Sanzioni all’Iran, cosa finisce nel mirino Usa

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In foto Hassan Rouhani presidente dell'Iran

Teheran, 5 nov. (Aki) – A partire da oggi, 5 novembre, l’Amministrazione Trump ripristina la seconda, pesantissima, dopo quella del 6 agosto. Tre mesi fa erano stati colpiti l’acquisto di dollari da parte del governo iraniano, il commercio in oro o metalli preziosi, le transazioni significative riguardanti l’acquisto o la vendita di rial. Nel mirino stavolta finiscono soprattutto il petrolio e la Banca Centrale.

Le misure restrittive contro la Repubblica islamica erano state rimosse a seguito dell’accordo sul programma nucleare di Teheran firmato nel luglio 2015 dal governo iraniano e dalle potenze del gruppo ‘5+1’ (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania). L’intesa, tuttavia, è stata aspramente criticata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che a maggio scorso ha annunciato l’uscita dal patto e il ripristino delle sanzioni contro gli ayatollah.

Il Dipartimento del Tesoro Usa ha spiegato nel dettaglio i settori che saranno colpiti dalla seconda tranche di sanzioni. Nel mirino di Washington finiscono gli operatori portuali, le spedizioni marittime e la cantieristica navale. Nel memorandum viene specificato l’ingresso nella blacklist dell’Irisl (Islamic Republic of Iran Shipping Line), ovvero la Marina mercantile del Paese, della South Shipping Line Iran (Ssli) e delle loro affiliate.

Il secondo punto delle sanzioni contro Teheran è il più delicato e riguarda le transazioni petrolifere con la compagnia di Stato (Nioc), la Naftiran Intertrade Company (Nico), controllata svizzera della Nioc e la National Iranian Tanker Company (Nitc). Il governo Usa intende colpire l’acquisto dall’Iran di petrolio, prodotti petroliferi e prodotti petrolchimici.

Saranno imposte sanzioni anche per le eventuali transazioni di istituzioni finanziarie straniere con la Banca Centrale dell’Iran e con le istituzioni finanziarie iraniane indicate nel National Defense Authorization Act (Ndaa).

Il quarto punto del memorandum riguarda le sanzioni sulla fornitura di servizi di messaggistica finanziaria specialistica resi a favore della Banca Centrale iraniana e di altre istituzioni finanziarie iraniane. Tornano sanzionabili, inoltre, la fornitura di servizi di assicurazione ed assunzione del rischio. L’ultimo punto riguarda il settore dell’energia.

Sempre a partire da oggi, 5 novembre, il governo statunitense revocherà le autorizzazioni precedentemente accordate ad imprese statunitensi o straniere per attività con il governo dell’Iran. Washington, inoltre, ripristinerà le sanzioni ai soggetti dell’Elenco Sdn (List of Specially Designated Nationals and Blocked Persons) che erano stati rimossi con l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare a gennaio 2016 e che di fatto ora tornano ad essere esclusi dal circuito finanziario internazionale.

ROHANI: CON USA È ‘GUERRA ECONOMICA’ – L’Iran ”bypasserà con orgoglio le sanzioni” imposte dagli Stati Uniti sui settori finanziario e petrolifero, ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, che in un discorso trasmesso dalla televisione di Stato ha annunciato: ”Noi aggireremo con orgoglio le vostre sanzioni illegali e ingiuste, che sono contrarie alle regolamentazioni internazionali”. ”Siamo in una situazione di guerra economica, abbiamo a che fare con una potenza prepotente – ha scandito Rohani – Dobbiamo resistere per vincere. Non penso che nella storia del’America prima di ora sia entrato alla Casa Bianca qualcuno che era così contro la legge e le convenzioni internazionali”. Inoltre ”oggi l’Iran è in grado di vendere il suo petrolio e lo venderà bene”, ha precisato. ”L’America vuole azzerare le vendite del petrolio iraniano, ma continueremo a vendere il nostro petrolio nonostante le sanzioni”, ha detto Rohani.