Scavi Pompei: sindacati Flp-Unsa, Osanna si dimetta

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in foto Massimo Osanna

I sindacati nazionali Flp e Unsa dei Beni Culturali accusano il Soprintendente degli Scavi di Pompei, Massimo Osanna di ”aver omesso un atto di ufficio previsto dal combinato disposto di norme e contratti che regolano l’attività istituzionale e le relazioni sindacali, quale il confronto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative”. L’assemblea dei lavoratori della Soprintendenza degli Scavi di Pompei con le rappresentanze sindacali nazionali – dalle ore 9 alle 11 – non ha causato alcun disagio ai turisti che questa mattina hanno visitato il sito archeologico vesuviano. Sono state rispettate, infatti, le norme che prevedono di assicurare i servizi minimi di custodia del sito. Erano 4 su 14 i custodi della Soprintendenza presenti in mattinata per presidiare il prezioso sito archeologico. La mancanza del turn-over del personale, di nuove assunzioni, ha ridotto oltre ogni immaginazione la forza lavoro dei custodi negli Scavi che in questo periodo di “bassa stagione” sono anche obbligati a consumare le ferie. ”La soluzione adottata è in linea con la tendenza europea, che è la strategia di creare lavoro precario con la compressione dei salari e personale più riscattabile, riducento i diritti dei lavoratori – accusano Rinaldo Satolli, coordinatore generale Flp Bac, e Giuseppe Urbino, segretario generale Unsa Beni Culturali – In sostituzione dei custodi della Soprintendenza è stato utilizzato del personale della società Ales, non preparato per questo compito. Si tratta di lavoratori che non saprebbero cosa fare in caso di una improvvisa emergenza, come in caso di evacuazione o in caso di incendio”. Le vertenze sono molte, il Soprintendente Osanna viene accusato dai sindacati di non rispettare le norme contrattuali, le relazioni sindacali, la sicurezza del sito archeologico e per questo la Flp Bac e la Unsa BC chiedono le sue dimissioni anche perché ”poco presente in Soprintendenza, sempre più proteso a tessere rapporti scientifici con università all’estero che qui a gestire il sito archeologico”. I sindacati riaprono il libro di doglianze: turni pesanti, ”ormai ogni custode deve sobbarcarsi la vigilanza di un’area pari a mezzo campo di calcio a testa”; siti che contengono amianto al quale sono esposti i lavoratori, ”nei locali dei corpi di guardia, negli uffici della Soprintendenza nonostante il bando e il progetto siano stati pubblicati da tempo, neanche la relazione dell’Arpac sul rischio amianto ci è stata mai sottoposta”.