Retroporti, 15mila assunzioni in Campania

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Uno studio di Ennio Forte (Unina) per la Svimez rivela: nel settore possono essere utilizzati tutti gli addetti in cassa integrazione Per partire è sufficiente un investimento da 80 milioni di euro. Ecco le ipotesi di sviluppo degli scali portuali di Uno studio di Ennio Forte (Unina) per la Svimez rivela: nel settore possono essere utilizzati tutti gli addetti in cassa integrazione Per partire è sufficiente un investimento da 80 milioni di euro. Ecco le ipotesi di sviluppo degli scali portuali di Napoli e Salerno Un adeguato piano di sviluppo della logistica, in Campania, può generare 15mila nuovi posti di lavoro, garantire una collocazione ai fuoriusciti dalla grande industria, collocare l’economia regionale al centro di un network mondiale del trasporto merci. Per realizzarlo basta utilizzare gli 80 milioni di euro che la Regione destina al sostegno della cassa integrazione in deroga. È il risultato di uno studio condotto da Ennio Forte, docente di Economia dei Trasporti presso l’università Federico II di Napoli, e pubblicato dalla Svimez nella collezione dei Quaderni economici. Modello olandese a Napoli Secondo la tesi di Forte “si potrebbe creare a Napoli, ispirandosi ai modelli olandesi di distripark e utilizzando risorse provenienti dalla cassa integrazione, un polo logistico multifunzionale con evidenti possibilita? di impiego: qui si potrebbero occupare i 12mila cassintegrati nei settori in uscita dal settore automobilistico e creare degli specifici servizi di distribuzione a supporto dell’industria chimica, per le materie prime e gli oli e lubrificanti, dell’agroalimentare e del commercio”. Ai 12mila posti di Napoli se ne aggiungono almeno altri 3mila nel resto della Campania. In un’ottica di sviluppo retroportuale il docente dell’Unina parla di “quattro zone industriali dismesse nell’area Est di Napoli: Barra, Poggioreale, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, per un totale di 2.600 ettari inutilizzati e da sfruttare”. Sempre a proposito di sviluppo logistico Forte ricorda che “qualche anno fa, quando si è parlato di un grande piano per la Campania circa 120 aziende si sono dette disposte a investire e a creare nell’immediato almeno 6mila nuovi posti di lavoro”. Competitivi nei costi Per creare un sistema retroportuale di qualità e abbattere le spese di gestione bisogna aumentare la dotazione infrastrutturale e mettere in collegamento gli spazi. “Chi vuole catturare i traffici containerizzati – è la tesi – deve puntare sull’incremento di produttività complessiva degli spazi portuali integrandoli, tramite ferrovia, con inland terminal che offrano una logistica adeguata, servizi efficienti e una piu? facile accessibilità stradale e ferroviaria”. Servizi a chilometro zero Nello specifico come funzionerebbe il sistema proposto da Forte? “Si possono realizzare direttamente nelle aree retroportuali attività come il confezionamento, il controllo della qualità, l’etichettatura, l’imballaggio. Si tratta – dice il docente di Economia dei Trasporti – di funzioni logistiche ad alto valore aggiunto perché creano ricchezza e occupazione”. Le aree individuate sono quelle di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, per il collegamento con il porto di Napoli, e il nocerino-sarnese per quanto riguarda lo scalo di Salerno. “La polarizzazione degli impianti logistici – prosegue Forte – consente di realizzare importanti forme di collaborazione con notevoli riduzioni di costi, integrandone le operazioni e le attività”. Una leva per l’agroalimentare Il progetto più interessante riguarda l’integrazione tra logistica e produzioni di qualità, come le conserve, la mozzarella, l’olio, la pasta, il vino. “L’esternalizzazione delle attivita? logistiche relative a una molteplicita? di prodotti – precisa Forte – offre molti vantaggi con riferimento alla congestione, ai costi di trasporto e alla specializzazione della manodopera”. Sono individuabili, connessi alla logistica di filiera del settore agroalimentare, esempi di servizi avanzati che potrebbero essere attivati. “L’istituzione di un centro per la tracciabilita? dei prodotti agroalimentari; la costituzione di un laboratorio della qualita? e dell’igiene alimentare in grado di svolgere analisi con metodologie avanzate e comuni alle imprese del settore a costi competitivi anche per le piccole aziende e di accedere a servizi di auditing e certificazione; lo sviluppo di attivita? di technical packaging, per la progettazione di materiali di packaging espressamente dedicati all’agroalimentare; strutture logistiche comuni specializzate nelle tecnologie legate al trasporto e alla conservazione di generi alimentari che abbiano l’obiettivo di consentire alle piccole e medie aziende di ridurre i costi logistici sfruttando le sinergie di magazzino e di trasporto; definizione di scelte riguardanti la progettazione di infra- strutture e impianti comuni o consortili per la prima trasformazione dei prodotti agricoli”. La rivoluzione delle Flt Punto di arrivo della strategia di sviluppo è la filiera logistica territoriale. “Individuati i prodotti su cui puntare – è la proposta che viene fuori dallo studio – e? necessario provvedere alla realizzazione della filiera logistica territoriale, composta da una serie di infrastrutture di trasporto e di strutture logistiche concatenate funzionalmente in modo omogeneo e destinate ciascuna ad assumere un ruolo specifico logistico a beneficio dello sviluppo economico e sociale complessivo”. Si stima che dall’avvio di un piano per lo sviluppo della logistica in Campania possono nascere almeno 200 nuove piccole aziende specializzate, ognuna delle quali con competenze altamente specializzate. Non è la soluzione dei mali del territorio ma una risposta importante a chi chiede soluzioni anti crisi.


La mappa 1 Adeguamento strutturale del sistema produttivo 2 Creazione dei Distripark 3 Investimenti nella competitività delle aziende e del territorio 4 Rafforzamento delle strutture logistiche dirette e complementari 5 Realizzazione di filiere territoriali logistiche 6 Riforma delle governance pubbliche locali 7 Riposizionamento all’interno dei network logistici mondiali 8 Utilizzo dei fondi per la cassa integrazione nello sviluppo delle aree retroportuali 9 Utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione nelle aree 10 Sviluppo di nuove Pmi specializzate nella logistica