Ricerca e nuove tecnologia, nuovi scenari di business in Russia

53

Frenano gli affari tra Italia e Russia, ma si aprono nuovi scenari di business per le aziende italiane nei settori innovativi dell’industria, della ricerca tecnico-scientifica e dell’Ict. Nei primi 10 mesi del 2015 l’interscambio italo-russo ha già perso 4,7 miliardi di euro (18,3 mld di euro, -20,4% rispetto allo stesso periodo del 2014), secondo i dati elaborati dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo su base Istat, con ripercussioni soprattutto sul fronte delle esportazioni del comparto tessile e alimentare. “Si tratta di numeri pesanti e che in tendenza porteranno il saldo del nostro export a chiudere il 2015 in flessione del 35% rispetto al picco di 10,8 mld di euro raggiunto nel 2013“, commenta il presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico, che ha aperto a Milano i lavori del quarto seminario ‘Italia-Russia, l’arte dell’innovazione’. 

A pesare negativamente sul saldo parziale la contrazione dell’import sceso a 12,4 mld di euro (-16,6%) ma soprattutto la caduta del 27,5% delle nostre esportazioni, ferme a 5,9 mld. Numeri causati dalla situazione di embargo Ue posta nel luglio del 2014 in risposta all’annessione della Crimea da parte di Mosca. La risposta russa è stato l’embargo su gran parte dei prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi Ue. 

 A trascinare al ribasso i principali comparti del Made in Italy in Russia ci sono il tessile passato da 1,7 a 1,2 mld di euro (-33%), l’agroalimentare a quota 306,8 mln di (-41,1%), quello dei macchinari meccanici (-20,3%) e dei mezzi di trasporto (-38,8%).

Dati su cui pesa “il clima di incertezza e di tensione che ancora influenza l’economia globale, il perdurare delle misure sanzionatorie, l’instabilità del prezzo del greggio e i provvedimenti di import substitution” che “non frenano la corsa della Russia verso l’innovazione. Una voce strategica – anche per il know how italiano – nel piano di ammodernamento di tutto il Paese che oggi vale il 7,2% del suo Pil, con l’obiettivo di arrivare al 25% entro il 2020“, saggiunge Fallico. I margini per investire in Russia “sono molto ampi e passano proprio dall’innovazione. In questo scenario – conclude – si possono inserire le partnership con il know how delle imprese italiane e con le produzione di eccellenza. Serve un’innovazione anche nell’approccio imprenditoriale. La Russia ha bisogno non solo di Made in Italy ma di Made with Italy”.