Referendum, de Magistris voterà No: Con la riforma avremmo un Parlamento in mano a pochi eletti

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in foto Luigi de Magistris (foto da Imagoeconomica)

“Voterò No al referendum, è una riforma speciosa, figlia della propaganda populista. Sul No, inoltre, si sta giocando una partita all’interno del governo”. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, intervistato da Repubblica, è convinto: la riduzione del numero dei parlamentari “rafforza la casta, concentra il potere nelle mani di pochi, non garantisce adeguata rappresentanza ai territori, danneggia le minoranze”. “Non si può intervenire in maniera così parziale. C’è bisogno – spiega – di una riforma del bicameralismo perfetto oltre che di una nuova legge elettorale. Il modello valido può essere la legge per l’elezione diretta dei sindaci in vigore dal 1993, riproposta su scala diversa ovviamente. Garantisce la giusta stabilità e quindi la possibilità di poter governare. Il premier dovrebbe essere eletto dal popolo con un premio di maggioranza e uno sbarramento tra il 3 e il 4 per cento. Sulla base di una legge elettorale proporzionale, che però non sia un modello già visto. Il cambiamento va fatto in fretta”. “Se passa solo la riduzione del numero dei parlamentari senza un disegno complessivo, si rischia di provocare un disastro alle prossime elezioni politiche. Inoltre – aggiunge il sindaco di Napoli – bisogna restituire ai cittadini la possibilità di scegliere la propria rappresentanza parlamentare. Bisogna finirla con la stagione dei nominati, che prevale anche nei Cinque Stelle. Hanno dato l’imprimatur al referendum con la solita litania sulla casta. La vecchia storia che la politica per essere pulita dev’essere falcidiata”.
Chiarisce De Magistris: “Il punto non è giudicare quanto guadagna un parlamentare, ma se è capace, onesto, e il suo impegno nelle istituzioni è adeguato. Il modello Raggi non mi convince. Fu lei a dire che le Olimpiadi non si facevano perché c’è la corruzione. Ma che ragionamento è? Non si governa con il populismo a effetto. C’è chi nei Cinque Stelle teorizzava addirittura l’inutilità del parlamento”. E sull’idea di candidarsi alla presidenza della Regione Campania, poi ritirata, dice: “Non mi sono candidato perché ha inciso il Covid. Ho ritenuto che fosse un errore lasciare Napoli in un momento così difficile. Le regionali non mi hanno mai entusiasmato. Abbiamo ritenuto di non esserci”. E però precisa: “Non voterò De Luca né chi lo appoggia, questo è evidente. Le sue liste sono una macedonia rancida, c’è di tutto, Pomicino, De Mita, Mastella, fuoriusciti della destra come Flora Beneduce, consigliera regionale di Forza Italia. Dunque no a De Luca. Ma non farò campagna elettorale per nessuno. Il presidente della Regione è stato molto scaltro nell’utilizzare il dramma della pandemia. Abile sul piano della comunicazione. L’idea di potere esercitare poteri assoluti, a tratti tirannici, è la sua cornice ideale di azione. È stato bravo a cancellare i suoi demeriti grazie al Covid e, a meno di sorprese, vincerà le elezioni, anche per mancanza di alternativa”. L’anno prossimo finisce il suo mandato e il primo cittadino campano annuncia: “Mi preparo a lanciare dopo l’estate un nuovo progetto politico, una lista nazionale per cambiare il Paese dal basso. La scelta del prossimo candidato sindaco sarà un banco di prova del rapporto con Pd e 5 Stelle. Se riconosceranno il merito della nostra azione amministrativa in dieci anni, potremo condividere un percorso. Altrimenti ognuno per conto suo”.