Sono trascorsi due anni esatti da quando un’ala dello storico palazzo napoletano Guevara di Bovino, alla Riviera di Chiaia, crollò lasciando fuori dalle proprie case i Sono trascorsi due anni esatti da quando un’ala dello storico palazzo napoletano Guevara di Bovino, alla Riviera di Chiaia, crollò lasciando fuori dalle proprie case i condomini dello stabile al civico 72, quello interessato dal crollo, e buona parte di quelli del civico 66, ritenuto inagibile. Danni ai quali si è aggiunta la lunga interruzione della circolazione stradale. La controversia vede coinvolte direttamente, o attraverso raggruppamenti di imprese, alcune delle più grandi realtà italiane nel settore delle costruzioni, tra cui laTrevi, leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo per fondazioni speciali, scavi di gallerie, consolidamenti del terreno, realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore. “Alcuni anni prima del crollo la Trevi aveva costruito a grandi profondità pannelli necessari allo scavo del pozzo per realizzare la stazione Arco Mirelli della Linea 6 – spiega Maurizio D’Albora, avvocato dello studio Carnelutti e coordinatore di tutta l’attività legale per la Trevi – ma riteniamo che quei lavori non siano legati al successivo crollo. A monte di lavori di questa entità, infatti, vi sono progetti e relazioni tecniche che garantiscono che, a quella profondità e con quelle caratteristiche, un evento simile non possa accadere”. Pochi mesi fa la chiusura delle indagini, con 22 avvisi per disastro colposo notificati dalla polizia a diversi soggetti: oltre alla Trevi, le indagini hanno coinvolto le società Ansaldo, Pizzarotti, Assicurazioni Generali, Assitalia, Allianz e il Comune di Napoli. La tesi dei pm Giovanni Corona e Fabrizia Pavani, coordinati dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio, che si basa sulla relazione dei periti Nicola Augenti e Paolo Grazioso, è che a provocare il crollo di Palazzo Guevara di Bovino siano stati i lavori per la costruzione della linea 6 della metropolitana. “Il crollo sarebbe avvenuto, secondo le indagini, in concomitanza o in dipendenza dei lavori per la metropolitana per una fuoriuscita di acqua che non è stato possibile tamponare – spiega ancora D’Albora – che si è poi infiltrata sotto il palazzo. A individuare le responsabilità sarà naturalmente il processo: dal punto di vista penale è plausibile che si arrivi al giudizio, probabilmente a maggio”. Per gli aspetti penali, la Trevi ha scelto Vincenzo Maiello, docente alla Federico II. Inizia in questi giorni, invece, la prima delle diverse cause civili per risarcimento dei danni. D’Albora coordina anche la rete di consulenti per la Trevi. Che peso hanno in tal senso queste figure professionali? “Una grande rilevanza – precisa l’avvocato -. I consulenti forniscono ai legali gli strumenti per comprendere e poi spiegare ai magistrati una materia estremamente tecnica per trasformarla, qualora vada nella direzione favorevole ai soggetti coinvolti, in argomenti di difesa”.