Saldi, in Campania crollano presenze e vendite: meno 10% rispetto al 2016

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Dati “allarmanti” e un calo “evidente” del 10% rispetto allo scorso anno. Due i fattori: le difficoltà economiche delle famiglie e il grande freddo che si è abbattuto su tutta la regione dall’inizio dell’anno. E’ decisamente negativo il primo bilancio dei saldi in Campania stilato da Confesercenti. I saldi sono partiti il 5 gennaio e, spiega il presidente di Confesercenti Campania e Napoli Vincenzo Schiavo, “i dati relativi alla prima settimana non sono affatto entusiasmanti”. Confesercenti parla infatti di un calo del 10% delle presenze e delle vendite nelle varie strutture commerciali rispetto al 2016, quando già fu registrato un calo rispetto all’anno precedente.
Secondo Schiavo, “il calo è evidente ed è dovuto a diversi fattori: innanzitutto alle difficoltà economiche delle famiglie che hanno sempre minori possibilità di spesa. In secondo luogo il grande gelo che ha colpito l’Italia, Campania compresa, non ha incentivato i consumatori, inducendoli sempre di più a riversarsi nei centri commerciali industriali, con la conseguenza di un calo anche di più del 10% di presenze nei negozi sotto casa che sono in grave difficoltà”. I dati “allarmanti”, prosegue il numero uno di Confesercenti Campania, si innestano su “un percorso negativo” delle aziende della regione: “Negli ultimi 5 anni – spiega Schiavo -le 550mila aziende campane hanno perso 1 miliardo e 230mila euro di fatturato, a causa della più grave crisi economica degli ultimi 60 anni. In questo modo, purtroppo, è facile spiegare i motivi della chiusura di 16 esercizi commerciali al giorno, per una cifra di 6 mila in un anno. Una crisi che questo inizio a rilento dei saldi amplifica e che è dovuta anche alla crescita dei centri commerciali industriali, alla progressione dell’acquisto on-line tramite lo sviluppo dell’e-commerce”.
Per Confesercenti Napoli e per Schiavo le soluzioni da proporre sono diverse: “Innanzitutto una regolamentazione certa dei saldi, senza eccedere in promozioni o offerte, senza anticiparli senza autorizzazioni, altrimenti nessuno più acquista a prezzo pieno. Due volte l’anno credo che vada più che bene. In secondo luogo sono contrario alla liberalizzazione del commercio: il mercato esiste fin quando ci sono delle regole, senza di esse i deboli sono destinati a soccombere sempre!. “Insistiamo, infine, nel rilancio del negozio di quartiere, che porta anche benefici alla zona, visto che -conclude – il pagamento delle tasse produce servizi per la comunità”.