Salute e media, nasce Assohealth: Basta allarmismi e fake news. Patto per la comunicazione responsabile

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in foto Carola Salvato

“Un Patto e un’Alleanza per la Comunicazione Responsabile sulla Salute per prevenire allarmismi e fake news e per sostanziare il valore di una informazione trasparente, etica e validata”. È questo l’impegno lanciato nel suo debutto odierno da AssoHealth, la prima associazione nazionale che riunisce le agenzie di comunicazione specializzate nel settore healthcare che operano con trasparenza per promuovere un’informazione guidata dalla scienza e dai principi della divulgazione scientifica.
“AssoHealth – si legge in una nota diffusa dall’associazione – aspira a promuovere la salute nella vita delle persone e a creare partnership con tutti coloro che, a vario titolo e nelle rispettive funzioni professionali e istituzionali, operano in un panorama complesso come quello della sanità, le cui implicazioni ormai non sono più e solo limitate alla salute, ma – come sta drammaticamente dimostrando la pandemia da Covid – incidono sui destini e sui comportamenti sociali e delle economie degli Stati in ogni parte del mondo”.
L’iniziativa di alleanza è stata lanciata oggi, giovedì 25 marzo, nell’incontro che ha segnato il debutto pubblico di AssoHealth. Moderato dal giornalista e divulgatore scientifico Gianluca Dotti, il confronto a più voci ha offerto a Carola Salvato, presidente della nuova associazione e Ceo di Havas Life Italia, l’opportunità di connettere importanti esperti clinici, leader di associazioni di categoria, del mondo produttivo e delle Istituzioni del settore healthcare.
“L’ecosistema sanitario ha bisogno, soprattutto ora, di coesione e di supporto per ripartire in modo equo, propositivo e in tempi e modalità sostenibili per essere capace di infondere fiducia, creando connessioni significative utili alla costruzione di un futuro più inclusivo dei bisogni di tutti gli stakeholder, pazienti e care giver – afferma Salvato -. Come Associazione daremo il nostro contributo mettendo a disposizione competenze e esperienza, per sensibilizzare i diversi interlocutori rispetto al ruolo che riveste la comunicazione responsabile: informare, educare, coinvolgere, motivare, approfondire”.
AssoHealth riunisce agenzie appartenenti a network internazionali e realtà italiane, tutte specializzate nella comunicazione del settore salute. Il gruppo fondatore annovera dieci sigle (Cdm Milan divisione Healthcare, Educom, Energy, Havas Life Italy, Health&Life, Healthware International, Mapcom Consulting, McCann Health, Ogilvy&Mather, Vmly&Rx), per un fatturato aggregato di circa 75 milioni di euro e oltre 300 dipendenti. Affiancano Salvato nel direttivo della nuova associazione, i vicepresidenti Alessio Carli (McCann Health) e Lia Treichler (Vmly&Rx), tesoriera è Paola Lanati (Mapcom).
“Sosteniamo, come nei principi e valori espressi dal nostro manifesto, che nella comunicazione di un settore delicato e primario come la salute, debbano sempre prevalere chiarezza, basi scientifiche, competenza e senso di responsabilità – spiega la Presidente di AssoHealth -. Oggi, noi tutti, nessuno escluso, ci troviamo ad affrontare sfide ad alto impatto che hanno una ripercussione sulla nostra salute e sull’imminente futuro. Molti i dati, di cui ancora si parla troppo poco e con poca consapevolezza, che se non adeguatamente affrontati ben presto impatteranno negativamente sullo stato di salute del nostro Paese. Per un effetto-paradosso ci stiamo focalizzando su un problema molto serio, la mortalità legata al Covid, pur consapevoli che gli effetti rebound saranno ancora più pesanti se non gestiti e comunicati oggi”.
La proposta di Patto è stata accolta con favore dagli intervenuti al dibattito, al quale hanno preso parte, Walter Bruno (Humanitas), il giornalista e divulgatore Alessandro Cecchi Paone, Fiorenzo Corti (Fimmg), Rosanna D’Antona (Europa Donna), Gabriella Fabbrocini (Università Federico II di Napoli e Membro Osservatorio ISS), Fernanda Gellona (Confindustria Dispositivi medici), Emanuele Nenna (Una), Riccardo Palmisano (Assobiotec), Michela Rostan (vicepresidente Commissione affari sociali della Camera), Michele Uda (Egualia), insieme ai rappresentanti delle Agenzie riunite in AssoHealth.

