Russia, dal distretto di Fermo e Macerata 70 calzaturieri a Mosca

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L’Obuv Mir Kozhi, la fiera organizzata da Anci Servizi in collaborazione con Fiera Bologna e Ice, apre le porte il 20 marzo e per tre giorni diventa il centro del mondo calzaturiero. A Mosca protagonisti sono 150 imprenditori calzaturieri italiani. Di questi 70 arrivano dal distretto fermano-maceratese e ben 50 sono fermani. “Un momento importante per il nostro settore. La Russia – spiega Enrico Ciccola, presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico – resta uno dei mercati di riferimento. Nonostante la crisi abbia dimezzato le commesse dal 2013 a oggi, il mercato russo vale per il distretto oltre 150 milioni di euro ed è in crescita”. L’export russo è cresciuto del 18,8% e in nove mesi ha eguagliato il fatturato dell’intero 2016. Importi comunque lontani dal 2014, quando la Russia da sola valeva per il distretto 259 milioni di euro, che diventano 346 nel 2013, ultimo anno prima della crisi. “Per le Marche la Russia vale il 39,4% dell’export, rispetto al 16,6 dell’Emilia Romagna e all’8% della Toscana. Basterebbe questo dato per far comprendere perché il nostro distretto ha accusato più di altri il calo di ordini russi” prosegue Ciccola. A livello italiano, il primo paese di export per il settore calzaturiero resta la Francia, seguita dalla Svizzera (dove gravitano anche molte delle paia dirette in Russia), dalla Germania e dagli Stati Uniti. Se la Russia per il sistema calzaturiero italiano occupa il sesto posto, per il distretto è saldamente sul podio. “Non bisogna farsi prendere da facili entusiasmi – osserva Arturo Venanzi, responsabile Russia di Assocalzaturifici -. La crescita è piccola. Se allarghiamo la visuale al settore articoli in pelle, che per la provincia di Fermo vale nel mondo quasi un miliardo di esportazioni, la crescita è dello 0,4%. Questo a riprova che il mercato russo si è stabilizzato, dopo anni difficili. Ed è su questo che dobbiamo lavorare, cercando di riprendere fette di mercato oggi occupate da altri produttori”. “Quello russo – ribadisce Ciccola – è un mercato che cresce nella quantità, +28% rispetto al 2016, ma ha perso il 6,5% nel prezzo medio per paia. A dimostrazione che anche oltre gli Urali il costo della scarpa ora ha un peso, anche se il Made in Italy mantiene la sua attrattiva”. Il supporto dell’associazione di categoria a Mosca è su più fronti. “Abbiamo organizzato un’area lounge in cui imprenditori e buyers possono incontrarsi – aggiunge -. E al contempo, insieme a Ice Mosca abbiamo pianificato l’arrivo di buyers selezionati, punti di riferimento del mercato russo, per agevolare gli ordini”.