Ripensare la città attraverso l’arte, parola di Cristina Pastrello

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in foto Stato di Grazia, Nòva

Ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Azzurra Immediato

Esiste qualcosa che unisce molte città italiane: gli spazi inutilizzati ed abbandonati a sé, molto spesso luoghi già destinati ad uso militare e industriale, poi dismessi, senza rientrare in alcun piano strategico di riqualificazione o gestione del territorio. Altrettanto spesso – lo sa chi si occupa di fotografia e video – queste aree abbandonate, dall’indubbio fascino perturbante, sono l’ambientazione perfetta per l’Urbex, ovvero quella esplorazione urbana che si infiltra nel ‘non più’. Tuttavia, ci sono delle interessanti eccezioni, come accade a Novara, dove quella che fu la Caserma Passalacqua, oggi, è divenuta nòva, un centro di aggregazione giovanile, uno spazio di produzione culturale, un hub in cui pubblico e privato sociale si fondono per offrire nuova vita grazie all’arte. Abbiamo incontrato Cristina Pastrello, Responsabile performing arts di nòva, per scoprirne di più, a pochi giorni dalla riapertura al pubblico, un segnale che, forte, giunge dal mondo della cultura e che, con piacere, desideriamo seguire da vicino.

Diamo avvio a questo nostro dialogo a partire dall’ultimo progetto di cui lei si è fatta promotrice: Stato di grazia, una call di Oltre le Quinte che intende indagare la conditio entro cui siamo come precipitati negli ultimi mesi e, attraverso la quale, molti di noi, si stanno interrogando…
Nel 2019 Oltre le Quinte ha prodotto la mostra ‘Stato di Grazia’. L’autrice del progetto, Francesca Cola, ha guidato il processo dei performer dell’associazione attraverso un intenso lavoro immaginativo corporeo e rivolto alla creazione autoriale di un’immagine fotografica rappresentante lo “Stato di Grazia” personale. L’immagine finale è stata realizzata dalla fotografa Silvia Pastore, coinvolta nel processo condiviso. Le due artiste torinesi, con la mia mediazione, hanno guidato le persone in un percorso di creazione unica, il cui esito sono state 19 opere, esposte per la prima volta presso lo spazio nòva. Il progetto nella sua evoluzione prevede anche una produzione di danza, quadri di movimento ispirati allo Stato di Grazia e un processo partecipato di Comunità. In questo periodo di sospensione abbiamo pensato di non sospendere il nostro lavoro di Comunità, ma di trasformalo per renderlo possibile anche a distanza. Era per noi importante rendere fertile e creativo anche il tempo in isolamento, e creare opportunità di relazione tra le persone. Abbiamo quindi lanciato una Call, accolta con entusiasmo da un numeroso gruppo di persone. Francesca Cola, autrice del progetto ha guidato con la sua voce i partecipanti in un processo immersivo e di creazione immaginativa, la fotografa Silvia Pastore, ha realizzato uno scatto a traduzione dell’immaginato. Uno scambio di informazioni che abbiamo gestito ed elaborato dai nostri luoghi di permanenza in una rete fitta e quotidiana di comunicazioni. L’esito del nostro percorso artistico sarà la creazione di una galleria di immagini, condivisa con il pubblico, rappresentativa degli Stati di Grazia individuali. Posso anticipare che l’esito è sorprendente e che ogni volta ci meravigliamo degli scenari di bellezza che le persone sanno raccontare. Abbiamo come termine della creazione il 3 maggio 2020, scadenza del decreto; nella fase due apriremo alla visione degli elaborati.

