Rosatellum avanza, ma al Senato è caos Grillo protesta bendato in piazza

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Roma, 25 ott. (AdnKronos) – Tra spintoni e grida l’aula del Senato ha detto sì ai 5 articoli della legge elettorale su cui il governo aveva messo la fiducia. Il primo ok all’articolo 1 con 150 voti a favore, 69 contrari e nessun astenuto. La fiducia sull’articolo 2 è passata con 151 voti a favore, 61 contrari e nessun astenuto. Il Senato ha approvato l’articolo 3 del Rosatellum con 148 voti favorevoli, 61 contrari e nessun astenuto. Via libera, infine, anche alla fiducia sull’art. 4 con 150 voti favorevoli, 60 contrari e nessun astenuto. Via libera all’unico articolo della legge elettorale, il quinto, con la clausola di invarianza finanziaria, sul quale non è stata posta la questione di fiducia. E’ iniziata quindi la chiama per l’ultimo voto di fiducia sull’articolo 6.

La seduta è stata abbastanza movimentata. Il presidente Pietro Grasso ha richiamato i senatori e minacciato di far sedere ognuno al proprio scranno invece di seguire il voto in piedi nell’emiciclo. Contemporaneamente alle votazioni del Senato, c’è stata la manifestazione di protesta del Movimento 5 stelle (FOTO). “Stiamo per fare una battaglia per tutto il popolo italiano” ha detto Beppe Grillo dal palco, presentando Di Maio come “il premier…” e dando “la parola a quello che cambierà l’Italia”. “Il presidente del Senato Grasso, se non pensa alla poltrona – attacca dal palco il deputato del M5S Danilo Toninelli -, dovrebbe dimettersi per bloccare tutto questo”. “Grasso dimettiti, se hai la schiena dritta, se vuoi ancora dare un minimo di dignità al tuo ruolo di arbitro terzo – chiede dal palco del M5S il senatore Vito Crimi – . Devi dimetterti, come fece nel 1953 il presidente del Senato Paratore. Questo non è un appello ma una richiesta legittima. E’ l’unico che può fermare tutto. Gli chiediamo di non rendersi complice di questa massa di farabutti”.

“Può essere più duro resistere che abbandonare con una fuga vigliacca” replica del presidente del Senato Pietro Grasso al pentastellato Vito Crimi che gli chiede di dare le dimissioni per non rendersi “complice” dell’approvazione, con la fiducia, della legge elettorale.

“Mi pronuncio per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità, per consentire, anche in questo scorcio di legislatura, continuità nell’azione per la riforme e per una più coerente integrazione europea, e mi pronuncio per la fiducia per sostenere scelte del presidente del Consiglio fondate sulle prerogative attribuitegli dalla Costituzione”. Così il presidente emerito Giorgio Napolitano in aula al Senato durante la discussione. L’ex capo dello Stato, tuttavia, nel suo intervento ha ribadito le perplessità sul testo e soprattutto sul ricorso alla fiducia: “Si può far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida del Parlamento fino a comprimerne drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori?”.

“Singolare e sommamente improprio ho giudicato il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse la intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti. Il presidente Gentiloni, sottoposto a forti pressioni, ha dovuto aderire – e me ne rammarico- a quella convergente richiesta”, ha detto ancora Napolitano al Senato.