Rurali, agroalimentari o di filiera: la forza dei distretti

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In foto Paolo Conte, direttore regionale della Copagri Campania

di Paolo Conte*

Era l’11 agosto 2014 quando sul Bollettino Ufficiale n. 58 della Regione Campania veniva pubblicata la Legge Regionale 8 agosto 2014, n. 20 recante “Riconoscimento e costituzione dei distretti rurali, dei distretti agroalimentari di qualità e dei distretti di filiera”.
Una legge che avrebbe dovuto disciplinare, appunto, il riconoscimento e la costituzione dei distretti rurali, dei distretti agroalimentari di qualità e dei distretti di filiera, per “promuovere lo sviluppo rurale, per valorizzare le risorse naturali, sociali ed economiche dei territori, per facilitare l’integrazione tra i diversi settori economici e tra le stesse filiere e garantire la sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
Ed è la stessa suddetta legge che all’articolo 9, comma 2, dispone che “la Giunta regionale adotta il Regolamento di attuazione entro 90 giorni dalla entrata in vigore” della stessa.
Ebbene, sono trascorsi molto più di 90 giorni e solo oggi, 24 gennaio 2019, è stato avviato un preliminare confronto e/o consultazione con le parti sociali per la definizione del Regolamento di attuazione di cui al citato articolo 9.
Nel mentre, la precedente legge di bilancio dello Stato (2018), ovvero la Legge 27 dicembre 2017, n. 205, al comma 499 istituisce i Distretti del cibo, “al fine di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari”, disponendo, tra l’altro, che “e regioni e le province autonome provvedono all’individuazione dei distretti del cibo”.
I Distretti del Cibo sono l’ultima generazione di quella grande famiglia di distretti che si sono diffusi nell’ultimo ventennio e sono stati posti per rimuoverne le finalità, allineandole con i nuovi obiettivi della PAC, di Cork 2.0 e delle politiche per l’ambiente e il cambiamento climatico.
Questo tempo “perduto” che, oggettivamente, non ci ha consentito di utilizzare questo strumento all’interno della attuale programmazione di sviluppo rurale 2014/2020, andrebbe investito al meglio, in prospettiva della definizione della nuova programmazione di sviluppo rurale 2021/2027.
Il Distretto del Cibo dovrebbe, auspicabilmente, trovare una disciplina autonoma, capace, soprattutto, di semplificare quella assai complessa che finora ha regolato i contratti di filiera. Il Distretto del Cibo deve, pertanto, diventare uno strumento capace di adattarsi alle diverse taglie territoriali ed economiche che ormai numerosi distretti incarnano nelle aree rurali italiane. Deve cioè dare voce e vita alle tante realtà rurali locali lontane dai circuiti produttivi competitivi e che possono contare esclusivamente, quindi, sulle risorse endogene per innescare processi di sviluppo, soprattutto nell’attuale momento di crisi economica che rischia di mettere in ginocchio intere aree a vocazione produttiva agricola.

*Direttore Generale Copagri Campania