Saudade Bossa Nova: contaminazioni e ritmi del Brasile nel nuovo libro di Gildo De Stefano

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Il Brasile è il luogo più musicale del mondo; una musicalità che traspare inconfondibilmente nel linguaggio, nella gestualità, nel modo di camminare, di giocare al calcio, di danzare, di esprimere dolore o gioia, amore e odio. Ne consegue che la sua musica ha un repertorio infinito di suoni ed emozioni che difficilmente si presta ad analisi e catalogazioni.

Gildo De Stefano, scrittore, giornalista e musicologo, ha tracciato nel volume Saudade Bossa Nova: musiche, contaminazioni e ritmi del Brasile, Logisma Editore, la storia della mùsica popular brasileira, trasformando anni di studi e di ricerche in un racconto appassionante quanto analitico di stili, espressioni, vicende. Un lavoro ideato circa dieci anni fa, frutto di un viaggio a S. Paolo del Brasile,d’indaginisul territorio e d’interviste ai protagonisti cercando di comprendere le dinamiche delle diverse metamorfosi di questa musica, a partire dalle origini, dai primi coloni, dalle danze, fino alle nuove tendenze, all’estrema trasformazione in trash metal rock avvenuta nei “Sepultura”. Una descrizione di fatti, di storie, di contaminazioni che rappresenta un’innovativa sistemazione di dati e testimonianze e offre un quadro completo sia al musicofilo sia al semplice lettore. Unprofilo squisitamente saggistico e non narrativo. Da sociologo, De Stefano ha effettuato un’analisi epistemologica degli argomenti, escludendo la ricostruzione romanzata che, sebbene affascinante, fa perdere la cognizione storica e semantica del fenomeno.

La musica brasiliana deve la sua particolarità a una fusione fra influenze africane ed europee. Il Brasile è stato, infatti, luogo d’immigrazione spontanea e forzata e ogni etnia vi ha quindi portato qualcosa di molto tipico che è confluito nella musica e in ogni forma di arte. Un mix-etnico di anime, tradizioni, ritualità eterogenee e a volte contrastanti che fuse e rielaborate insieme hanno prodotto una creazione musicale e artistica varia e unica. Una mistura di sonorità ed elementi provenienti dalle culture Africane e Amerindie e da quelle Portoghese ed Europea, da cui è nata una “originalità” musicale e coreografica difficile da classificare.

Gildo De Stefano, quale è la principale caratteristica della MPB?

Sicuramente il ritmo, senza di esso questa musica non avrebbe motivo di essere, oltre agli umori e ai sapori dei diversi territori e dei musicisti, ognuno dei quali ha contribuito alle continue trasformazioni.

La “Musica popolare brasiliana” è intensità, energia, sensualità; le percussioni, in maniera più o meno percettibile, costituiscono la sua anima e l’uso di un tempo sincopato la principale peculiarità. Questa caratteristica deriva principalmente dalla cultura nera presente nel paese, originariamente introdotta e diffusa dai numerosissimi schiavi importati in tutto il Brasile dal continente Africano. Per queste popolazioni musica e movimento del corpo erano fortemente legati ai culti di propiziazione e invocazione delle entità soprannaturali e delle divinità, basti pensare alla “Macumba” di Rio de Janeiro, o al “Candomblè” di Bahia e si esprimevano attraverso un ritmo frenetico e una ripetizione quasi ossessiva dei canti.

“Il Samba, la Bossa Nova, provengono dalle viscere e dal cuore di un’umanità che spesso ha trovato nei ritmi arrivati a Bahia insieme ai galeoni portoghesi che portavano gli schiavi africani, il lenimento alle ingiustizie, allo sfruttamento e alla povertà che subiva e subisce…scrive Gianni Minà nella postfazione.L’elemento “nero” diventa fondamentale perché si diffonde non solo fra la gente dei ceti sociali più poveri e presuppone un modo di intendere e vivere la musica, il canto e la danza, come elementi quotidiani e funzionali a moltissimi aspetti della vita sociale di ogni singola persona e della comunità in cui vive: il lavoro, il corteggiamento, la preghiera, il racconto, il divertimento, la “resistenza”, l’evasione, l’invocazione, il festeggiamento; indipendentemente dalle classi sociali, dalle razze e dalle zone geografiche di appartenenza. Caratteristiche che rappresentano una delle principali ragioni della “grande musicalità e varietà musicale” del paese e ne spiegano in parte anche il profondo carattere “popolare”.

