Risparmio e investimenti, come valutare i Titoli di Stato?

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Nelle ultime settimane i Titoli di Stato europei, e italiani in primis, stanno vivendo una fase di particolare oscillazione, sulla spinta sia delle decisioni della Bce che delle inevitabili ripercussioni degli scenari politici, con il voto nei Paesi Bassi e in Francia e i timori sulla vittoria dei populismi. Ecco allora qualche consiglio dedicato a chi vuole investire quota di risparmi in questi prodotti.

Da un lato le politiche della Bce, con Mario Draghi che ha annunciato il prolungamento del cosiddetto Quantitative Easy (ovvero, il piano di acquisto di Titoli di Stato) e non ha toccato i tassi di interesse che restano pertanto ai minimi; dall’altro gli scenari politici, con il rischio di deriva populista e antieuropeista cui stanno andando incontro vari Paesi chiamati alle urne (anche se poi, alla prova dei fatti, nei Paesi Bassi il partito di Wilders non ha sfondato).

L’incidenza delle elezioni in Europa. Questi sono alcuni degli ingredienti che stanno rendendo particolarmente frenetiche le oscillazioni del mercato dei titoli di Stato, con gli spread tra i differenziali che sono tornati a salire e hanno abbandonato i minimi toccati a metà luglio dell’anno scorso. E se il rischio politico continuerà a tenere banco per i prossimi mesi, in attesa delle presidenziali in Francia delle prossime settimane e del voto in Germania in autunno, ci sono altri driver importanti che condizionano il settore.

Fattori positivi. Parliamo in particolare del ritorno dell’inflazione in Europa e della crescita economica, che dall’inizio dell’anno sembra essere di nuovo alla portata degli Stati membri; sul primo fattore stanno incidendo il rialzo dei prezzi del petrolio avviato da gennaio 2016, il ritorno al positivo del Chinese Producer Index e anche i primi effetti del programma reflazionario di Donald Trump in America. La ripresa, invece, si consolida con un +1,8% nel 2016 registrato dalla media dell’Ue, con aspettative ancora maggiori che contribuiscono ad alimentare le attese per il rialzo dei tassi di interesse.

I Buoni del Tesoro convengono? Come tutto questo influisce sui Titoli di Stato e sui Btp e quando è il momento di comprare? Facendo ancora un piccolo passo indietro, bisogna ricordare che dallo scorso mese di luglio i rendimenti dei titoli di Stato dell’Italia a dieci anni sono praticamente raddoppiati, salendo a 116 punti base e passando da quota 1,04% a quota 2,20%. Nello stesso periodo, lo European Sovereign Bond Index è invece calato del 4,8% e l’Investment Grade Bond Index ha visto un decremento dello 0,8%. 

Riflessioni da fare. Questo significa che, permanendo un contesto di incertezza politica e di generale titubanza della buona ripresa della crescita, è estremamente difficile definire con esattezza quali possano essere il giusto prezzo e la migliore strategia per i Titoli di Stato, anche perché i mercati potrebbero orientarsi a valutare il rischio politico in un nuovo equilibrio mondiale, mentre gli investitori dovrebbero trovare più vantaggiosa la parte breve della curva europea.

I rischi dei Poliennali. Ovviamente questo scenario penalizza le durate più a lungo termine, maggiormente esposte ai rischi temporali: come analizzato nell’approfondimento di FissoVariabile, a pagar dazio sono soluzioni come i BTP 2037, che per natura sono più volatili e legati alle variazioni dell’inflazione, che potrebbe portare a oscillazioni negative del prezzo.

Cosa valutare. Questa forma di investimento è un titolo di Credito emesso dal Tesoro con scadenza che attualmente si estende fino a trenta anni, che consente al cliente di accedere al cosiddetto “flusso cedolare” (ovvero una quota di interessi che matura ogni sei mesi ed è pari al tasso di interesse corrisposto) e di contare su un ulteriore rendimento rappresentato dal classico guadagno.