Regno Unito, la Sicilia cresce sul territorio britannico nonostante la Brexit

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La Sicilia esporta nel Regno Unito più di quanto importa. E il saldo positivo l’ha toccato nel 2018, ossia in pieno “caos Brexit”, segno che le imprese continuano a scommettere su un mercato in fermento, che presenta ancora ampi margini di crescita e che, soprattutto, punta a favorire scambi e opportunità di business con le aziende dell’Isola. Temi affrontati lo scorso 29 maggio, a Palermo, nella sede degli industriali in occasione della “UK-Italy Business Conference”, organizzata dal Department for international trade (Dit) in collaborazione con Sicindustria, partner di Enterprise Europe Network, alla quale ha preso parte l’ambasciatore britannico per l’Italia, Jill Morris. Storie di successo, opportunità di affari tra Regno Unito e Italia, ma anche indicazioni operative sul commercio con il Regno Unito dopo Brexit (compliance doganale, semplificazioni e gestione dell’origine) e servizi a sostegno delle aziende offerti dal Dit per l’Italia diretto dal console generale Tim Flear. “La prolungata incertezza – ha detto in apertura dei lavori il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese – potrebbe far allontanare alcune aziende dal territorio britannico, costituendo un’opportunità per chi invece decide di investire. Per questo desidero ringraziare l’ambasciatore Jill Morris che ha voluto incontrare nuovamente Sicindustria con la consapevolezza che i rapporti con il Regno Unito devono restare saldi. Molte delle nostre aziende associate hanno interessi economici oltremanica e noi siamo certi che, facendo leva su innovazione, tipicità e qualità che caratterizzano il prodotto made in Sicily, sapranno trasformare Brexit in opportunità”.
Così come d’altronde dimostrano i dati: nel 2018, infatti, la Sicilia ha fatto registrare un +16,95% nell’export verso il Regno Unito con 226,6 milioni di euro. In particolare, secondo i dati Istat elaborati da Unioncamere Sicilia, al netto dei prodotti petroliferi, a conquistare il mercato britannico è, con oltre 60 milioni di euro, l’agroalimentare che si conferma uno dei principali driver del made in Sicily. Seguono i comparti farmaceutico e dei prodotti hi-tech, il tessile e abbigliamento e la chimica. “Dati – ha commentato Nino Salerno, delegato di Sicindustria per l’internazionalizzazione – che da un lato confermano i nostri punti di forza e, dall’altro, danno il senso dei margini di crescita che ancora abbiamo”. “La nostra presenza oggi a Palermo – ha dichiarato l’ambasciatore Jill Morris – dimostra l’attenzione che da sempre il mio paese presta alla Sicilia e alle sue eccellenze. Siamo consapevoli di come l’incertezza dovuta all’esito del referendum britannico nel 2016 abbia posto legittimi interrogativi sul futuro della nostra relazione economica e commerciale. Eppure, diversamente da quanto si potrebbe immaginare, gli scambi tra Regno Unito e Sicilia hanno raggiunto i loro valori massimi proprio in questi ultimi tre anni. È un segnale importante e, soprattutto guardando all’ultimo decennio caratterizzato dalla crisi economica sull’intero continente europeo, che consolida un trend positivo per cui, pur con un andamento non sempre costante, l’export britannico verso la Sicilia ha registrato una crescita del 125% nel periodo 2009-2018. Sono per questo fiduciosa che, una volta superate le sfide poste dall’uscita dall’Unione europea, Regno Unito e Sicilia continueranno a godere di una relazione speciale e proficua per le nostre imprese”.