Potrebbe diventare presto disponibile la batteria di carta usa e getta, che si attiva semplicemente con qualche goccia d’acqua e che potrebbe essere utilizzata per alimentare un’ampia gamma di dispositivi elettronici monouso a bassa potenza: dalle etichette intelligenti per il tracciamento di oggetti ai sensori ambientali, fino ai piccoli dispositivi diagnostici medici. L’hanno descritta in uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ricercatori del Laboratorio federale svizzero per la scienza e la tecnologia dei materiali, dimostrandone anche il funzionamento. Essendo biodegradabile, l’uso della batteria permetterebbe di ridurre al minimo l’impatto ambientale dei dispositivi. La batteria e’ formata da almeno una cella di un centimetro quadrato, che consiste in tre diverse tipologie di inchiostri stampati su una piccola striscia di carta rettangolare. Su tutta la striscia viene applicato il sale di cloruro di sodio e una delle sue estremita’ piu’ corte viene immersa nella cera. Su un lato della carta viene stampato il primo inchiostro contenente scaglie di grafite, che funge da polo positivo della batteria, mentre sull’altro lato viene messo l’inchiostro contenente polvere di zinco, che funge da polo negativo. Infine, sopra entrambi viene stampato il terzo inchiostro, contenente scaglie di grafite e nerofumo (un pigmento), che ha il compito di collegare i due poli a due circuiti situati sull’estremita’ imbevuta di cera. E’ a questi due circuiti che puo’ essere collegato il dispositivo. I ricercatori, guidati da Alexandre Poulin, hanno realizzato una batteria formata da due celle base, attaccandola ad una sveglia con display a cristalli liquidi. Due gocce d’acqua, dissolvendo il sale e consentendo così il rilascio di ioni carichi, hanno permesso alla batteria di attivarsi nel giro di 20 secondi e di alimentare la sveglia per circa un’ora. Dopo quel lasso di tempo la carta asciutta ha fatto calare nettamente la performance della batteria, ma l’aggiunta di altre due gocce d’acqua le ha permesso di continuare a funzionare per un’altra ora.