Stato di grazia, inoltre, è un progetto che afferisce ad un luogo piuttosto unico della sua città, Novara: nòva, ovvero la ex Caserma Passalacqua che, da quattro anni a questa parte, ha trasformato il proprio uso per diventare “centro di aggregazione giovanile e produzione culturale”. Quanto sforzo ha richiesto questa mutazione, soprattutto nella memoria comune novarese?
Nòva è il primo centro giovanile della città di Novara e trova, appunto, sede all’interno degli spazi dell’ex Caserma Passalacqua. L’esperienza di questo hub nasce dalla collaborazione tra il pubblico e il privato sociale, che insieme hanno scommesso sulla rinascita di uno spazio abbandonato e sulla sua trasformazione in luogo di espressione, di cultura e di partecipazione civica. Il Comune di Novara, settore politiche sociali, e nove organizzazioni del territorio hanno investito anni in idee e progetti, che hanno permesso di riaprire alla città una porzione della ExCaserma Passalacqua, dando vita ad un centro di produzione culturale e di aggregazione giovanile.Le organizzazioni partner hanno garantito costanza, presenza e continuità. Si fanno carico del funzionamento dello spazio e della sostenibilità dello stesso. Il percorso è stato graduale e molto interessante, una contaminazione tra organizzazioni di diversa provenienza e mission che ha facilitato la creazione di un progetto di ampio sguardo, capace di accogliere e offrire servizi e opportunità diversificate e stimolanti, rispondendo a esigenze del territorio e creando stimoli innovativi per la cittadinanza. Dove prima c’erano uffici e mense per gli ufficiali militari ora trovano spazio sale conferenze, aree studio, una sala prove con studio di registrazione, un maker space, una area per le attività performative e molti altri metri quadri che aspettano solo di essere riabitati. L’apertura è stata graduale, così come lo è stato quindi l’avvicinamento dei cittadini, ad oggi l’utenza che partecipa costantemente alle attività è numerosa e diversificata, gli eventi hanno avuto molta affluenza di pubblico. C’è molta curiosità e speriamo di poter diventare sempre di più un luogo di riferimento per la Città. Uno sforzo, ben ripagato dal successo delle iniziative!
Nòva e Oltre le quinte sono realtà che convogliano moltissime discipline artistiche, aprendosi alla città, abbracciando le fragilità sociali, culturali, emotive della comunità.

Per chi l’arte la vive dall’alto della propria torre d’avorio, piuttosto lontana dalla verità del reale, cosa suggerisce? Il Suo lavoro e quello del Suo staff ci insegnano che l’arte deve tornare a coincidere con la realtà, qual è secondo Lei il modo migliore per far comprendere questo alle istituzioni locali e nazionali?
Oltre le Quinte è una associazione di promozione sociale a vocazione culturale. Dalla sua costituzione ha intrapreso un percorso di confronto e progettazione finalizzati alla partecipazione collettiva, che preveda l’offerta culturale e artistica come servizio alla persona. Attraverso un lavoro capillare, rispettoso e attento con le persone, abbiamo la possibilità di partecipare allo studio di buone prassi; l’utilizzo di linguaggi non convenzionali permette una valorizzazione indistinta delle diverse identità, il coinvolgimento diretto sostieneun approccio democratico alla partecipazione. Oltre le Quinte in nòva, vuole creare occasioni anche informali, di avvicinamento a tematiche culturali.Lo spazio si presta, in quanto luogo di comunità, ad avvicinare le persone, anche senza pregresse competenze, ad esperienze artistiche e culturali di elevato livello e qualità. La caratterizzazione di luogo non convenzionale, pensiamo possa rendere più facilmente accessibile l’offerta a tutti quei soggetti che difficilmente entrerebbero in un teatro, un museo, una sala concerto, perché non ne conoscono le offerte e sono inibite dal ruolo istituzionale. La riflessione che ci poniamo, e su cui ci confrontiamo con altre realtà culturali del territorio, posa proprio sulla necessità di sostenere l’ingaggio di nuovi target di pubblico, facilitando il loro avvicinamento alle attività artistiche sia attraverso l’esperienza che la formazione alla fruizione dell’offerta stessa. L’unica possibilità che possediamo è quella del “fare”, progettare con attenzione avendo chiaro un obiettivo, nel nostro caso la creazione di una cultura diffusa sul territorio. Pensare alle persone e stare in luoghi di prossimità per dare visibilità a questa partecipazione e incoraggiare nuove forme di aggregazione. Lo scorso settembre la città di Novara è stata attraversata dalla ‘Nelken Line’ coreografia itinerante tratta dallo spettacolo Nelken dell’intramontabile Pina Bausch. Julie Anne Stanzak, storica danzatrice della compagnia Tanztheater Wuppertal, ha guidato il gruppo di performer e cittadini in occasione di un evento partecipativo del progetto Interreg DEA, di cui siamo partner. Questo un esempio di come si possa dare visibilità e richiamare l’attenzione e la riflessione delle istituzioni, che mai come in questo momento sono chiamate ad essere vicine alle persone e alle realtà che sostengono atti creativi e di bellezza.