Ecco come la pandemia ha influito sull’andamento delle altre patologie e perché è importante una corretta informazione. Dati e proposte attuative

Il concetto di salute, formulato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948 e oggi pienamente attuale, non riguarda soltanto la mancanza di malattia o di infermità di un individuo, ma è la descrizione di uno stato più ampio. Include il benessere fisico, mentale e sociale, la cui la valutazione, nella sua interezza, è uno strumento fondamentale per tratteggiare il profilo sindemico, in cui confluiscono più fattori patologici, della società di cui i singoli soggetti fanno parte.
Di seguito i dati e le considerazioni formulate da AssoHealth. Esaminarli e porli all’evidenza dei decisori è di fondamentale importanza. Occorre contribuire con adeguata comunicazione affinché, al venir meno della pandemia da Covid-19, si dia luogo a una ripresa in tempi ragionevoli e che non trascuri nessun substrato, categoria ed età evolutiva dell’attuale eco sistema, rivelatosi non sia più sostenibile da un punto di vista economico e sociale. Negli ultimi dieci anni, in Italia, il numero di individui sopra i 65 anni è passato da 12,1 a 13,9 milioni, circa il 22% della popolazione totale e, di questi, 8,43 milioni, ossia il 60,6%, è colpito da almeno una se non da due o più patologie croniche. Le cardiopatie, con il 27%, sono tra le più frequenti e, secondo uno studio della Società Italiana di Cardiologia, la mortalità per infarto, generalmente attorno ai 260 mila decessi all’anno, è triplicata nel corso del 2020, passando dal 4,1 al 13,7%. Nel 39% dei casi, l’aumento della letalità è da attribuire al ritardo nell’intervento, ossia i primi 60 minuti dall’esordio dei sintomi, arco temporale in cui è possibile evitare l’insorgenza o l’aggravarsi dei danni.
Nell’ordine di incidenza in Italia, alle cardiopatie seguono le malattie respiratorie croniche con il 21%, il diabete con il 20% e tutte le forme di tumore con il 13%, numeri aggravati dalle considerazioni dall’Associazione dei Chirurghi Ospedalieri che indicano come, duran te l’anno passato, quasi il 75% dei ricoveri ordinari sia stato rimandato.
Le statistiche IQVIA, per lo stesso periodo, mostrano come le cure, diagnosi e biopsie dei pazienti oncologici si siano ridotte del 52%, generando una dilazione di più della metà degli interventi chirurgici. In queste patologie la ritardata diagnosi e trattamento, anche solo di un mese, possono rispecchiare un incremento relativo del rischio di morte.
Subiscono danni da ritardi e mancata cura le malattie rare, come ad esempio la leucemia mieloide acuta per cui si è osservato calo del 9% delle nuove diagnosi e trattamenti, non ché i trapianti. Considerazioni che valgono anche per le patologie metaboliche, neuro logiche e oftalmiche, per cui si è registrata una contrazione delle cure, del 12%, particolarmente significativa, in controtendenza rispetto agli anni precedenti.
I dati Istat indicano al 10% la quota di cittadini che hanno dichiarato di aver rifiutato le prestazioni sanitarie per difficoltà di accesso, lo stesso vale anche a livello internazionale dove, a fianco ai problemi derivanti dai ritardi di diagnosi e rinvii, è stato valutato, come punto cardine nell’aggravare la situazione, il fatto che il sistema di reindirizzamento delle risorse, ora incentrate sulla lotta contro la pandemia, impiegherà, una volta conclusasi l’emergenza, inevitabilmente del tempo a ritornare ad un equilibrio, la cui durata imprevedi
bile rischia di provocare ulteriori ritardi nella gestione di tutte le patologie.
Quello che emerge da queste analisi è infatti che, sebbene per la maggior parte di queste malattie siano disponibili farmaci e risorse efficaci, è la scarsa aderenza alle terapie e il mancato accesso alle strutture da parte dei singoli ad essere un problema molto frequente.