Che accezione ha il termine popolare?

Fin dai tempi più remoti il termine ‘popolare’ ha una solida causa socializzante. Come dire che la canzone è “normalmente” chiamata ad assecondare la sua “vocazione politica”. E che lo faccia intenzionalmente o preterintenzionalmente, non ne diminuisce il coinvolgimento. In questa dialettica serrata, le cause “politiche” spesso sono difficili da cogliere ma s’incontrano anche i picchi, le punte dell’iceberg, le esplosioni, perché la canzone, fatta com’è di tessuto impalpabile, se respira ossigeno, ossigeno restituisce, così come se di sole si nutre, di solarità si compone, ma quando accumula veleno, è poi veleno che sputa.

Testi e musica cosa raccontano del Brasile?

In un’unica parola: semplicità. I testi delle canzoni brasiliane hanno tematiche di vita normale, salvo il periodo ‘tropicalista’ in cui è forte la componente politica e il lirismo rappresentava il materiale basico per la musica popolare; ma anche l’amore, la contemplazione dell’uomo riguardo al mondo che lo circonda. Ciò che volevamo i ‘tropicalisti come Veloso e Gil in quel periodo era un linguaggio più crudele, più realista riguardo all’uomo.

I sentimenti sono i grandi protagonisti di tutta la musica brasiliana.Parole, stati d’animo, sentimenti, storie di vita, luoghi che si tramandano nei secoli, di volta in volta reinventati e reinterpretati attraverso ritmicità, strumentazioni, melodie, voci, “contaminazioni” provenienti da altri generi musicali. Testi che parlano di luoghi splendidi o miserabili, di spiagge e di foreste, tradizioni e città, carnevalee sofferenza, che raccontano con ironia, divertimento, poesia, storie comuni e straordinarie, razzismo, fame, povertà, ingiustizie.

La musica è ancora uno strumento per trasmettere messaggi politici, sociali?

Sicuramente. Si pensi a Edu Krieger, cantante brasiliano classe 1974, che aveva composto Desculpe, Neymar, un contro-inno ai Mondiali del 2014 e che senza mezzi termini denunciava la situazione politica e sociale che il Brasile sta attraversando in quel momento. La musica, e non solo quella brasiliana, da sempre è stato uno dei più efficaci veicoli di protesta contro regimi e governi antipopolari.

Quanto la musica popolare brasiliana è influenzata dall’esterno e quanto influenza il panorama mondiale?

C’è stato un momento clou che ha influenzato la MPB: il ’68, creando il cosiddetto ‘cannibalismo culturale’ tra i musicisti brasiliani, ma dire ciò è fare scienza dell’ovvio. Quel periodo è stato catalizzante per tutta la cultura musicale globale: il risultato fu un netto distacco dalla tradizione e un nuovo modo di concepire la musica in Brasile, grazie agli echi europei e statunitensi, e in questo un grande fautore è stato Luiz Gonzaga, celebrato come il punto di riferimento della cultura di massa in Brasile. Il gioco, tuttavia, è stato vicendevole poiché anche certe sonorità e ritmi brasiliani hanno ormai invaso i generi musicali di tutto il mondo, dal pop al jazz internazionale

C’è più tradizione o più sperimentazione?

