Scienza, produrre ossigeno su Marte: ecco l’ultimo esperimento del MIT

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(fonte Wikipedia)

Si chiama Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment, o MOXIE, è un esperimento del Massachusetts Institute of Technology volto a produrre in modo affidabile ossigeno sulla superficie di Marte. In uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, gli scienziati riportano che il dispositivo, delle dimensioni di una scatola porta pranzo, e’ stato in grado di produrre ossigeno in sette prove sperimentali. MOXIE, spiegano gli autori, ha raggiunto il Pianeta rosso a bordo del rover Perseverance, nel febbraio 2021, e ha svolto con successo il lavoro di un piccolo albero. Il dispositivo ha ottenuto ossigeno in una varieta’ condizioni atmosferiche, di giorno e di notte e attraverso diverse stagioni marziane. Lo strumento ha infatti raggiunto l’obiettivo di produrre sei grammi di ossigeno all’ora. Gli esperti prevedono che una versione di MOXIE su larga scala potrebbe essere spedita su Marte per produrre ossigeno al ritmo di diverse centinaia di alberi. Questo approccio permetterebbe di sostenere la vita umana sul Pianeta rosso e di alimentare il razzo necessario al ritorno degli astronauti sulla Terra. “Questi risultati preliminari sono molto importanti come primo passo – afferma Michael Hecht, ricercatore presso l’Osservatorio Haystack del MIT – abbiamo raccolto una buona quantita’ di dati che saranno necessari per realizzare dispositivi su scala piu’ ampia”. La versione attuale di MOXIE e’ progettata per funzionare per brevi intervalli di tempo, ed e’ in dimensioni ridotte per essere comodamente trasportata dal rover della NASA. L’impiego di unita’ piu’ grandi potrebbe idealmente funzionare in modo continuo. Il dispositivo funziona raccogliendo l’aria marziana ed eliminando i contaminanti grazie all’uso di un filtro. L’aria viene quindi pressurizzata e il Solid OXide Electrolyzer (SOXE) divide elettrochimicamente le componenti ricche di anidride carbonica in ioni ossigeno e monossido di carbonio. “L’atmosfera di Marte – continua Jeffrey Hoffman, vice ricercatore principale di MOXIE – e’ molto piu’ variabile rispetto a quella del nostro pianeta, la densita’ dell’aria puo’ cambiare di oltre un fattore durante l’anno, mentre l’escursione termica puo’ raggiungere i 100 gradi”. “Il nostro lavoro – conclude Hoffman – rappresenta la prima dimostrazione dell’utilizzo effettivo delle risorse sulla superficie di un altro corpo planetario e della loro trasformazione chimica in prodotti utili a una futura missione umana”.