In particolar modo per la popolazione più fragile, ossia quella di età superiore ai 65 anni, è stato valutato che quasi il 70% di tali soggetti non segue i trattamenti nel modo corretto o li abbandona dopo breve tempo, fenomeno che aumenta le ospedalizzazioni e le comorbilità, le ricadute e i tassi di mortalità, in una fase già estremamente critica per il sistema sanitario. Il problema ha ripercussioni dal punto di vista economico, dato che queste patologie hanno un costo stimato annuo di 66,7 miliardi, ossia assorbono circa l’80% dei costi sanitari complessivi mentre, secondo i dati del Centro Studi di Senior Italia FederAnziani, la precocità diagnostica e una maggiore aderenza alla terapia potrebbero determinare un risparmio stimato attorno ai 19 miliardi per l’ecosistema sanitario Nazionale, nonché un significativo miglioramento, in termini di salute, per l’intera popolazione dei malati cronici.
Gli aspetti psicologici e relative ricadute rappresentano una quota aggiuntiva alle problematiche fin qui evidenziate. L’impatto sulla popolazione è causato da questo anno di incertezze, precarietà sanitaria ed economica, sovraccaricata da notizie confuse e allarmiste, a cui si aggiunge il timore dell’incapacità del sistema sanitario di fare fronte al carico di ma lati.
Metà delle persone venute in contatto con il COVID-19, secondo i dati della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, manifesta problemi psichiatrici come ansia e insonnia, disturbo post-traumatico da stress e disturbi ossessivo-compulsivi, rispettiva mente nel 42, 28 e 20% dei casi.
In particolare, il 32% dei soggetti che ha contratto il virus, o con casi di positività fa miliare, ha sviluppato sintomi depressivi con un’incidenza fino a cinque volte superiore rispetto alla popolazione generale. Si aggiungono i nuovi casi stimati di depressione, causati dalla disoccupazione, indicati in circa 150 mila, ma che potrebbero arriva re a 800 mila includendo tutte le fasce di età, tra cui adolescenti, giovani e anziani.
La pandemia ha messo a nudo le lacune di un ecosistema sanitario, economico e sociale, impreparato a fronteggiare una simile emergenza, imprevista e di impatto globale. A partire da questi dati vanno programmati interventi per il futuro adeguati per modi e tempi a non arrecare ulteriori danni a una situazione già evidentemente compromessa. Saranno riprogrammati, con riallocazione di risorse, gli interventi clinici.
Ma va tenuto nella opportuna considerazione il ruolo della comunicazione. Non a caso, si parla non solo di pandemia, ma anche di “infodemia”. Il timore e la sfiducia nella scienza e nel settore salute, in generale, derivanti da una comunicazione confusa, spesso contraddittoria e non indirizzata in maniera efficace all’individuo e alle sue esigenze potrebbero aver influito negativamente sulle scelte di aderenza alle terapie, sul timore di accedere alle strutture e sulla psicologia dei singoli, mentre è proprio ripartendo da un’informazione etica, im parziale, non propagandistica, responsabile e basata su fonti scientifiche autorevoli che è possibile riconquistare la fiducia dei soggetti e renderli attori attivi nel cambiamento che dovrà innescarsi nei prossimi mesi.
Per questo AssoHealth, che riunisce e rappresenta le agenzie di comunicazione integrata, nazionali ed internazionali operanti in Italia nel settore salute, vuole contribuire in maniera proattiva affinché la comunicazione del settore farmaceutico possa, attraverso modelli socio-cognitivi di valore, aiutare a spiegare, generare cultura e sostenere i comportamenti vir tuosi di promozione della salute, non sottovalutando il valore dei dati, ma utilizzandoli come punto di partenza ragionato per supportare azioni decisionali e strategiche per il riequilibrio dell’ecosistema sanitario che richiede, ora più che in altri momenti storici, di coesione e aiu to, al fine di ripartire in modo equo, in tempi sostenibili, ed essere capace di infondere fiducia, tanto nei medici, quanto nei pazienti.

Fonti: