista trasmessa su Facebook, ha sostenuto: “I numeri li inseriremo alla fine. Prima scriviamo le riforme che servono al Paese, valutiamo il loro impatto, e poi trarremo le conclusioni”. Riguardo all’ipotesi di uno sforamento del 2%, invece, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha spiegato: “A me non interessa né una virgola né un numero: interessa una politica credibile che faccia gli interessi di questo Paese”. Un concetto ribadito anche da fonti M5S: “I cittadini vengono prima delle virgole perciò non ci sono tabù intorno al 2% da parte di nessuno, l’importante è la credibilità della politica economica”.