Direi ambedue, a seconda dei diversi periodi che si vanno ad ascoltare e ad analizzare. Si parte, ovviamente, sempre dalla tradizione che, prima o poi, viene disconosciuta dagli innovatori. Ma non credo per dispregio a essa bensì per sentirsi semplicemente ‘uomini del proprio tempo’, in continua evoluzione culturale.

Grandi musicisti e compositori sono stati capaci di assimilare, riprodurre, reinterpretare, vivere e improvvisare musica per esprimere emozioni e passioni del Brasile.

Quanto conta l’interpretazione?

Nella MPB tantissimo, proprio perché è un tipo di musica che si basa soprattutto sull’interpretazione. Basti ascoltare le diverse versioni di Chega de Saudade e confrontarle con quella del grande João Gilberto.

La saudade e la tristezza sono due sentimenti chiave nella poetica musicale brasiliana, ispirazione artistica ed espressiva. La “poetica” della saudade portoghese, con il suo triste e affascinante struggimento, a contatto con la terra brasiliana acquista un accento profondamente doloroso. E’ sopraffazione, sofferenza, ma contiene anche il germoglio della speranza, la forza di reagire esi trasforma in dolcissima nostalgia. E’ questo sapore dolce-amaro che rende la “malinconia brasiliana” così diversa e speciale. “Il Brasile ha fatto della “saudade”, della “tristezza felice”, insieme al suo “sambar”, una filosofia di vita” ha sottolineato Raffaella Fuso.

La saudade è ancora un sentimento attuale nella MPB?

Sempre e comunque. Uno stato d’animo, tuttavia, non solo ascrivibile al popolo brasiliano bensì a tutto il genere umano, con la differenza che il popolo brasiliano l’ha saputa tradurre in suoni e parole.

La musicaè un’essenza di quest’atteggiamento del pensiero, non una semplice forma di espressione bensì una saggezza ancestrale che appartiene all’animo e alla sensibilità di tutto il mondo culturale brasiliano e ne fa un sentire universale.

Quali sono i suoi esponenti significativi, quali quelli più conosciuti dal grande pubblico?

Credo di incarnare un po’ la maggior parte della gente facendo i nomi di Gilberto Gil, João Gilberto, Caetano Veloso, Baden Powell, anche se ho una certa predilezione per la voce di Gal Costa

Purtroppo c’è stata una recente decimazione naturale dei maggiori musicisti brasiliani, quali Baden Powell, Luiz Bonfá, fino agli ultimi grandi Dominguinhos e Dorival Caymmi, che accentua una decadenza difficile da contrastare.” La durissima crisi economica del Brasile, purtroppo, sta penalizzando anche la musica: oggi s’incidono meno dischi e l’ingresso sul mercato per gli autori esordienti è diventato più difficile…”testimonia Chico Barque de Hollande nella Prefazione.

C’è un futuro per la MPB o la lingua resta un fattore di esclusione dal mercato internazionale?

La MPB si trova –per così dire- in uno stato di ‘stallo’, un po’ come la musica jazz. Ciò che è stato ed è tuttora rimarrà scolpito nella mente di tutti noi; tuttavia si è in attesa di un nuovo profeta o di una nuova rivoluzione che dia un insolito vigore e fagociti l’attenzione del mondo verso di essa, al di là del linguaggio.

Musica, tradizioni, storia, politica. Nel centenario della Bossa Nova e del Samba, Gildo De Stefano ripercorre insieme alla storia di un mondo musicale ancora riservato a pochi aficionados, le tappe fondamentali di un Paese “che è insieme, paradossalmente, immensa tragedia e immensa commedia”.Un lavoro scientifico che, tuttavia, non perde mai il pathos della testimonianzaantropologica. D’altra parte la canzone mostra i tratti della propria epoca in maniera immediata e, contestualmente,rivela l’anima di coloro che la storia la costruiscono giorno per giorno cantando la poesia della vita.

…Tudo passa, tudo sempre passará

A vida vem

Em ondas

Como o mar

Num indo e vindo infinito…

(Zen surfismo – Lulù Santos)

 

gildo de stefano