Carolina Cigala, architetta partenopea molto apprezzata, profonda conoscitrice della poesia moderna, ha esordito come poetessa con la raccolta “Respiri”, edita da Pironti. Si è cimentata in un lavoro lessicale enorme, rincorrendo il suono della parola e il linguaggio arduo, ricercando pulizia e sottrazione nello scolpirsi dei versi.
“Cos’è il vuoto/ se non il pieno del mio pensarti”, poi l’ autrice continua nel suo respiro d’amore che attrae terra, nubi e mare con la soavità della parola, “ritrovarsi gioia/ sino a rendere gravido/ il mio cuore del tuo battito”. Una donna che ama con profondità inusitata la parola, perfetta e preziosa, per raffigurare un mondo d’immagini vivo e pulsante, “schegge di luce”, come lampo in agguato, che catturano la poetessa e la conducono in uno stato di trance. Toni quasi metafisici che restituiscono all’introspezione la sua funzione catartica, l’anelito alla platonica bellezza eterna che non nasce e non muore, non s’accresce né diminuisce, che non è bella per un verso e brutta per l’altro, ma è bellezza in sé nella cui contemplazione l’anima riposa. Ermetiche catene di parole inanellate le une alle altre in un ritmo giocoso: “Viaggio lento /a remo attento/ ricerca di torre/ di faro che corre/ paladino di ore/per fuga di errore”. Poesia che nasce dalla visione ma anche dalla sofferenza, dalla melanconia, dalla nostalgia, è il dolore che urla e lascia storditi: “Scavi sempre più profondi/ in quel che siamo stati/in quel che bramiamo/morire tante volte/ quando morire è un’unica esperienza”. In “Respiri” non c’è un solo verso, una sola parola banale, tutto è frutto di un grande lavoro di revisione, di riscrittura, di limatura compiuto dall’autrice. Ecco due versi folgoranti per l’immediatezza espressiva: “I tuoi sguardi sono asciutti /come chi ha consumato i colori”. Le poesie non posseggono un titolo, ma sono contraddistinte da una data a testimonianza che si tratta di vera, autentica poesia, lenimento e cura di un’anima elevata ed inquieta. Alla sonorità della parola s’accompagna la bellezza estetica dei disegni di Marisa Ciardiello e Armando De Stefano che arricchiscono la raccolta di poesie insieme alla prefazione di Vittorio Paliotti e alla nota critica di Tommaso Ottonieri. Alle immagini algide, oniriche, fosche, all’inganno che solo ora si svela e delude fanno da contraltare, la concretezza dei sentimenti, la fanciullesca tenerezza della poetessa: “Abbraccio che chiude/che schiude/ che apre/ lo scrigno segreto di amore”.