Riforma sanitaria Usa, slitta ad oggi il voto del Congresso

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Si muovono tutte in rosso le principali borse europee. A Piazza Affari il Ftse Mib segna -0.24%, il Dax 30 di Francoforte -0.7%, il Cac 40 di Parigi -0.35%, l’lbex 35 di Madrid -0.30 e il Ftse 100 di Londra -0.05%.

Sui mercati pesa ancora l’incertezza che avvolge le politiche economiche del presidente Usa. La riforma sanitaria voluta fortemente da Trump sta incontrando più ostacoli del previsto. Ieri, infatti, l’atteso voto del Congresso in materia, considerato dagli analisti come importante indicatore sulle reali prospettive che Donald Trump riuscirà a dare all’economia americana, è stato rimandato a causa dei dubbi di alcuni membri dello stesso partito del presidente, il repubblicano. Ad ogni modo il voto dovrebbe arrivare in giornata.

In questo clima ieri la Borsa di New York ha chiuso la seduta in leggero calo. Il Dow Jones ha perso lo 0,02%, l’S&P 500 lo 0,11% e il Nasdaq Composite lo 0,07%.

E però il dollaro intanto ha recuperato terreno, mentre lo yen si è deprezzato dello 0,40% sulla divisa Usa, mettendo fine a una striscia di guadagni durata otto sedute. E i future sugli indici azionari americani sono in rialzo dello 0,2-0,3 per cento.

Lieve aumento, all’avvio dei mercati, per il prezzo del petrolio che segna però un passivo settimanale dell’1,9%. Il contratto sul Wti del Texas con scadenza a maggio aumenta così dello 0,3% mentre il Brent sale dello 0,2% a 50,68 dollari. Fra gli investitori resta l’incertezza sui prezzi dovuta al livello di produzione e delle scorte Usa mentre il prossimo vertice Opec si terrà non prima di maggio. In lieve calo l’oro sui mercati: il lingotto viene scambiato a 1243 dollari l’oncia (-0,2%). Il metallo mette comunque a segno un rialzo settimanale dell’1,1%.

Le vicende politiche Usa non sembrano aver condizionato più di tanto i mercato azionari orientali, a partire da quello giapponese che ha chiuso in recupero: il Nikkei 225 infatti ha terminato la giornata borsistica a +0,93%.

E positive hanno chiuso anche le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha chiuso a +0,80%, l’indice Hang Seng della borsa di Hong Kong a +0,13%.

Dunque, l’ottava si è chiusa con un deciso recupero per i mercati dell’Asia.

Sicuramente positiva è stata considerata la notizia per i grandi esportatori del Giappone cui tutto sommato è da connettere il balzo in avanti della piazza di Tokyo: con il Nikkei 225 ha chiuso in progresso anche l’indice più ampio Topix, che si è apprezzato dello 0,88%.

Tra i principali indici della regione in controtendenza è stato rilevato solo Seoul: il Kospi ha segnato infatti un declino dello 0,17% al termine degli scambi. Il rafforzamento del dollaro è fattore depressivo per i mercati emergenti della regione e, complice l’andamento poco mosso dell’Hang Seng di Hong Kong mentre l’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, è apparso sostanzialmente piatto.

Deciso recupero, invece, per la piazza di Sydney: l’S&P ASX 200, che già giovedì aveva guadagnato lo 0,41% (migliore performance tra i principali indici dell’Asia-Pacific), segna infatti un progresso dello 0,80% in chiusura.

Tornando alle vicende di casa nostra. Apertura positiva per lo spread. Il differenziale tra Btp a dieci anni e il Bund tedesco viaggia a 182,5 punti base, mentre il rendimento del bond decennale italiano si attesta al 2,251 per cento. All’apertura delle borse europee l’euro resta sotto 1,08 sul dollaro. La moneta unica europea viene scambiata con il biglietto verde a 1,0798.
In lieve calo, secondo l’Istat, i flussi commerciali verso i Paesi extra Ue: le esportazioni si contraggono del 4,7% su base mensile, le importazioni dello 0,4%. Il surplus commerciale è
pari a 1,717 miliardi, inferiore a quello dello stesso mese del 2016 (+2,607 mld).

Nel pomeriggio si aspettano negli Usa anche quelli sugli ordinativi dei beni durevoli.