Alla luce delle restrizioni del Governo e delle prossime aperture, quali saranno i futuri progetti di nòva che potranno accogliere nuovamente il pubblico? Come immagina che tutto cambierà o ha una diversa soluzione derivata da questa quarantena?
In questo momento di sospensione il team di nòva non si è fermato, attivando progetti di supporto e iniziative di creazione ed espressione, e aprendo spazi di riflessione sullo scenario di incognite che dovrà affrontare. Non abbiamo ancora risposte concrete, ma abbiamo iniziato a ipotizzare attività a piccoli gruppi, magari all’aperto e tenendo conto delle indicazioni che sarà necessario rispettare. Abbiamo sospeso eventi, non riprogrammabili per ora, e attendiamo di avere indicazioni più certe sulle modalità che sarà possibile attuare, ma siamo persone abituate a lavorare nell’incertezza e nell’imprevisto, credo che la nostra flessibilità ci potrà aiutare a trovare soluzioni alternative per non farci sopraffare dal momento e poter accogliere nuovamente pubblico. In questo periodo le persone hanno sentito la solidarietà della comunità, ma hanno attraversato anche la paura e la diffidenza. Ora abbiamo una cittadinanza che deve abituarsi di nuovo alla convivenza; in questa fase le pratiche artistiche potranno essere una risorsa da mettere a disposizione della ripresa: l’attenzione all’uso del corpo, dello sguardo, della prossemica e la sensibilità sono componenti che abitualmente accompagniamo a esperire e che possiamo usare come mediatori nelle relazioni. Attraverseremo fasi intermedie fintanto che ci sarà possibile immaginare condivisioni più ampie, e continuiamo a lanciare pensieri oltre, ipotizzando già una nuova stagione di spettacoli per l’inverno…incrociando le dita.

Incrociando le dita anche noi, felicemente annunciamo che nòva, nei prossimi giorni presenterà il primo esito della open call ‘Stato di Grazia’, per il momento, online, cui seguirà, non appena possibile, l’apertura degli spazi in presenza del pubblico, nelle condizioni più sicure per poter accogliere i visitatori in Viale Ferrucci 2 a Novara. Ed in giorni di surreale fervore, ringraziamo Cristina Pastrello; attraverso le sue parole ci si rende conto che alcune azioni in difesa della città, in difesa dell’arte e della cultura, possono decidere il destino di quartieri, città e persone, senza ricorrere a nuove cementificazioni e, piuttosto, ridefinendo i confini tra passato e presente, in vista del futuro, così come tra memoria e oblio, per far sì che taluni errori non vengano più compiuti. Alla stessa maniera, le parole della Pastrello incidono su un discorso che, troppe volte, le istituzioni faticano ad ascoltare: l’arte, in tutte le sue forme, può rivelarsi strumento di attivazione sociale, di ricostruzione di un tessuto antropologico le cui trame sono allentate da una cattiva gestione urbanistica. Le città, come i piccoli borghi, sono universi vivi, che mutano nel tempo e nello spazio ma che, come insegnava Jane Jacobs negli anni ’60, vanno ripensati in modo da generare nuove interazioni. In questi mesi ed in queste ultime settimane, i governi dei Paesi colpiti dal Covid-19 pensano a come affrontare il futuro e molti non hanno dato il giusto valore al mondo culturale, non lasciando incidere nella costruzione del ‘dopo’ l’apporto che solo la visione offerta dagli artisti e dall’arte saprebbe offrire, persino come volano di una grande parte di economia. I progetti come nòva e Oltre le Quinte, al contrario, ci raccontano come tutto questo sarebbe possibile.

in foto: Novara – prove The Nelken Line – programma interreg progetto DEA – oltre le quinte – foto Paolo Migliavacca
in foto Stato di Grazia in Nòva
in foto: Novara, Nelken line che attraversa la città