Rovazzi debutta come attore

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Roma, 12 gen. (AdnKronos/Cinematografo.it) – “Volevo raccontare una generazione meravigliosa che non ha avuto in eredità una mazza di niente, ma che nonostante tutto non ci bombarda”. Parola del regista Gennaro Nunziante, che separatosi dallo storico sodalizio con Checco Zalone, porta in sala un film, dal titolo ‘Il vegetale’, con protagonista lo youtuber e cantante italiano Fabio Rovazzi.

Al centro della commedia, che uscirà nelle sale il 18 gennaio distribuita in più di 400 copie da The Walt Disney Company Italia, c’è la storia di un giovane neoleaureato in Scienze della Comunicazione che si trova a fare i conti con la mancanza di lavoro e che distribuisce i volantini nelle case e fa il contadino fino al momento in cui riuscirà ad aprirsi una sua piccola impresa bio.

“Il messaggio del film è che bisogna rimboccarsi le maniche se si vogliono fare le cose”, dice Rovazzi al suo esordio come attore al cinema. “Il modello di realizzazione che c’è non va bene perché prevede il prevalere sulle altre persone mettendo da parte il garbo e l’onestà e questa è una cosa davvero sbagliata”, prosegue il giovane milanese, cresciuto nel quartiere di Lambrate, che qui veste i panni di un ragazzo leale e sincero e proprio per queste sue caratteristiche controcorrente rispetto all’attuale società (di fatto è l’unico che mette veramente i volantini nella buca della posta anziché buttarli nel cassonetto).

“Veniamo da generazioni che hanno vegetato ai danni dello Stato mangiandosi tutto e questa nuova generazione non lo potrà più fare: già questa è una bella differenza. Inoltre nel nostro Paese è anche saltata la gentilezza. C’è gente molto intelligente sempre meno educata”, sottolinea il regista, che già nel film Quo vado? aveva affrontato il tema della disoccupazione giovanile.

Dopo poco arriva la domanda che sta sulla bocca di tutti: cosa è successo tra lui e Zalone? Perché dopo dieci anni la coppia si è sciolta? “Nel 2009 io e Checco eravamo amici, ora siamo fratelli. Per me lui è un fratello e questo è per sempre, non c’entrano nulla fatti professionali o economici”, risponde Nunziante.

Nel film il giovane Fabio Rovazzi ha a che fare anche con un padre e una sorellina piuttosto viziata che lo considerano un “vegetale”, appunto. Al centro, oltre alla città di Milano, anche il tema della riscoperta di un territorio che noi italiani abbiamo da tempo abbandonato, borghi bellissimi da riportare alla vita come quello della zona del Lazio della Sabina, che viene mostrato nel film.

Ma come è stata la prima esperienza sul grande schermo per il ragazzo del tormentone estivo radiofonico Andiamo a comandare? “Il primo giorno di set il nome Filippo mi faceva talmente strano che li ho costretti a cambiarlo con il mio. D’altronde nella mia personalità c’è molto della mia interpretazione. Chi mi segue sul web mi conosce per al massimo un quarto d’ora. Ma questo film è adatto a tutti e non interrompe il rapporto di fiducia tra me e chi mi segue”, risponde Rovazzi che si augura, come il personaggio del film, che i giovani abbiano un atteggiamento più reattivo che imitativo rispetto alla generazione precedente: “Noi ragazzi abbiamo ereditato il nulla perché il modello di comportamento era quello di fottere il prossimo. È un momento in cui siamo tutti spaesati tra precariato, nuovi lavori e social network, un momento di domande in cui bisogna iniziare a prendere una posizione”.

E tra le domande c’è anche quella annosa della crisi del cinema. “Sento parlare di questa crisi da quando sono nato e non se ne può più. In Italia c’è un’enorme potenzialità, ma c’è la strettoia delle leggi e non è mai stata fatta una politica di sostegno seria al cinema. Di sicuro con quest’ultima legge è stato fatto un grosso passo avanti di sostegno all’industria”, dice Luca Zingaretti, che è parte del cast insieme a Ninni Bruschetta, Paola Calliari e alla piccola Rosy Franzese.

Nunziante, che ha scelto come protagonista Rovazzi dopo averlo visto in un videoclip con Fabio De Luigi che lo aggrediva mentre lui reagiva passivamente, conclude: “Nessuna industria sopravvive senza una sperimentazione. In Italia noi facciamo film che sono copia di una copia e per questo non incassano. Non c’è cambio generazionale e non c’è rischio di impresa. Rossellini si è venduto una casa per fare Roma città aperta quando vegeti sullo Stato perché mai vuoi fare pure film belli? Ma che ti importa! Ne usciremo se riprenderemo ad avere il garbo nelle situazioni”.